Piero e Ignazio arrivarono abbastanza velocemente all'ospedale. Entrarono in tempo per vedere il loro amico trasportato su una barella verso una stanza e venne detto loro, da un'infermiera, di aspettare nella saletta d'aspetto adiacente al pronto soccorso.
L'attesa sembrò ai due ragazzi interminabile, agonica, piena di domande a cui non sapevano quali risposte dare. Possibile che loro due, che soggiornavano nelle stanze vicino a quella di Gianluca, non avessero sentito niente? La stanza del baritono era sottosopra e sicuramente il ragazzo avrebbe cercato di avvertire qualcuno. Ci doveva essere stato rumore. E poi, perché svaligiare solo l'alloggio di Gianluca e non anche i loro?
Finalmente uscì dalla stanza nella quale era stato portato il giovane ferito, un medico con una faccia cupa.
"Allora dottore come sta?" chiese precipitosamente Ignazio.
"Come avrete capito, il vostro amico è stato selvaggiamente picchiato. Il suo corpo è coperto di lividi, ma questi guariranno con il tempo.Inoltre ha diverse costole rotte e una di queste ha contuso il polmone destro che, fortunatamente, non pensò che dovrà essere operato. Tuttavia, per aiutare il polmone a guarire più velocemente, terremo il vostro amico sedato e lo aiuteremo a respirare con il sussidio di un ventilatore"
"Per quanto tempo avrà bisogno del ventilatore dottore?" interruppe Piero.
"Sicuramente fino a domani. Poi, vedendo anche i parametri che si presenteranno, decideremo il da farsi".
"Possiamo vederlo?" domandarono all'unisono i due tenori
"Certamente, seguitemi vi mostro la stanza"
Quando i due tenori entrano nella stanza d'ospedale, la realtà li colpì violentemente in viso.
Vedere il loro migliore amico, il più piccolo considerato da tutti come il fratello minore da proteggere, ridotto in quello stato faceva male più di qualsiasi dolore fisico avessero mai provato. Si sentivano enormemente in colpa e la vista di certo non li aiutava: era bianco come le coperte che lo coprivano, pieno di macchie blu e viola; ma la cosa più spaventosa era il tubo che scendeva lungo la gola e che era lì per aiutarlo a respirare.
Presero due sedie e si sedettero a entrambi i lati del letto e gli strinsero le mani fredde.
"Forza Gian, devi riprenderti. Non sei più da solo. Siamo qui che ti aspettiamo".
Da dietro il vetro della stanza, il trio veniva osservato da una giovane ragazza. Era il neo pm del tribunale di Ragusa Sofia dell'Angelo. Si trovava a Sanremo in quel momento perché era stata chiamata a sostituire, per un mese, un collega che si era ammalato. Erano state assegnate a lei le indagini e si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto per acciuffare gli autori di quello scempio. Qualsiasi cosa.
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Musica che resta
Fiksi PenggemarE se non fosse stato il solito festival sanremese? E se dietro le quinte fosse successo qualcosa che porterà i tre ragazzi a incontrare una giovane Pm siciliana in trasferta a Sanremo? ( questa storia si focalizza maggiormente su Gianluca Ginoble)