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2001.

A Yoongi non piaceva il suo vicinato, da bambino era solo amico dei suoi compagni di scuola, lontani da casa sua e dal suo numero civico.
Aveva degli amici che qualche volta andavano a casa sua, ma ci giocava e basta, non erano inseparabili e Yoongi non si preoccupava più di tanto se il suo compagno di giochi aveva la febbre. Più che altro ci rimaneva male perché era solo.
E non gli piaceva sentirsi solo.

"Yoongi tesoro perché non esci a giocare?" Chiedeva qualche volta sua madre quando, con in mano una tazzina di caffè, guardava fuori dalle finestre.
"Non voglio" rispondeva lui.

"Perché?"

"Perchè sono tutti malati".

E così cominciava un'aprire e chiudersi di cassetti, sbattere della ceramica delle tazze e l'acqua scorrere nel lavandino della cucina.

"Okay tesoro, almeno esci in giardino" così Yoongi usciva sbuffando dalla sua casetta color panna, arrivava in giardino e si sedeva sull'erba morbida e corta, affondava le mani nei ciuffi verdi e lasciava che sulla sua faccia si dipingesse un sorriso. Rimaneva seduto spesso in quel giardino, da solo, finché sua madre non lo chiamava per venire a tavola.

Yoongi guardava oltre la staccionata bianca, fra gli alberi, i cespugli, scovava gli uccellini e imitava i loro versi e si concentrava per udire i cinguettii dei nuovi nati.

Il venticello fresco gli rendeva fredde le guance rosse, respirava a pieni polmoni e ascoltava i suoni del suo vicinato.

Così, in un freddo giorno di inizio Novembre, una volta seduto sull'erba nel giardino frontale di casa sua per avere una visione più completa dello spazio circostante, vicino alla staccionata del giardino di fronte casa sua, vide un ragazzino dai capelli neri mossi, che indossava dei jeans scuri consumati dal tempo e dalle numerose cadute, ed una maglia bianca a collo alto coperta in parte da una giacca a quadretti rossi e neri, che trafficava vicino alla staccionata del Signor Moon.

Yoongi incuriosito, si alzò e altrepassò il confine del suo giardino che lo separava dal cemento del marciapiede, chiuse la porticina della staccionata con la sua chiave, prima di attraversare guardò a destra e a sinistra per assicurarsi di avere il via libera, nessuna macchina passò così corse sulla strada opposta e camminò verso il ragazzino che cercava di aprire la porta della staccionata, chiusa con un lucchetto, tirava e spingeva ed emetteva dei grugniti rabbiosi, Yoongi si mise poco dietro di lui.

"Perché stai cercando di forzare la staccionata del Signor Moon?" Chiese con nonchalance, quello saltò sul posto ed emise un urlo, si voltò e sospirò sollevato vedendo la figura di Yoongi che continuava a guardarlo con occhi curiosi.

"Mi hai fatto prendere un colpo!" Sbottò i fastidito, Yoongi roteò gli occhi. "Colpa tua che non ti guardi le spalle" gli rispose.

"Non mi hai ancora risposto" il corvino inarcò un sopracciglio ad udire la prima frase, come a voler dire: 'Fai sul serio?'

Yoongi incrociò le braccia al petto e iniziò a picchiettare la punta delle scarpe sul marciapiede, in attesa di una risposta. L'altro ragazzino alzò gli occhi al cielo e sospirò.

"Il Signor Moon tratta male la sua gatta, Blue, così sono venuto qua per portarla via."
Oh, Blue, la gatta, che carina che era quella micetta, il manto bianco con una grande macchia arancione chiaro che partiva dalle orecchie e finiva sulla punta della coda.

Yoongi sbattè gli occhi "La tratta male?" Il corvino annuì "Ha smesso di darle da mangiare e l'altro giorno, mentre passavo qui davanti in macchina, l'ho visto darle un calcio."

Come aveva fatto a non accorgersene? Voleva bene a Blue, era una gattina dolce e adorava le coccole, qualche volta, quando Yoongi restava seduto in giardino ad ascoltare gli uccellini, la gatta si intrufolava fra gli spazi della staccionata e si appallottolava vicino a lui.

𝟗𝟓𝐬 𝐀𝐍𝐆𝐄𝐋 [M.Yg, P.Jm]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora