Gianluca p.o.v.
Non ci si abitua mai al palcoscenico. Ogni volta calcarlo è un'emozione unica: lo stomaco ti si stringe, mille paure ti assalgono, quella di stonare, di dimenticare il testo, ma soprattutto di perdere la voce.
Mi sfrego freneticamente le mani tra loro, mi mordo il labbro inferiore mentre cerco di darmi l'ultima sistemata prima di entrare in scena.
"Gian ti muovi che tra poco tocca a noi?" sento Piero gridarmi da dietro la porta del camerino.
" Arrivo, esco subito" gli rispondo. Mi guardo un' ultima volta allo specchio, emetto un respiro profondo per cercare di smorzare l'ansia ed esco.
" Oh beati gli occhi che ti videro, dai forza che tra poco arriva il momento più bello" dice gioiosamente Iganzio; ammiro il suo spirito avventuriero, la sua vitalità, così come ammiro di Piero la fermezza, la professionalità. Sono entrambi ottimi amici, non avrei potuto chiedere di meglio; in questi anni sono diventati i fratelli maggiori che non avevo. Una bellissima sensazione.
Ecco, arriva il nostro momento.
Il sipario si apre.
Scendiamo le scale e dopo la presentazione, ci posizioniamo e iniziamo a cantare il nostro brano "musica che resta".L'ansia svanisce e lascia il posto a una bellissima sensazione fatta di emozioni e orgoglio.
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Musica che resta
Fiksi PenggemarE se non fosse stato il solito festival sanremese? E se dietro le quinte fosse successo qualcosa che porterà i tre ragazzi a incontrare una giovane Pm siciliana in trasferta a Sanremo? ( questa storia si focalizza maggiormente su Gianluca Ginoble)