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Era ormai passato quasi un mese dal mio ingresso nel team della squadra. Un mese dalla nascita di questa amicizia. Un mese pieno di soddisfazioni, anche se qualche problemuccio c'era stato. Ma come dicevo sempre "ad ogni problema, c'è sempre una soluzione", basta crederci.

Come ogni mattina stavo facendo jogging con la cuffietta Bluetooth fissata all'orcchio mentre l'altro tenuto in tasca lasciando l'orecchio sinistro libero per ogni evenienza.
Oggi, finalmente, ci sarà la finale del nostro girone e non vedo l'ora di sostenerli. Sono orgogliosa dei ragazzi, hanno fatto passi da gigante ed ora sono finalmente giunti al loro primo traguardo verso i mondiali.
Appena vidi il cancello del dormitorio mi affrettai a raggiungerlo. Improvvisamente i miei occhi si offuscarono e l'immagine di una goccia che cade in uno specchio d'acqua, tingendo quest'ultimo di rosso, apparve nella mia mente. Un leggero brivido fece tremare il mio corpo e poi tutto torno normale
Cosa...cos'era?
Intontita, continuai la mia corsa. Ma appena arrivai davanti al cancello, il dolore tornò, più forte di prima.
Una morsa mi attanagliò il ventre facendomi piegare in due.
Non ci credo! Non oggi...!

P.O.V. Xavier:
Stamattina ho voluto anticipare il riscaldamento. Oggi ci sono le finali e voglio essere in forma per la partita.

La squadra era migliorata moltissimo in quel mese. I compagni erano più uniti e grazie a Mary e al capitano avevamo riposto fiducia nel mister. Gli allenamenti erano difficili all'inizio, ma giorno dopo giorno diventavamo sempre più forti grazie sia agli allenamenti del mister sia ai preziosi consigli di Mary. Sicuramente se non ci fosse stata Mary, gli allenamenti sarebbero stati insopportabili e il mister non era una persona molto comprensibile, anzi aveva un caratteraccio! Ma ammetto che meritava tutto il nostro rispetto.

Mi fermai e presi l'asciugamano sulla panchina asciugandomi il sudore e finendo tutta la bottiglietta d'acqua che mi ero portato appresso. Alzai lo sguardo e vidi Mary fare il suo ingresso dal cancello. L'ho sempre vista da sola durante le sue corsette mattutine.
Forse dovrei chiederle di correre insieme una mattina di queste...
Avanzai verso di lei alzando un braccio in segno di saluto quando lei si appoggiò al cancello con un espressione dolorante sul viso. Era pallida e si teneva la pancia, mentre il corpo era percorso da brevi tremolii.
Mi avvicinai preoccupato ma lei fu più veloce di me e se ne andò dentro il dormitorio.

P.O.V. Mary:
Ho saltato la colazione, come al solito. Dopo essermene tornata nella mia stanza mi sono fatta una veloce e rinfrescante doccia e successivamente ho indossato il primo vestito che avevo nell'armadio, una delle tante tute che indossavo quando andavo a correre, e mi affrettai a raggiungere il campo. Ovviamente non c'era nessuno. Probabilmente perché stavano ancora facendo colazione e così per alleviare un po' la fastidiosa fitta, che non voleva proprio saperne di andarsene, iniziai ad andare su e giù per il campo.

Finalmente i ragazzi arrivarono e sembravano abbastanza sorpresi di vedermi già qui.
Io: Eccovi, finalmente! Temevo non sareste mai arrivati.
Mark si precipita subito da me: Tu invece?! Mi hai fatto preoccupare.
Jude, intuendo la mia confusione, mi disse:
Jude: Non ti abbiamo visto prima, in mensa.
David: Già. Dov'eri finita? Mark non faceva altro che fissare la porta in attesa del tuo ingresso.
Disse David dando una pacca sulla spalla a Mark.
Io: Ecco, io...ho...ho già mangiato, sì.
Non è del tutto una bugia. Mangiare un paio di cracker e una mela offertomi dalla anziana signora che incontro sempre al parco si può definire una leggera colazione, no?
Io: Su, ora niente distrazioni. Questo pomeriggio si terrà la finale del nostro girone. Voglio che siate il più possibile concentrati sul vostro obbiettivo: vincere la partita.
Guardai tutti, uno a uno, come a cercare conferma. Loro di risposta annuirono decisi.
Io: Quindi questa mattina faremo degli esercizi leggeri...

Per tutta la durata dell'allenamento sentii una strana sensazione, come se mi stessero osservando, ma non capivo da dove.
Lo stridio del fischietto di Silvia mi fece sussultare.
Silvia: È ora di pranzo! Forza, non abbiamo tutto il tempo.
Tutti annuirono e andarono a lavarsi le mani per poi tornare ad abbuffarsi sui loro sacchi a pranzo. Feci per prendere il mio porta-pranzo ma non trovai niente accanto a me. Mi guardai intorno, sotto la panca, senza però trovarlo. Solo in quel momento realizzai che, quella mattina, non fossi andata a prendere il mio pranzo per evitare gli altri: Ma sì, certo! Sta ancora nel microonde.
Mi alzai, ignorando il dolore che avevo pensato avesse finito di consumarmi da questa mattina, dirigendomi barcolando verso l'interno dell'edificio cercando di avere una postura e un'andatura abbastanza normale affinché quell'imbecille di Caleb non abbia la possibilità di prendermi in giro, chissà forse osando chiamarmi "papera".

X: Dove stai andando?
Mi voltai di scatto verso colui che ormai consideravo il mio migliore amico, Shawn, insieme a Austin, Jude, Jordan, Xavier e, incredibilmente, anche Caleb. Con quest'ultimo infatti avevo rapporto di amore-odio: ci punzecchiavamo a vicenda, ci sfiadiamo spesso, ci facevamo scherzi l'un l'altro, lui disordinando l'ordine delle mie cartelle e dei miei file cartacei, io a slacciargli tutti i lacci di ogni sua scarpa. Credo di essere l'unica ad avere un rapporto abbastanza stabile con l' "imbecille".
Io: Ehi Shawn. Ecco...ho solo dimenticato il pranzo dentro.
Dissi io ridacchiando e grattandomi la testa imbarazzata.
Lui mi sorride dolcemente e disse: Beh allora ti aspetto qui. Volevo farti vedere una nuova tecnica che volevo sperimentare ma...
Io: Tranquillo. Quanto vuoi che ci metta per portare qui il pranzo? Due minuti? Anche meno.
Così dicendo giro i tacchi andando verso la cucina. Iniziai a sentire la testa più pesante e la stanza vorticarmi attorno. Avanzai verso il microonde e l'aprii, prendendo poi la cesta dall'interno. Se non che la cesta mi sfuggii dalle mani provocando un fracasso tremendo nell'intera sala da pranzo. Il riso era sparso sul pavimento e il contorno ungeva le piastrelle bianche creando un vero Picasso per terra. Indietreggiai dondolando la testa da una parte e dall'altra. Oh no. Che disastro! Trevis si arrabbierà!
Senza accorgermene inciampo sui miei stessi piedi e cado all'indietro.

L'impatto è stato più morbido di quanto immaginassi, ma capii subito dopo che qualcuno mi stava stringendo da dietro: le mani strette sulle spalle e la mia schiena appoggiata sul suo petto. Mi scuoteva leggermente cercando di svegliarmi. Svegliarmi? Ma io sono già sveglia. O forse no.
Cercai di guardare in faccia colui che mi ha salvato. Chi sei? Chi sei, mio eroe?
Domanda a cui non ho mai avuto risposta visto che subito dopo tutto intorno a me è diventato nero.

Non sapevo per quanto sono rimasta incoscente. Minuti, ore, giorni. Ad un certo punto sentii qualcosa di freddo sul mio viso, un qualcosa che mi sta carezzando la guancia. Una mano. Aprii di pochissimo gli occhi, sia per la stanchezza sia per non farmi scoprire, e vidi una sagoma in contro luce: la luce diurna proveniente dalla finestra situata dietro di essa oscurava totalmente il suo viso rendendolo irriconoscibile, almeno in queste condizioni. L'unica cosa che potevo vedere era un piccolo pendente a forma di sole. Dopo di che chiusi subito gli occhi.
La sua mano giocava con le ciocche del mio ciuffo per poi carezzarmi il mio profilo per poi riposare delicatamente la mano sulla mia fronte, come a controllare se la febbre è scesa o meno. Il suo tocco era delicato, gentile, nonostante i polpastrelli freddi. Improvvisamente tolse la mano dal mio viso e iniziò a borbottare qualcosa, sbuffare e alzarsi da quel che sembrò una sedia. Sposto quest'ultima lontano da me e iniziai a sentire i suoi passi nella camera: veloci e felpati come a evitare di creare troppo rumore.
Si avvicinò e sentii la sua mano stringere la mia, una stretta piuttosto famigliare. Mio eroe!
Gli sentii sussurrare qualcosa, di cui afferrai solo un dolce: "sogni d'oro", per poi sentirlo aprire la porta per poi richiuderla.

Nota dell'autrice

Finalmente! Ho finalmente pubblicato! Non ci crederete ma avevo questo capitolo pronto da ormai due settimane e che non aspettava altro che essere pubblicato, o meglio corretto e pubblicato. Ma in questi giorni pubblicate è stato quasi impossibile. Ma ehi sono ancora qui!

Ammetto che è stato strano mettere questa cosa delle mestruazioni, ma la scena a inizio capitolo a un easter egg che sono sicura gli amanti degli anime avranno capito, se non tutti la maggior parte (provate a indovinarlo! Ve lo svelerò nel prossimo capitolo). Mentre la parte in cucina mi è successo davvero. Se volete saperlo, il mio "eroe" fu il cuoco della mensa, perché si stavo pure a scuola, ed era anche la mia seconda volta: un disastro! 🙈🙈🙈😶😶😶

Anyway, le cose qui si facendo interesanti, eh?
Ma chissà mai chi è questo "eroe"?

Regalo un Claude con il costume di Fortnite di Tomato e un Harley con le bermuda con i cuoricini rossi con sfondo bianco a chi indovina, o almeno ci è vicino/a!!
In più potrete avere anche un Claude con l'armatura da cavaliere gentilmente offerto da inazuma_fireworks se non vi piace Claude-Tomato^^

Detto ciò, ci vediamo prossimamente con un prrrrosssimo capitolo! Alla prossima miei cari/e

Ps: con o senza immagine iniziale?

~RosaDeLaMarea 🌹💙

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