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"Tu?!"
"Non è il momento per le spiegazioni: sta arrivando!" disse l'altro saltando di lato.
Kirishima scansò all'ultimo il colpo: un Nomu.
Era convinto che dopo Kamino gli esperimenti erano stati bloccati e che dopo poco li avevano catturati tutti. Questo però sembrava avesse coscienza propria.
"È apparso un Nomu, posso passare all'attacco?" chiese permesso agli agenti.
"Proceda pure."
"Finalmente uno scontro serio!" pensò indurendo il suo corpo e lanciandosi verso l'avversario.
L'altro eroe non era da meno: iniziarono insieme un attacco coordinato contro il nemico, ma non fu molto semplice. La resistenza di Kirishima iniziava a vacillare per via dell'esaurimento del suo quirk, mentre il suo avversario appariva con una resistenza invidiabile.
"Un solo attacco, uno solo ben piazzato in quel cervello ed è KO." pensò raggiungendo l'amico dietro una roccia. Si passò la lingua sulle labbra assaporando già la vittoria.
"Dobbiamo studiarci un modo per uscirne il prima possibile: sei al limite." disse il biondo guardandolo.
"Stavo pensando infatti a spappolargli la testa in un unico colpo..."
"Vedi di non metterti in mostra più di me." e detto questo, senza parlare e con un solo sguardo, si capirono e si lanciarono all'attacco.
Kirishima aveva solo pensato di indurire le braccia e la testa. Mentre l'altro continuava a distrarlo, gli si avvicinò e con una testata lo atterrò.
"Un giochetto da ragazzi." disse infine tornando normale e sorridendo soddisfatto.
"Tsk! Non montarti troppo la testa..."
"Scusa se ti ho rubato la scena, Bakugou." gli rispose sarcastico.
"Petardo di merda..." conclude sedendosi sfinito in terra.
La missione venne completata con successo: tutti gli ostaggi erano stati portati in salvo. Restava solo un piccolo problema...
"Ti rendi conto che i soldi che prenderemo per questa missione saranno tutti devoluti alle riparazioni di quel dannato tempio?"
"Beh, scusa capo, ma è stato inevitabile: l'ha visto pure lei quel gigante!" cercò di scusarsi Kirishima di fronte al suo superiore.
"Beh, visto l'esito della missione per oggi ti concedo un giorno di riposo..." disse sospirando.
Ed ora era lì, che passeggiava tranquillo per strada, avviandosi verso casa. Salutò i genitori che si complimentarono con lui per le sue imprese e andò in bagno per farsi una doccia rilassante. Lasciò che l'acqua portò via la tensione accumulata durante quella notte: quel Nomu lasciava solo prospettare guai prossimi e al momento aveva solo voglia di non pensarci troppo prima del tempo. Entrò in camera e si mise una t-shirt bianca con un paio di bermuda verde militare. Si lanciò sul letto e si addormentò stremato. Venne svegliato a pranzo dalla madre, la quale aveva preparato un pasto decisamente abbondante per il figlio a base di carne. Chiacchierò con loro della notte appena trascorsa e, non sapendo cosa fare, si preparò un borsone e andò in palestra.
Doveva allontanare quella fitta che gli era ricomparsa.
Lui era tornato.
Poteva essere stato anche solo per quella notte, ma gli bastò per capire che quel dolore non sarebbe scomparso facilmente.
In quella palestra cercò di sfogarsi il più possibile, prendendo a pugni con violenza il sacco che si trovava davanti. Dopo una sessione di circa due ore, si ritenne soddisfatto e decise di andare in una sala giochi a trascorrere il resto del pomeriggio.
Camminava con il suo solito sorriso ebete, di tanto in tanto veniva fermato da qualcuno che lo riconosceva e, gentilmente, ringraziava per i complimenti. Quando fu davanti all'ingresso del locale, però, trovò lui.
"Ohi, testa di petardo, che hai da gongolare?"
"Sempre gentile." rispose senza smettere di sorridere.
Senza dire altro i due entrarono e si sedettero ad un tavolo. Ordinarono delle bibite in lattina e si trovarono a chiacchierare sugli ultimi avvenimenti accaduti l'uno e all'altro.
"Quindi cosa ti ha riportato qui?" chiede Kirishima curioso.
"Quelli hanno iniziato nuovamente a muoversi e quel tessuto vivente ha ben pensato di richiamarmi."
"Beh, sembra che la cosa non ti dispiaccia."
"Mi avevano assegnato l'incarico più stupido. Io che aspiro a diventare il numero uno, non posso stare chiuso in un ufficio in una cittadina sperduta ad aiutare nonnini tutto il giorno. Io devo essere sul campo." disse con la solita arroganza.
Kirishima si limitò a ridere: potevano anche trascorrere anni, ma non cambierà mai quel suo carattere orgoglioso.
Si ritrovò ad immergersi nei ricordi scolastici: lui, forse, era l'unico che lo capiva realmente e forse per quel motivo che Bakugou gli aveva concesso l'"onore" di essere ancora lì seduto al suo stesso tavolo dopo tutto quel tempo.
Dopo quello che gli era capitato a Kamino, Bakugou era diventato ancora più orgoglioso e Kirishima l'aveva visto spesso isolarsi per combattere con i propri fantasmi.
Anche lui è umano.
Poi qualcosa cambiò, non lo seppe descrivere, ma il solo vederlo gli faceva male al petto, come se gli stessero strappando le viscere.
Anche adesso: lo guardava con la coda dell'occhio mentre l'altro imprecava con lo schermo di un videogioco e quel dolore si faceva sempre più intenso.
Però, al tempo stesso, si sentiva... rilassato.
"Su calmati! Puoi anche perdere ogni tanto ad un gioco!" disse all'altro cercando una scusa per distogliere l'attenzione dai suoi pensieri.
"QUESTO DANNATO GIOCO È BUGGATO!" urlò l'altro fino a far calare il silenzio nella sala.
Imbarazzato, Kirishima lo spinse fuori dal locale scusandosi con i presenti.
"MA CHE COMBINI?! VOGLIO FARGLI SALTARE LO SCHERMO!"
"Bakugou: è un gioco. Un-gioco!" gli rispose sorridendo.
Gli era mancato.
Già, gli era mancato.
"Bakugou se stasera non hai impegni, ti va una pizza?"
"Solo se dopo andiamo al cinema a vedere un film che mi interessa." borbottò.
Kirishima rise e acconsentì.
La serata trascorse velocemente: Bakugou si era lamentato con il proprietario che la sua pizza non era abbastanza piccante e al cinema commentava urlando ogni cosa che faceva il protagonista, perché gli ricordava Deku. Non seppero mai come finì il film: vennero sbattuti fuori ancora prima della fine del primo tempo.
"Ohi amico: oggi sei proprio di malumore." commentò Kirishima sulla via verso casa.
"Sono gli altri ad avercela con me oggi." ribatté deciso.
"Certo, proprio gli altri." rispose il rosso ridendo.
"CHE HAI DA RIDERE?!" sì scaldò il biondo facendo scoppiettare la mano vicino al viso dell'altro.
"Niente, assolutamente niente. Comunque sono contento che tu sia tornato: mi annoiavo da solo." ammise sorridendo.
"Tsk!"
Si salutarono ad un incrocio prima di dirigersi ognuno alla propria abitazione.
Solo, ora era di nuovo solo.
Camminava per il vicolo con una mano sul petto: l'avrebbe rivisto... quando?
Forse perché, senza la sua presenza, si sentiva vuoto. In fondo lui era il suo più grande amico, con il quale aveva condiviso gli anni più belli della sua vita e le esperienze più brutte che fortificano. Si erano fatti in qualche modo supporto a vicenda nei momenti critici.
Il dolore prese più potenza: decise di accelerare il passo fino a casa e andare a dormire il prima possibile.
Stava prendendo sonno quando ricevette un messaggio.
"Domani sera, allo stesso posto."
"E chi dorme più adesso?" pensò sorridendo.
"Non mancherò."

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora