Capitolo 8

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Sofia era seduta nella scrivania del suo ufficio, al primo piano della Procura della Repubblica di Imperia, quando sentì il suo cellulare squillare. Lo prese e rispose distrattamente: era immersa, infatti, nella lettura del rapporto che la polizia aveva stilato su "caso Ginoble".

-Pronto, con chi parlo?-

-Mi scusi dottoressa se la disturbo, sono Piero Barone. Volevo informarla che Gianluca si è svegliato ed è pronto a rispondere a tutte le domande-

-Perfetto. Senta io potrò essere lì fra due ore, andrebbe bene?-

- Si si va bene, così Gianluca ha anche più tempo per riprendersi-

-Allora la saluto, signor Barone-

-Arrivederci dottoressa- e chiuse la chiamata.

In quelle due ore di tempo Sofia doveva formulare una tesi, in modo da poter fare delle domande mirate al giovane baritono. Si tuffò, di nuovo, a capofitto sulle sue carte, prendendo appunti, nel frattempo, di tutte le incongruenze e annotando le ipotesi che via via poteva formulare sulla situazione

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in un luogo sconosciuto

" Cosa vuol dire che quel bastardo non è morto. Pensavo di avervi dato degli ordini precisi, razza di imbecilli. Vi ho pagato profumatamente e adesso finirete, costi quel che costi, il vostro lavoro" sbraitò un'acuta voce femminile.

" Ma signora, il ragazzo è sorvegliato sempre dai suoi amici e, per di più, oggi andrà a fargli visita il magistrato incaricato delle indagini. Non saprei prop.."

" ZITTO. Hai un lavoro da fare? Dunque fallo. Ti ricordo che sei un infermiere di quello ospedale, non dovrebbe venirti difficile escogitare qualche scusa, idiota"

" Va bene signora. Vedrò cosa posso fare"

E detto questo l'uomo, Marco Dioniso, infermiere dell'ospedale di Sanremo, se ne andò, lasciando una giovane e bellissima donna, in preda alla follia e alla disperazione, da sola.

La giovane si chiamava Amelia, aveva i capelli color nero corvino che le arrivavano all'altezza delle spalle, e due occhi freddi e penetranti come il ghiaccio. Si lasciò cadere in una sedia che le stava vicino e, presasi la testa fra le mani, mormorava " me la pagherai Ginoble, me la pagherai"

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Come aveva promesso al telefono, Sofia dopo due ore dalla chiamata, era davanti alla porta della stanza di Gianluca. Si sistemò il vestito e i capelli e bussò.

Le venne ad aprire Ignazio che disse, felice, " Oh Sofia, che bello rivederla. Gianlù lei è il pm che ti seguirà nelle indagini. Ti va sempre bene eh, furbacchione". A queste parole, Sofia non poteva fare a meno di ridere, e con lei tutti i presenti. Adorava sempre di più questi ragazzi.

Effettivamente lei era una bella ragazza: i capelli lunghi e mossi, di un colore castano chiaro, le ricoprivano tutta la schiena, fino a formale dei boccoli all'altezza del sedere. Il viso aveva dei lineamenti dolci e la fronte era coperta da una frangetta. Gli occhi erano grandi e marroni, e se fissati attentamente presentavano anche dei filamenti dorati all'interno dell'iride. Aveva un fisico alto e slanciato, ma con tutte le curve al posto giusto. Insomma, una bella ragazza.

" Beh, credo che non ci sia bisogno di altre presentazioni, visto la strabiliante appena fatta dal suo amico".

Nel frattempo entrò nella stanza, senza neanche bussare, un infermiere, che nessuno dei ragazzi aveva mai visto prima, con la scusa di medicare le ferite. Disse a tutti che dovevano allontanarsi. 

Quelle parole sembrarono strane ai due tenori, visto che le ferite di Gianluca erano appena state medicate.

" Scusi ma ci sono già state delle sue colleghe" disse Piero, con voce dubbiosa e un sopracciglio alzato.

L'infermiere fece finta di guardare la cartella clinica del paziente e portandosi una mano alla fronte, in segno di sbadataggine, si scusò per l'inconveniente e se ne andò.

Intanto Sofia lo osservava attentamente e si era già memorizzata, nella sua mente brillante, quel volto accompagnato da un'atteggiamento strano e, per lei sospetto.

Nota dell'autrice

Sono state apportate delle modifiche nel capitolo, su suggerimento dell'autrice "laGiadinaMJ ilVoloAm" ( p.s. vi consiglio di leggere la sua storia perché è davvero bella )

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