Capitolo 9

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Dal capitolo precedente:

Intanto Sofia lo osservava attentamente e si era già memorizzata, nella sua mente brillante, quel volto accompagnato da un'atteggiamento strano e, per lei, sospetto.


Sofia staccò lo sguardo dalla porta da cui era uscito l'infermiere e lo rivolse nuovamente a Gianluca.

- Bene, signor Ginoble, posso iniziare a rivolgerle qualche domanda ?-

- Certamente, ma mi dia del tu, la prego-

- Allora la cosa è reciproca, visto che siamo praticamente coetanei. Cosa è successo la sera del 9 febbraio, dopo la premiazione ?- iniziò a domandare Sofia, prendendo posto nella sedia che Piero, nel frattempo, le aveva gentilmente porto.

- I ricordi sono ancora sfocati, ma ci proverò- disse il ragazzo e, inspirando, riprese il discorso: 

- Sono entrato nella mia stanza, dopo che mi ero salutato con Ignazio e Piero. Non mi ero accorto, penso a causa della stanchezza, che la porta era già aperta... -

- In che senso la porta era già aperta ? - lo interruppe Sofia, guardandosi negli occhi con i due tenori. I suoi sospetti si stavano finalmente palesando.

- Nel senso che non era chiusa a chiave, cosa strana visto che lo faccio sempre. Mi è bastato spingere per entrare. Poi qualcuno mi ha afferrato per il braccio e dopodiché si fa tutto confuso. Non ho avuto modo di vedere in faccia chi fossero, per quel che ne so potevano anche essere più di uno, perché la luce è rimasta per tutto il tempo spenta. L'ultimo ricordo che ho è quello di me che cercavo di chiedere aiuto-

Mentre il ragazzo parlava, al ricordo di quella terribile notte, scendevano dai suoi occhi grosse e calde lacrime che gli rigavano il viso. I suoi due amici si sedettero con lui sul letto, abbracciandolo come meglio potevano senza procurargli altro dolore, e Sofia, d'istinto, gli prese la mano in segno di conforto.

- Allora Sofia, cosa ne pensi? - disse Ignazio, mentre accarezzava la schiena di Gianluca per calmarlo.

- Penso che avevo ragione purtroppo, non è una rapina finita male come hanno voluto farci credere. Si tratta di un attacco mirato che, fortunatamente, non è andato a buon fine. Purtroppo questo mi porta a pensare che le stesse persone che hanno fatto irruzione nella camera di Gianluca tenteranno di finire il lavoro-

- Ma tu pensi che il loro obiettivo fosse quello di...- disse Piero senza finire la frase, per paura di quella che poteva essere la realtà dei fatti

- Io penso di sì. Provvederò a questo proposito a mettere dei poliziotti di guardia e non lasciate entrare nessuno, se non il dottore che ha curato sin dall'inizio Gianluca. Soprattutto non fate avvicinare l'infermiere di prima-

- Perché ?- disse debolmente Gianluca

- Non lo so, ma non mi fido. Cercherò di fare delle indagini su di lui. Ti viene in mente qualcuno che possa avercela con te in particolare?-

- Nel corso della nostra carriera molte persone se la sono presa con noi, per non parlare di fan impazzite. Quindi veramente non saprei, dovrei pensarci meglio-

- Capisco. Intanto a breve mi dovrebbero arrivare le immagini della video-sorveglianza dell'hotel e poi decideremo come muoverci. Adesso devo proprio andare, ti ho già fatto stancare abbastanza- disse Sofia, con un accenno di sorriso, mentre si alzava dalla sedia. - Vi farò sapere appena avrò qualcosa di più concreto. Mi raccomando, non state mai, per nessun motivo, da soli. Tra poco avrete qui degli agenti come promesso-

- Grazie Sofia- dissero i tre ragazzi.

- Ragazzi, è il mio lavoro, non faccio nulla di speciale- e pronunciate queste parole uscì dalla porta.


La mente di Sofia era affollata da mille domande a cui cercava di dare una risposta, ma per il momento brancolava ancora nel buio. Non aveva nessuno sulla lista dei sospettati né un movente plausibile. Il tempo le era nemico e doveva trovare un'arma efficace prima che fosse troppo tardi, perché aveva un terribile presentimento.


Intanto i tre ragazzi, chiusi nella piccola stanza di ospedale e sorvegliati da due poliziotti in borghese, cercavano di stilare una possibile lista dei sospettati. Vecchi compagni risentiti e gelosi, fan esagerate al limite dello stalking ma nessuno, secondo loro, poteva essere un possibile sospetto. All'improvviso venne in mente al baritono un nome:

Amalia

E il sangue gli si gelò nelle vene.

Non poteva essere di nuovo lei, era convinto che fosse tutto finito. Aveva sbagliato a sottovalutare quella ragazza e adesso era in pericolo. Perché se c'era lei di mezzo, le cose non potevano che peggiorare.

Il giovane ragazzo non sapeva ancora, per sua sfortuna, quanto ragione avesse.

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