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Non si aspettava di svegliarsi con il ragazzo accanto, anche se lo aveva sperato.
Allungò il braccio: freddo.
Vuoto.
Lentamente aprì gli occhi trovandosi di nuovo solo in quel letto, che per la prima volta gli era sembrato comodo.
Inspirando si mise seduto stiracchiandosi e aggiungendo quel pizzico di controvoglia, si alzò riscoprendosi ancora nudo.
Un leggero rossore apparve subito sulle sue guance nel ripensare alla notte precedente.
Si diresse in bagno per farsi una doccia e passò davanti allo specchio: un urlo gli partì guardandosi nel riflesso.
Violacei segni erano sparsi dal collo sino ai pettorali.
E quelli come li avrebbe coperti?!
"Ieri sera non eri contrariato quando ti marchiavo a dovere." disse ghignante una voce proveniente dall'uscio.
Si voltò trovando il ragazzo a guardarlo divertito dalla situazione, mentre lo squadrava appoggiato allo stipite con le braccia conserte.
"Pensavo che te ne fossi andato." borbottò fiondandosi in doccia.
"Credevi realmente che fossi quel tipo di persona che dopo una nottata di sesso, sparisce prima che l'altro si svegli?" domandò il biondo sedendosi sul mobiletto, mentre lo scorrere dell'acqua iniziò a sentirsi.
"Non ho detto questo." rispose imbarazzato.
Non avrebbe comunque immaginato tutto quello che stava accadendo: lo aveva considerato sempre il suo migliore amico, si era riscoperto innamorato di lui e ora?
Cosa erano diventati?
L'altro aveva risposto a quella che doveva essere una confessione con una frase altrettanto strana.
Si erano ritrovati a letto insieme.
E adesso lo vedeva girare per casa come se fosse anche sua.
Confuso.
Nuovamente confuso.
Cavare una spiegazione logica da quel ragazzo al momento avrebbe solo creato ulteriori dubbi o ripensamenti.
Uscì dalla doccia infilandosi l'accappatoio e osservò il biondo ritrovandosi nuovamente imbarazzato.
"Ho preparato la colazione." gli disse borbottando.
Poté notare che anche l'altro era nella sua medesima situazione: in pieno imbarazzo.
O confusione.
"Grazie." gli rispose sorridendo.
Forse comportarsi normalmente avrebbe allentato quell'instabilità in cui erano caduti.
Iniziò a parlare di sciocchezze mentre si vestiva e si asciugava i capelli, lamentandosi del turno pomeridiano che trovava sempre più lungo rispetto agli altri.
"Rimarrò qui." annunciò Bakugou tutt'un tratto.
Trasalì: non voleva accelerare i tempi, né tantomeno ritrovarsi ad obbligarlo a sconvolgere la vita per lui.
Lo guardò del riflesso dello specchio: testa bassa, viso purpureo e sguardo coperto dalla frangia.
Sospirò e posò il phon per poi voltarsi, chinandosi davanti a lui.
"Guarda che non devi sentirti obbligato. Non voglio che solo per quello che è successo ieri tu debba forzare le cose." gli spiegò cercando di essere più deciso possibile, anche se il suo tono di voce diceva tutt'altro.
Certo gli faceva piacere quella decisione così improvvisa, ma proprio perché si trattava del ragazzo più chiuso che conoscesse sull'intero pianeta, che la cosa l'aveva un po' scosso, se così si poteva dire.
"È stato bello. Tutto. Anche svegliarmi vicino a te. Avevi una cazzo di faccia idiota mentre dormivi, ma è stato comunque bello."
Bakugou imbarazzato con una sfumatura di timidezza era l'ultima cosa che si sarebbe mai immaginato di poter vedere.
Sorrise e si alzò.
"Andiamo a fare colazione?"
Quella mattina trascorse velocemente, che ora stava maledicendo del tempo in ufficio che non passava.
Sembrava che l'orologio a parete marcasse più del solito ogni secondo.
Poi arrivò una segnalazione: presunti Villains in un edificio poco fuori il centro città, stavano rapinando una banca.
Red Riot fu accolto con un sospiro di sollievo dai due colleghi e dagli agenti presenti sul posto.
"Non vogliono sentire negoziazioni. Hanno solo detto di lasciargli il tempo per agire e nessuno si farà del male. Quello che ci spaventa è quel Nomu che sta sul tetto di vedetta, come se aspettasse un segnale per seminare il caos." gli spiegò quell'eroe un po' agitato.
"Se hanno chiamato noi, vuol dire che dentro ci sono pesci piccoli. Io mi occuperò del colosso lassù cercando di distrarlo, mentre voi entrerete liberando gli ostaggi con il supporto degli agenti presenti. La priorità sono le persone all'interno, quindi se i Villains dovessero fuggire, avremo comunque dei dati per rintracciarli."
Doveva essere il più determinato di tutti e tre: quei due sembravano farsela sotto e imprecò mentalmente con il suo senpai per essere partito in una missione estera.
Si misero in posizione e al segnale partirono all'attacco.
Di nuovo contro un Nomu: ripercorse mentalmente il suo ultimo combattimento contro di uno di essi.
Immagini sfocate, confuse, cariche di rabbia, odio e sete di sangue.
Questa volta non sarebbe stata uguale: questa volta aveva una strategia.
Saltò dal tetto limitrofo atterrando davanti al nemico, sferrandogli un calcio.
L'effetto sperato di farlo spostare scaraventandolo contro l'edificio in cantiere non riuscì, che si ritrovò preso per la gamba, indurendosi completamente il busto e la testa prima dell'impatto al suolo.
Altri attacchi ne conseguirono, ma ben presto si riscosse da un urto trovandosi lui stesso in quel cantiere.
Diede un allarme agli agenti con richiesta immediata di rinforzi, ma non ricevette alcuna risposta.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare, che il nemico gli fu di nuovo addosso.
Attacchi che andavano a vuoto, mentre la stanchezza iniziava a farsi sentire.
Poi lo notò: un macchinario collegato a due cavi iniettavano liquido continuo al Nomu.
Non sapeva cosa fosse, ma sicuramente centrava con la resistenza.
Decise di sfruttare al pieno ogni sua ultima energia: attivò la Unbreakable per poi lanciarsi contro il colosso strappandogli il marchingegno.
L'urlo che lanciò la bestia era di rabbia pura e un colpo violento alla schiena, lo atterrò.
Un colpo solo.
Era bastato un solo colpo di quel dannatissimo Nomu per rompergli quella corazza di cui tanto si vantava.
Vide due piedi avvicinarsi a lui, ma era confuso e dolorante per percepire chi fosse.
Poi una nube violacea lo avvolse e il buio prese coscienza.
Bakugou aveva atteso a lungo quella sera: aveva preparato la cena e alla fine si era arreso mangiando da solo.
Il pomeriggio era andato a casa dei suoi a recuperare tutte le sue cose e le aveva sistemate facendosi spazio tra le poche del rosso.
Sapeva che i turni potevano dilungarsi.
Sapeva che poteva esserci la possibilità di qualche straordinario.
Si mise sul divano con una coperta a guardare la televisione.
Lo avrebbe aspettato tutta la notte se fosse stato necessario, ma nemmeno all'alba Kirishima tornò a casa.

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora