14

718 71 6
                                    

"Gocce.
Che cos'è questo suono ripetuto di gocce?
Acqua?
Giusto: non è acqua.
Questo è il mio sangue."

Si svegliò con una secchiata d'acqua.
Tossì annaspando cercando di prendere aria e aprì gli occhi.
Poté percepire dal movimento di essere stato bendato.
Tentò di divincolarsi, ma un suono metallico gli fece dedurre di avere polsi e caviglie incatenate.
Non percepiva altro se non freddo: probabilmente era sospeso da terra.
Così si era risvegliato: braccia sollevate in aria da pesanti catene e caviglie legate tra loro.
Unica consolazione: i suoi vestiti ancora indosso.
"Ti sei svegliato, Hero."
Non era una domanda, era una constatazione, ma quello che gli fece gelare il sangue era riconoscere quella voce.
"Cosa vuoi da me?" chiese facendo appello a tutto il suo coraggio.
"Oh, io? Nulla di particolare: mi avete dato filo da torcere da troppi anni. Facendovi fuori uno ad uno, eliminerò tutti voi stupidi ragazzini che giocano a fare gli eroi e quelli più potenti cadranno nella disperazione perché non hanno saputo proteggervi."
La risata di Shigaraki Tomura echeggiò in quella stanza.
Percepì una goccia scivolargli dalla fronte fino al collo, ma non seppe riconoscere se era l'acqua con cui era stato svegliato oppure se stava sudando freddo.
"Tu credi che uccidendo me, una stupida recluta, cambierai qualcosa? Mi staranno già cercando: non avrai nemmeno tempo di farmi morire che ci troveranno."
Sentì chiaramente il fiato del Villain accanto al suo orecchio.
"Ascolta bene ragazzino: non sei nella posizione di parlare. Mi basta allungare una mano verso di te per chiuderti la bocca una volta per tutte, quindi vedi di startene al tuo posto."
Deglutì.
Troppo forte che l'altro scoppiò a ridere.
"Hai bisogno di capire un po' come funziona. Ragazzina, divertiti, ma non ucciderlo."
Si sentì una risata simile ad uno squittio sadico provenire da un punto lontano nella stanza e poi una porta chiudersi.
"Ciao Eroe. A quanto pare sarai il mio giocattolino per un po'." gli disse la voce di una ragazzina.
Si sentì scivolare lungo il petto un oggetto freddo.
Capì subito di chi si trattava: Himiko Toga, la ragazzina che amava uccidere.
Non riuscì a rispondere: era ancora in ripresa dopo il combattimento con il Nomu.
Doveva solo resistere: o avrebbe recuperato le forze e cercato di scappare, oppure lo avrebbero trovato e salvato.
La seconda opzione era la meno confortante: il suo orgoglio non lo avrebbe tollerato.
Alla terza scelta non volle soffermarsi minimamente, perché lui sarebbe sopravvissuto e non morto.
O almeno ci sperava: ora aveva qualcuno di importante per la quale vivere e non avrebbe permesso a nessuno di strappargli quella felicità.
"Da dove posso iniziare?" si domandò la ragazzina toccando in vari punti il rosso.
"Tu sei quello che diventa duro giusto? Credo che inizierò da qui." aggiunse ridendo.
Si morse il labbro fino a farlo sanguinare: la fredda lama scorreva lenta e violenta allo stesso tempo lungo tutto il braccio.
Sentiva fluire il sangue caldo scivolargli dal gomito fino al fianco.
"Sai, qui passano le vene più importanti delle braccia: per questo motivo i deboli si tagliano qui. Peccato che tagliano nel senso opposto. Un taglio perfetto non è orizzontale, ma deve seguire l'andamento dei vasi" spiegò lei mentre incideva anche il secondo braccio.
"Non preoccuparti: ho evitato di reciderti quelle più importanti. Tomura si sarebbe arrabbiato, perché saresti morto nel giro di poco." disse ridendo.
Non si sarebbe fatto spaventare: il loro obiettivo non era ucciderlo subito, giusto?
"Stai fermo altrimenti sbaglio." annunciò lei mentre con un taglio percorreva dal primo gomito alla spalla.
"Peccato che non puoi vedere: sono tagli perfetti!" si esaltò lei mentre giungeva alla seconda spalla.
"Puoi almeno star zitta? Mi stai innervosendo!" scoppiò cercando di dimenarsi.
Male.
Iniziava a sentire dolore.
Se quella avesse continuato lui non avrebbe potuto attivare il quirk una volta che si fosse ripreso: si sarebbe squartato da solo.
L'urlo che gli partì risuonò per quella stanza quando sentì la lama affondargli nella clavicola.
"Non osare dirmi cosa devo fare, schifoso Eroe." minacciò lei mentre piantava le sue siringhe nelle ferite procurate al ragazzo.
"Potrei quasi approfittare per riempirmi qualche fiala, sai. Adesso, però, rifammi sentire di nuovo quell'eccitante urlo."
Cercò di resistere mentre la ragazza prendeva a tagliarlo superficialmente su tutto il petto, ma alla fine il dolore fu troppo che la sua voce non smise di uscire lanciando grida.
"Ma tu guarda: stai piangendo?" domandò lei mentre le lacrime scendevano dalla benda che gli copriva gli occhi.
"Mi stai eccitando più del dovuto: non so se riuscirò a resistere dal non ucciderti."
Altri tagli si aggiunsero a quelli, ne perse il conto, ma quelli che aveva percepito glieli avrebbe resi uno a uno fino a spaccarle le ossa.
Non si ricordò il momento esatto in cui smise di urlare: veniva scosso dalle continue passate delle lame senza più riuscire a parlare o un minimo reagire.
Il sangue caldo che colava gli provocava brividi in contrasto al freddo che iniziava a percepire.
Non si accorse nemmeno quando i suoi occhi si chiusero: la benda gli aveva reso tutto buio sin da subito.
Silenzio.
Sembrava che fosse durato in eterno quel silenzio, quando la ragazzina venne richiamata abbandonandolo lì.
Tirò un sospiro di sollievo per poi abbandonarsi al sonno.
Quando riprese conoscenza, l'unico suono che percepiva era ritmico.

"Gocce.
Che cos'è questo suono ripetuto di gocce?
Acqua?
Giusto: non è acqua.
Questo è il mio sangue."

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora