Capitolo 10

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Dal capitolo precedente:

Non poteva essere di nuovo lei, era convinto che fosse tutto finito. Aveva sbagliato a sottovalutare quella ragazza e adesso era in pericolo. Perché se c'era lei di mezzo, le cose non potevano che peggiorare.


I due tenori videro il giovane baritono farsi bianco in volto, il suo respiro affannoso e il suo sguardo fissarsi nel vuoto. Era simile a un spettro, incatenato ad un incubo.

" Gianlù, oh tutto bene, che hai?" chiese con concitante agitazione Ignazio.

" Sembra che tu abbia visto un fantasma! Ti fa male qualcosa? Devo chiamare il medico?" proseguì Piero.

Il ragazzo fu risvegliato dalla trance in cui era caduto, grazie alle espressioni preoccupate dei suoi migliori amici. Volse a loro i grandi occhi sbarrati, pieni di paura. Doveva loro delle spiegazioni.

" Ho capito chi è stato. Non ho mai conosciuto una donna più pericolosa. Il suo nome è Amalia. L'avevo conosciuta nel 2015, qui a Sanremo, nel bar dell'hotel. Ovunque andassi, me la ritrovavo nello stesso posto. All'inizio non detti tanto peso, pensavo fosse pura causalità. Poi iniziarono i messaggi su instagram, dapprima sdolcinati e smielati poi, a festival finito e tour iniziato,  minacciosi. La bloccavo e si creava altri account, mandava lettere, bigliettini, sapeva tutto quello che facevo anche se non c'era. 

Così decisi di rivolgermi alla polizia e da lì non ebbi più sue notizie, fino a questi giorni almeno".

" Perché non ci hai detto niente. Avremmo potuto aiutarti, l'avrei messa io a posto" disse Piero, rosso in volto, alzando il tono della voce involontariamente, facendo così ritrarre Gianluca dalla sua presa.

" No Gian, stai calmo, non ce l'abbiamo con te, ma solo con quella grandissima stronza " spiegò prontamente l'agrigentino

" Io, io non volevo preoccuparvi, pensavo che fosse una delle solite fan impazzite che poi si stancano se ignorate. Purtroppo mi sbagliavo " e dette queste parole il giovane baritono scoppiò in un fiume di lacrime.

" Oh Gian, vedrai che si risolverà tutto nel migliore dei modi. Noi ti staremo vicino, te lo giuro. Nessuno ti farà più del male." disse Ignazio abbracciandolo e, insieme a Piero, iniziò a cantare una delle sue canzoni preferite, una di quelle che lo calmavano nei momenti di crisi: " can't help falling in love" di Elvis Presley.

"Wise men say
Only fools rush in
But I can't help falling in love with you

Shall I stay?
Would it be a sin
If I can't help falling in love with you?"

Quella dolce melodia calmò visibilmente Gianluca che, piano piano, si addormentò. I due tenori gli rimasero accanto, accarezzandogli i capelli in un gesto quasi materno. E mentre passavano le loro mani su quelle ciocche castane si ripromisero che l'avrebbero protetto al costo della loro vita, che non sarebbe stato mai più solo.


Ma non era semplice come speravano.


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Amalia prese atto del fallimento del suo mandatario, ma non la voleva vinta.  Non poteva perdonare a quel dannatissimo cantante di averla rifiutata. Nessuno l'aveva mai fatto, almeno dopo quel bastardo che l'aveva messa al mondo. Quel giovane uomo d'affari di successo, dal fascino misterioso, che era sparito, buttando nella disperazione più nera lei, ancora bambina, e sua madre, che si consumò lentamente dal dolore. Al capezzale del letto d'ospedale dell'unico genitore che le era rimasto, giurò a se stessa che mai nessun uomo l'avrebbe mai ridotta così. Sarebbe stata lei la vedova nera degli uomini. Non più sedotta e abbandonata, ma  lei seduttrice, lei femme fatale, lei al centro della sua vita. Solo lei.

Prese così il suo cappotto color cammello, mise il rossetto rosso, suo marchio di fabbrica, un foulard intorno ai capelli corvini e un paio di occhiali neri a nascondere i suoi occhi di ghiaccio. Si incamminò lungo la strada che l'avrebbe condotta dalla sua preda, pronta a mietere lentamente e dolorosamente la sua vittima sacrificale. 

Arrivata alla reception, fermò un'infermiera, dicendole:

" Mi scusi, potrebbe lasciare questi al signor Ginoble? Mi farebbe un grande favore" e porse nelle sue mani un grande mazzo di rose blu e una lettera. Dopo aver ricevuto la conferma da parte della giovane se ne andò, lasciando dietro di sé una scia di profumo dolciastro e un sorriso lugubre e beffardo.

"Scusate, dovrei consegnare questi al paziente" disse l'infermiera ai poliziotti di guardia e questi, dopo essersi accertati che fossero solo e semplici fiori, la lasciarono entrare.

I tre ragazzi dormivano beati e ignari.

Il loro risveglio sarebbe stato amaro, fetido e caro, come quella lettera legata con uno spago dorato a un innocuo mazzo di rose.


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