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Era trascorso un mese da quella notte.
Kirishima era uscito dall'ospedale e aveva ripreso lentamente il suo lavoro. Era stato trasferito sotto l'agenzia di Fatgum e al momento si occupava di svolgere leggere mansioni di ufficio. Il suo vecchio titolare non se la sentiva più di tenerlo, forse per rimorso di avergli fatto correre l'ennesimo pericolo, o forse semplicemente perché non voleva ulteriori guai. Il Ministro aveva ripreso la sua quotidianità a testa alta ed era passato molte volte a trovarlo quando era ricoverato. "Se non ci fossi stato tu ad infondermi coraggio, a quest'ora sarei morto.", gli confidò più volte. Dal suo punto di vista l'eroe si sentiva invece demoralizzato: di quella missione aveva solo un brutto ricordo. Durante la sua convalescenza scoprì cosa successe quella notte dopo aver perso i sensi: la battaglia era stata violenta, i Villains erano riusciti tutti a scappare tramite un Warp Gate e, a parte lui, gli altri avevano riportato ferite non gravi. Una volta ristabilito Kirishima si mise ad allenarsi deciso a potenziare ulteriormente il suo quirk: non poteva far ricapitare nuovamente una situazione del genere. Doveva diventare più forte.
Quel pomeriggio gli spettava di riposo, come il giorno successivo. Era sabato e il ragazzo stava fissando il suo cellulare combattendo interiormente. Si era fatto una promessa: scrivergli. Il problema era il cosa. Aveva sentito nuovamente quella profonda fitta e da allora era sempre costante. Doveva di capirne il motivo e aveva bisogno di certezze. Una volta chiarito con se stesso, avrebbe agito di conseguenza.
Prese coraggio e scrisse un messaggio.
"Ehi Bro! Tutto bene? Pensavo che se non hai impegni per stasera, ti va se ci becchiamo alle 20.00 al solito posto? Sarò puntuale, promesso!"
Chiaro e conciso. Si lanciò sul letto e attese. Svogliato accese la televisione: stavano trasmettendo le riprese in diretta di una missione da parte di alcuni eroi. Da quello che riuscì a capire, era crollata una palazzina per cause ancora ignote. Vide Mounth Lady e N°13 salvare decine di famiglie senza intoppi. Sospirò: gli mancava stare in servizio.
A causa dei danni riportati non era tornato ancora del tutto in forma, quindi in missioni come quelle di salvataggio, sarebbe stato inutile. Si passò il dito sulla nuova cicatrice sopra la clavicola destra: era profonda e lunga. Chissà quante altre gli rimarranno sul corpo, pensò.
Del messaggio non arrivò risposta, ma il ragazzo si vestì ugualmente e andò sul luogo di ritrovo. Non aveva ancora mobilità piena delle braccia, per cui evitò di passare tempo davanti allo specchio a sistemarsi i capelli. Una semplice t-shirt grigia con il cappuccio e jeans neri, uscendo poi di casa e, con l'ansia a mille, raggiunse la fontana.

20.30

Era in ritardo. Mezz'ora di ritardo. Nonostante tutto, era sempre stato puntuale. Forse non aveva voglia di vederlo? Kirishima sospirò e tornò a casa.
L'inizio di settembre preannunciava la fine dell'estate: una leggera brezza tiepida scuoteva delicatamente le fronde degli alberi lasciando cadere qualche isolata foglia debole.
Giunto nel suo appartamento, si mise a giocare alla console in sala: un gioco basato su svolgere missioni per risolvere misteriosi omicidi. Si era fatto portare una pizza per cena e si era concesso una serata di tranquillità.
Erano più o meno le 2 di notte quando bussarono rumorosamente alla porta.
Kirishima, che si era addormentato sul divano, si svegliò di soprassalto e imprecando, andò ad aprire la porta.
Spalancò gli occhi: era lì, con indosso la Hero Suit e lievi graffi alle braccia.
"Scusa il ritardo." gli disse.
Kirishima, stupito, non rispose e fece segno con la testa di accomodarsi.
Bakugou entrò e si gettò di peso sul divano, abbandonando le sue granate in terra e poggiando i guanti sul tavolino. Il rosso lo guardò alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.
"Ti avrei detto di fare come se fossi a casa tua, ma a quanto pare non serve."
Il biondo schioccò la lingua, mentre l'altro si avvicinò ad un mobile per poi sporgergli una scatola con cerotti, disinfettante e bende, ed avviandosi in cucina e preparare una caffettiera.
Con la coda dell'occhio lo osservò medicarsi, mentre imprecava contro il suo titolare per avergli assegnato quella missione.
Sorrise e andò ad aiutarlo con alcuni cerotti. In fondo questa era una caratteristica di Bakugou: lamentarsi sempre.
"Beh?! Cos'hai da ridere capelli a petardo?!" chiese scontroso.
"Nulla, semplicemente non ricordo l'ultima volta che ti ho aiutato a medicarti." gli rispose guardandolo sorridendo. "È pronto il caffè." aggiunse mettendo al biondo l'ultimo cerotto e tornando verso i fornelli.
Infine si avvicinò al tavolo, poggiandoci due tazzine accompagnate da biscotti e zucchero.
Bakugou si alzò e si sedette su una sedia, il rosso dalla parte opposta. Calò il silenzio, interrotto solo dal suono dei cucchiaini nelle tazzine.
"Quindi com'è andata stasera? Era semplice come missione?" disse Kirishima cercando di trovare un dialogo.
"Tsk! Il solito lavoretto stupido! Un eroe come me non può essere mandato a salvare un gatto da un ramo! Che poi quella bestia ha preso a graffiarmi una volta scesi dall'albero! Volevo fargli esplodere la testa!"
Il rosso iniziò a ridere immaginandosi la scena: l'orco cattivo che salva la dolce creatura.
"NON FA RIDERE!"
"E invece tantissimo!" gli disse tra le lacrime.
"Beh, sentiamo: tu cosa hai fatto oggi?!"
"Oggi pomeriggio e domani sono di riposo..." rispose con una punta di amarezza. "Ora lavoro con Fatgum, ma dopo quell'incidente non sono ancora tornato attivo come eroe. Inoltre devo riprendermi del tutto e ci vorranno ancora un paio di mesi. Riguardo a un mese fa..." iniziò Kirishima.
"Non mi interessa. Hai fatto il tuo lavoro. Il resto è superfluo." concluse Bakugou posando la tazzina sul tavolo e osservando la cicatrice che si intravedeva dal colletto della maglia.
"Superfluo? SUPERFLUO?!" gli rispose il rosso stringendo i pugni.
Il biondo si alzò sbuffando e prese le sue cose. Appariva scocciato da quel discorso, per cui si diresse verso la porta.
"COME PUOI ESSERE TU COSÌ SUPERFICIALE?!" gli domandò correndogli dietro.
"Sei vivo? A me interessa questo." gli disse aprendo la porta.
Kirishima tirò solo un pugno contro la parete alla sua destra. "Perché, spiegami perché ogni singola volta devi comportarti così. Ti presenti, mi fai sentire uno schifo e te ne vai! Ero deciso a non ringraziarti per quella notte, dopo l'ultimo nostro incontro sei comunque arrivato a salvarmi. Tu mi hai salvato. E hai anche aspettato in ospedale! Poi... sei sparito, di nuovo." gli disse con le lacrime agli occhi.
Bakugou chiuse la porta e poggiò le sue cose in terra. Sicuramente non si aspettava una reazione del genere, o meglio: conosceva bene Kirishima e in fondo doveva sentirsi ferito nell'orgoglio per ciò che gli era accaduto. E lui da amico non si era comportato bene: lo aveva escluso dalla sua vita.
"Scusa..." gli disse sibilando.
"No, scusa tu: sinceramente non so cosa mi è preso!" rispose il rosso asciugandosi gli occhi e sorridendo. "Solo perché è un periodo difficile per me, questo non significa che devi scusarti. Probabilmente avrai avuto i tuoi validi motivi per comportarti in questo modo."
Il biondo strinse i pugni. Sentiva una punta di rimorso in quelle parole.
"Beh, io vado a sedermi sul divano a guardare un po' di televisione. Tanto credo che ora non riuscirei a dormire. Visto che è tardi puoi fermarti qui, se vuoi." gli disse Kirishima andando in sala.
Poco dopo il biondo lo raggiunse e si sedette accanto a lui. Fece un lungo sospiro.
"Bakugou siamo amici no?" Gli mise un braccio intorno alle spalle. "Essere amici non è solo combattere assieme o svagarci da qualche parte. Mi ritengo fortunato a poterti ancora parlare dopo tutti questi anni." concluse sereno.
Bakugou accennò un ghigno che a Kirishima parve un sorriso.
"Ovviamente, ora che siamo diventati eroi a tutti gli effetti i rischi sono maggiori. Non posso prometterti che uscirò illeso da qualsiasi missione, ma posso prometterti che non morirò tanto facilmente."
"Grazie..."
"Scusa non ho sentito bene..." rispose il rosso facendo finta di avere qualcosa nell'orecchio.
"NON LO RIPETERÒ UNA SECONDA VOLTA!" sbottò l'altro.
Kirishima scoppiò a ridere.
E passarono così quel poco della notte rimasta, a parlarsi di tutte le loro avventure.

The world needs heroes [KiriBaku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora