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Quanto tempo era passato da quando aveva visto la luce del sole?
Un giorno?
Una settimana?
Un mese?
Ormai non aveva più importanza.
Ogni volta la solita routine, ma lui non si piegava.
Lui resisteva.
Rimaneva fisso su quello che era: indistruttibile.
Perché lui era Red Riot, l'eroe fissato con i canoni di virilità, l'eroe indistruttibile che faceva da scudo per permettere agli altri il colpo di grazia in una battaglia, l'eroe che tutti amavano per il sorriso perenne.
Ma chi vogliamo prendere in giro?
Se così fosse, ora qualcuno sarebbe andato ad aiutarlo.
Un po' come quando il biondo era stato rapito e il suo idolo era andato in suo aiuto.
Perché a lui non succedeva?
Perché nessuno era andato a cercarlo o comunque salvarlo?
Forse perché doveva salvarsi da solo.
Forse perché nessuno si era accorto che era scomparso e che magari era passato poco tempo.
Troppi forse, nessuna certezza.
Anzi, una certezza c'era: in qualche modo, sarebbe uscito da lì.
In qualche modo sarebbe riuscito a liberarsi e a tornare a casa.
Lui doveva tornare a casa.
Adesso aveva qualcuno che lo aspettava quando sarebbe rientrato, qualcuno con cui svegliarsi la mattina, qualcuno che lo amava.
Il come era irrilevante: lui ci sarebbe riuscito.
Ed eccola che tornava la ragazzina malata che si divertiva a torturarlo.
Ogni taglio riaperto era un dolore impercettibile: ci si stava abituando che ormai non aveva nemmeno sensibilità.
O forse erano stati recisi anche i nervi per non sentire più male?
Ogni gesto della Villain era collegato a un'imprecazione o a un insulto.
"Perché non urli più?"
Non ci trovava nemmeno più soddisfazione che aveva chiesto al suo capo se poteva ucciderlo.
Gli serviva.
Sicuramente stavano escogitando qualcosa per non avergli già tolto la vita.
Ucciderlo magari in piazza davanti a tutti?
Ucciderlo riprendendo la scena per poi rendere virale il video sui social?
Sempre se ci fossero riusciti, ad ucciderlo.
Sempre se l'avessero ritrovato una volta rientrati in quella stanza.
Sempre se non moriva prima.
Aveva già un piano di fuga.
Mancava solo il momento buono per metterlo in pratica.
Una volta riuscitoci, scappare sarebbe stato semplice.
Gli orsi si fingono morti davanti ai predatori: lui in quel momento era un orso.
Non annaspare davanti all'ennesima secchiata d'acqua non era stato facile.
"Non è che hai esagerato come al tuo solito?" domandò una voce annoiata.
"Sono espertissima in questa cose! Sarà morto per la fame o la sete!" squittì lei allarmata. "Il capo mi ucciderà!"
Provarono a sentirgli il battito, ma lui si era indurito.
Per quanto doloroso fosse stato attivare il suo quirk, lui si era indurito leggermente quelle parti da rendere impossibile la percezione del battito cardiaco.
"Dai prendilo! Dobbiamo rimetterlo in piedi prima che Shiragaki torni!"
"Tu hai fatto il danno: sbrigatela da sola."
Perfetto.
La Villain venne lasciata sola nella stanza e in preda al panico, slegò l'eroe poggiandolo in terra.
"Non morire o ti uccido!" disse cercando di fargli un massaggio cardiaco, ma mentre si apprestava alla respirazione a bocca a bocca, una potente testata la stordì facendola cadere all'indietro.
Non ebbe tempo di reazione che il rosso le fu addosso e con un pugno ben assestato, la tramortì.
Aveva avuto l'impulso di ucciderla, ma se l'avesse fatto, non si sarebbe mai perdonato nonostante fosse un nemico.
Barcollando si avviò cauto tra i corridoi.
Sembrava di essere nel seminterrato di qualche palazzo: vi erano un sacco di stanze dalla porta simile a quella da dove era uscito.
"Che siano cantine?" si chiese appoggiandosi all'ennesimo muro.
Studiare sempre il luogo in cui ci si trova e analizzare la situazione: era una cosa che aveva imparato a scuola, nonostante il più delle volte veniva colto impreparato.
Notò in fondo una scalinata e accanto un ascensore.
Prendere il secondo era come annunciare il suo arrivo al piano superiore e non aveva idea se sarebbe finito in una qualche sala comune.
A suo malgrado iniziò lentamente a salire le rampe di scale: ogni passo sembrava lacerargli sempre più il fiato e ogni ferita sembrava riaprirsi.
Silenziosamente aprì la porta che si trovò di fronte, scoprendosi inspiegabilmente all'esterno di un magazzino fuori città.
Stando attento ad occhi indiscreti, prese a camminare per le strada trascinandosi.
Non doveva cedere.
Doveva solo tornare a casa.
Sapeva che lo stava aspettando.
Lo sentiva.
Per quanto stupido potesse sembrare, quella fuga era andata secondo i suoi piani.
Non aveva più il telefono e nemmeno il portafogli con i documenti o qualche spicciolo da permettersi un taxi.
Doveva incamminarsi a suo malgrado a piedi.
Dalla posizione del sole doveva essere pomeriggio inoltrato: il cielo era tinto di sfumature rosse.
Sembrava ironico: si intonava perfettamente con quei colori in quel momento.
Pochi passanti lo videro passare, ma nessuno ebbe il coraggio di dirgli qualcosa o offrirgli il suo aiuto.
In quello stato sicuramente non avrebbero mai riconosciuto il loro eroe.
Ed eccola che la vide: la loro casa.
Le luci erano spente: magari il biondo era al lavoro, oppure non l'aveva aspettato.
Inutile rimuginarci sopra: lo avrebbe scoperto solo una volta rientrato.
Iniziava a vederla sempre più distante.
Magari non era casa sua.
Magari era solo un'illusione.
Magari fra poco gli arrivava una secchiata d'acqua e si ritrovava ancora in quella stanza a subire nuovamente quelle torture senza senso.
Allungò una mano come se potesse afferrarla, ma i passi che fece inseguendo la sua stessa mano, lo fecero barcollare in avanti cadendo in terra.
Non aveva più forze.
"Merda! Alzati idiota!" si ripeté.
Era lì, davanti a lui, ma non riusciva più a raggiungerla.
Ci sarebbe mai tornato a casa?
Gli occhi si fecero lucidi.
"Perché ogni volta deve finire così?"
Si strisciò un paio di metri, ma esaurì le ultime forze rimaste.
Vedeva il sole lasciar posto alla luna nel cielo, vedeva giungere la notte, vedeva il suo ritorno svanire nel nulla.
Il sonno non si fece tardare.
Non riusciva nemmeno più a battere le palpebre.
Stremato.
Stanco.
Eppure lui voleva solo tornare a casa.

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora