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Ci sono momenti nella vita in cui credi di aver sbagliato tutto.
Pensi e ripensi ad ogni istante vissuto, cercando di trovare dove sia l'errore.
E quando ti senti cadere nel vuoto, speri di toccare terra senza frantumarti.
Cadi lento, quasi al rallentatore.
Davanti ti trovi tanti schermi, ognuno trasmette un particolare momento della vita.
Nessuno di questi, però, mostra l'errore.
Lo sbaglio.
Li guardava e riguardava, in continuazione, come se cercasse la chiave dell'enigma.
Forse era tutto dovuto al fatto che volesse somigliare in tutto e per tutto al suo beniamino.
Forse perché si era tinto la vita di allegria non propria.
Forse perché aveva deciso di indossare la maschera del ragazzo solare.
Forse perché era Eijirou Kirishima.
Niente che gli dicesse "Ehi, è qui che hai sbagliato!"
Niente.
Come quello che lo circondava adesso: il nulla totale.
Se non fosse per quegli schermi che di tanto in tanto si accendevano, forse intorno ci sarebbe stato solo il buio totale.
E poi si accese quello che raccontava di lui, Bakugou Katsuki.
Era un errore aver iniziato qualcosa di non iniziato con lui?
Il primo incontro a scuola, le prime battaglie, le prime litigate, il primo bacio e la sua prima volta.
Tutto quello era stato un errore?
Forse.
Più guardava quello schermo e più pensava che si era reso debole ad un sentimento che aveva cercato di escludere dalla propria vita.
Aveva abbattuto le barriere di una persona che voleva solo primeggiare.
Il biondo non se lo meritava: si era intromesso in una vita non propria.
Dicevano che "Al cuore non si comanda."
Era stato così: non aveva saputo comandare il suo.
Ma tanti dicevano anche che l'amore rende forti, felici, completi.
Il loro era amore?
Che cos'era l'amore?
Non sapeva dar una spiegazione.
Non conosceva l'amore.
Si era sentito attratto da quel ragazzo, aveva solo sperato, con quell'esperienza, di cacciarlo dalla sua mente, invasa di lui.
Doveva essere per forza così.
Nessuno meritava di stargli accanto.
Nessuno.
Però...
Faceva male.
Male non essere con lui in quel momento.
Male non vederlo.
Male non sentirlo accanto a lui.
Male non udire le sue strigliate.
Quindi amore è anche soffrire?
Si ritrovò ad avere una specie di fitta al torace: sapeva che gli stava dolendo, ma non percepiva alcun dolore fisico.
Cercò di sfiorargli il viso proiettato, ma lo schermo si spense.
Giusto: lui ora era in quello stato transitorio tra il camminare e il volare.
Da che parte doveva voltarsi?
Forse sparire era la cosa più sensata.
Forse nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
Però...
Lui voleva rivedere quei rubini che tanto lo mandavano in confusione.
Voleva sapere se lo aveva aspettato.
Se era preoccupato per lui.
Un ragazzo ambizioso può smettere di ricorrere i propri sogni per uno come Eijirou Kirishima?
No.
Quello che era successo sicuramente era stato un errore.
Non poteva essere tanto importante da fermarlo.
Cadere, allora, non era una soluzione così sbagliata.
Cadere per volare.
Quanto era profondo questo baratro?
Da quando tempo ci stava scivolando giù?
C'era ancora una catena che lo stava trattenendo.
Era proprio quel ragazzo dorato.
Probabilmente la sua era solo curiosità nel sapere se aveva sbagliato.
Troppi forse.
Troppi dubbi.
Troppi "se" e "ma".
Cosa doveva fare?
Per un po' sarebbe rimasto lì a decidere.
Poteva permetterselo, vero?
Non aveva fretta.
Nessuno l'aveva.
Era una decisione di vita o di morte.
In questa non poteva sbagliare.
E quando speri che tutto finisca, che tutto inizi.
Aveva pensato e ripensato a come comportarsi.
Se in un'altra vita avesse rivisto quei rubini, cosa avrebbe dovuto fare?
Perdersi nuovamente in essi?
Oppure distogliere lo sguardo e cambiare strada?
Una persona poteva diventare così importante dal mandare in confusione un'altra?
Sì.
A lui stava accadendo proprio questo: più cercava una soluzione e più si ritrovava a volteggiare in quel vuoto.
Ormai l'unico schermo acceso era quello che ripercorreva quegli attimi.
Spesso allungava una mano sull'inquadratura del primo piano del biondo, quasi a volerglielo sfiorare.
Si era ritrovato a pensare "Mi manca".
Alle volte cercava di risalire, alle altre si lasciava cadere, ma quella catena lo teneva sempre sospeso.
Come si spezza una catena che non si può spezzare?
Ci aveva provato: aveva provato a tirare, a spezzarne un anello, a morderla.
Indistruttibile.
Un po' come il suo quirk, solo che lui più volte si era spezzato.
La prima volta era capitato durante una missione segreta durante il tirocinio: si era rotto.
Le cicatrici alle braccia erano rimaste vivide, quasi a ricordargli che doveva diventare più forte.
Dopo quella volta, capitò ancora e ancora.
Ogni segno sul quel corpo rendeva chiaro il concetto: "Non sei abbastanza forte."
Come poteva, lui, essere uno scudo per qualcuno di importante, se non riusciva a non rompersi?
Come poteva legarsi a qualcuno se non era capace di proteggere sé stesso?
Semplicemente, non poteva.
Non poteva permettersi di avere sulle spalle la vita di qualcuno così importante.
Benché il biondo si sapesse difendere da solo, non poteva correre il rischio che la sua debolezza potesse metterlo in pericolo.
Diventare più forte.
Ci aveva provato.
Mille e mille volte.
Si era sfinito cercando di diventare indistruttibile.
Bakugou avrebbe accettato questa decisione?
Avrebbe continuato a permettergli di stargli accanto?
Doveva uscire da lì: solo così lo avrebbe scoperto.
E se non avesse provato, almeno non avrebbe il rimpianto di non aver scoperto la risposta a tutte quelle continue domande.
Afferrò la catena con entrambe le mani e iniziò a percorrerla.
Sembrava una lunga scalata di una ferrata di qualche montagna immaginaria.
Non percepiva stanchezza o sforzo fisico.
Non poteva in quella dimensione.
Quella salita sembrò durare un'eternità.
Gli schermi iniziarono ad accendersi ad ogni passaggio, fino ad arrivare al momento del suo rapimento e della fuga.
Si aspettò di vedere una luce venirgli incontro o una mano tesa, invece non trovò nulla.
Quando aprì gli occhi, credette di essere ancora in quell'oblio, ma la percezione di dolore ovunque e l'odore rancido gli fecero capire di essere tornato alla realtà.
Qualcosa gli oscurava la vista: forse era una benda.
Anche i movimenti sembravano bloccati.
Probabilmente era in ospedale, bloccato in un letto di una comune stanza anonima.
Poi arrivò la paura, il gelo e la voglia di ritornare in quel baratro da cui era appena uscito.
Quella voce gli fece fermare il cuore per poi riprendere a battere a velocità sostenuta.
"Bentornato, Red Riot."

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora