Capitolo 18

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Intanto, nelle austere aule del Tribunale di Ragusa due giovani donne si stavano scontrando.

"Pensi di avermi messo veramente in gabbia Sofia?" disse beffardamente Amalia, con una sigaretta spenta sulle labbra.

"Basta guardare da quale parte siedi, Amalia" rispose pacatamente la pm, sfogliando le pagine del fascicolo inerente il caso più importante della sua vita.

"Come sta Gianluca?" continuò Amalia con il solo intento di infastidire la sua opponente, di rigirare il dito nella piaga. Ma Sofia non era una sprovveduta, sapeva qual era la tattica della vedova nera e, sebbene le sue parole, la sua intera presenza le causassero un buco nero che risucchiava la sua intera anima in un luogo di dolore, aveva deciso di non darle alcuna soddisfazione.

" Molto meglio di quanto, tra poco, starai tu. Fossi in te mi preoccuperei di te" rispose, sporgendosi innanzi, fino a sfiorare il viso di quella bambola assassina.

"Allora Amalia, perché accanirsi così tanto su un povero ragazzo. Perché lasciare dietro te una scia di sangue innocente come se collezionassi figurine?"

"Carina, sono loro che vogliono stare con me, poi è una fortuita coincidenza se finiscono tutti nelle fosse. Che dire, sono una ragazza molto sfortunata" rispose pacatamente Amalia, con un tono che assomigliava a quello di una nenia.

" Vuoi veramente farmi credere che non sei stata tu? Ti ricordo che sei stata presa in flagrante" controbattè,scandalizzata, la p.m.

" Si ma per uno solo. Di tutti gli altri non hai uno straccio di prova. E poi chi ti dice che io non sia pazza"

" Eh no, non la farai franca con qualche fasulla perizia psichiatrica. Ti metterò in galera, fosse l'ultima cosa che faccio, per tutti gli omicidi che hai commesso"

" Non so se ti convenga carina, i desideri possono anche realizzarsi"

" Tu non mi fai paura, Amalia". Sofia si alzò, non staccando mai i suoi caldi occhi marroni da quelli gelidi e privi di vita di Amalia.

" Portatela immediatamente in carcere. Chissà se qualche notte passata in cella non le faccia bene, vero vedova nera?". Rimase a guardare mentre i poliziotti portavano via, a fatica, la spietata assassina. 

Poi uscì, aveva bisogno di prendere aria. Si fermò fuori, all'ingresso del Tribunale, e si sedette sulla fredda scalinata, con le lacrime che iniziavano a rigarle il viso. Afferrò il cellulare, asciugandosi distrattamente gli occhi, per comporre un numero che era divenuto frequente inn quei giorni.

" Pronto?"rispose una voce stanca dopo pochi squilli.

"Ignazio com'è la situazione?"

" Critica Sofia, ma vedrai che si riprenderà. Sembra debole ma il ragazzo più forte che io conosca. Invece tu cosa ci dici?"

"  Quella pazza scatenata è in prigione, ma adesso inizierà la parte più difficile anche se non mi sembra il caso di parlarne in questo momento per telefono" disse Sofia con la voce affannata e rotta dal pianto.

" Sofia ti prego vieni, abbiamo bisogno di te ". A quel punto Ignazio proruppe in un pianto disperato, che avrebbe straziato anche il cuore più gelido e impenetrabile. Il pianto e la disperazione di un amico, di un fratello, di una persona che aveva condiviso con Gianluca 10 anni insieme, anni di fatiche, di successi, di litigi e di crescita. Sofia non riusciva neanche a immaginare quanta sofferenza stesse scorrendo nelle vene dei due tenori e avrebbe fatto di tutto per aiutarli, anche mettendo da parte i suoi dolori. Dopo tutto non era abituata a mostrare le sue emozioni più recondite, era sempre stata la spalla su cui piangere e lamentarsi, anche quando avrebbe voluto urlare e dimenarsi. Ma non era un istrione quello di cui i ragazzi avevano bisogno, ma qualcuno di concreto su cui contare, una spalla su cui appoggiarsi.

" Sarò lì fra 10 minuti " e chiuse la chiamata. Si alzò di scatto e corse verso la sua macchina. Questo caso, Gianluca, Ignazio e Piero, era diventata la sua missione di vita perché aveva riempito quel buco di malinconia e tristezza e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.


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