Capitolo 4

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Ignazio si stupì quando Piero lo  chiamò. Non si aspettava quella chiamata. Il terrore lo pervase soprattutto quando sentì la voce frenetica di Piero che lo intimava a venire in fretta e a chiamare i soccorsi. Che cose diamine era successo?
Corse a perdifiato lungo i corridoi fino ad arrivare alla porta della stanza di Gianluca.
Trovò il ragazzo accasciato per terra e Piero che cercava di fargli riprendere conoscenza inutilmente.
- Hai chiamato il 118?- disse Piero nervosamente. - Si stanno per arrivare-
- Dai Gian, svegliati, su forza apri gli occhi. GIAN- urlava Piero al suo amico in stato di incoscienza
- Se trovo il bastardo che ha fatto questo giuro che l'ammazzo con le mie mani- diceva Ignazio. Chi aveva potuto fare una cosa del genere al ragazzo più inoffensivo, dolce e puro del mondo. Che fosse stata una rapina finita male o un gesto premeditato poco importava. Gianluca era stato ferito e chi l'aveva fatto doveva pagare.
Nel frattempo entrarono i paramedici che caricarono il giovane, che non aveva ancora ripreso coscienza, su una barella
- Respira a fatica e il battito è debole; passami velocemente la mascherina dell'ossigeno- disse un'infermiera al suo collega. - possiamo entrare dell'ambulanza?- chiesero gli altri due tenori. - No é meglio che ci seguiate con altro mezzo, abbiamo bisogno di tutto lo spazio disponibile per poter lavorare sul vostro amico- .
Detto questo i due paramedici uscirono dall'hotel e caricarono il ragazzo sull'ambulanza. Nel frattempo una folla di curiosi e giornalisti si era accalcata all'uscita. - che luridi avvoltoi e carogne- disse Ignazio. - forza prendiamo la macchina e andiamo in ospedale. Avvertitemo li la polizia-
E così i due tenori si dirigevano verso l'ospedale di Sanremo, con il cuore piccolo piccolo, attanagliato da dubbi e dolore.

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