Capitolo 6

6.5K 209 111
                                    

Percy's pov

- E quindi sei il fidanzato di mia figlia - disse il signor Chase guardandomi da capo a piedi

- Emh...si - risposi

Lui annuì e tornò a guardare i palazzi di New York.

Ma guarda tu in che guai mi ero andato a cacciare.
Non ero pronto a conoscere la famiglia della mia ragazza, ma proprio per niente!

Annabeth, d'altro canto, stava raccontando i suoi ultimi studi alla madre e al fratello, mentre la cugina mi guardava da lontano con, quasi, la bava alla bocca.

Un paio d'anni prima ero stato con delle ragazzine più piccole di me, ma ora ero abbastanza maturo da non provarci con quelle dell'età di Mandy.
E poi ero fidanzato

- Percy cosa studi tu? - mi chiese la madre di Annabeth

- Biologia Marina - risposi

- E quindi vuoi un futuro da biologo - si intromise il padre - Eppure ti vedo più come un direttore di qualcosa -

Mi andò la saliva di traverso a quell'osservazione, ma cosa cavolo gli diceva la testa?

- Papà! - esclamò Annabeth vedendomi in difficoltà e sentendo quelle parole

- Io...dirigere qualcosa? No dai...ma che storia! - borbottai

Non avevo intenzione di dirigere proprio un bel niente, in teoria...anche se sapevo che, in pratica, mi toccava
Vabbè questo è un discorso che non ho voglia di affrontare adesso che ho vent'anni.

- Ma che ho detto di male? Ho fatto solo un'osservazione - si difese il signor Chase

- Papà a volte dovresti tenerti i pensieri per te - si intromise il fratello di Annabeth, Malcolm

- Penso che Percy sia libero di scegliere la propria strada da solo - disse la signora Chase

Ma che cos'era un interrogatorio per il mio futuro?
No sul serio, c'era già mio padre a rompere l'anima!

- I tuoi genitori invece? - chiese ancora il signor Chase

- Papà lo lasci in pace? -

Ok...sentivo puzza di guai a questo punto.

- Mia madre lavora in una casa editrice e mio padre...lavora...in un'azienda - risposi titubante

- Che azienda? - si interessò la signora Chase

Evvai! Ma fatevi pure gli affari miei!
Decisi di dire la verità, cioè una mezza.

- Per l'Olympia - risposi

- L'azienda che costruisce le navi da crociera? - chiese Malcom

- l'Olympia organizza anche le crociere, non costruisce solo navi - disse il padre di Annabeth - Lo so perché ho lavorato ad un progetto per quell'azienda un po' di anni fa -

Cosa? Mi sentii sbiancare.
Che cosa avevo fatto di male nella vita?
Ecco perché tutte quelle domande sul fatto di gestire un qualcosa e le domande sulla mia famiglia.
Possibile che sapesse chi ero?
No, io non lo avevo mai visto, altrimenti mi sarei ricordato di lui.

- Ah sì! Non lo sapevo - dissi passandomi una mano tra i capelli e alzandomi dal divano - Scusate, vado un attimo in bagno -

Mi dileguai, avevo bisogno d'aria

                              ***

Annabeth's pov

Quando Percy scappò fulminai mio padre.

- Che cosa ti è saltato in mente? Non lo conosci e l'hai tartassato - dissi

- Ho l'impressione che stia mentendo - mi rispose papà

- E su cosa? - chiesi - Sono affari suoi quello che riguarda la sua famiglia o sbaglio -

Papà alzò gli occhi al cielo.
Sapevo che l'unica cosa che interessa a mio padre era proteggermi e vedermi felice, ma Percy non era il mio ex e se mentiva alla mia famiglia non era una tragedia.

- Percy non è QUELLO - dissi

- Annabeth voglio solo che tu stia al sicuro -

- Papà, Annabeth sa badare a se stessa - mi difese Malcolm

Lo sguardo di mio padre si rabbuiò, chissà che cosa gli stava frullando per la testa

- Parla chiaro, che cosa c'è? - chiesi

- Sta mentendo - dichiarò

- Anche se fosse? -

- Voglio vederci chiaro -

- Frederick ora smettila - intervenne mamma - Percy mi sembra un bravo ragazzo, non farti strane idee -

Avevo capito alla conclusione a cui era arrivato papà. Se aveva davvero lavorato per l'Olympia, aveva conosciuto il proprietario e Percy era la fotocopia esatte di suo padre.
Chiunque conosceva Poseidone Olympia dava per scontato che il mio ragazzo era suo figlio.

- Somiglia al proprietario dell'Olympia - si arrese alla fine

- Ma il mio cognome è Jackson, quindi direi che c'è un problema - disse Percy

Mi voltai e lo vidi, era poggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo truce.
Quello su suo padre era un argomento che non voleva toccare per nessuno motivo al mondo.

In quel momento suonò il campanello e Percy, sbuffando andò ad aprire.
Lo sentii imprecare, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Guardai la mia famiglia e raggiunsi il mio ragazzo, rimasi sorpresa: alla faccia della coincidenza!

- Ma ti pare che tu appari sempre nel momento sbagliato? - chiese Percy scontroso

- Se tu ti degnassi di rispondere al telefono di tanto in tanto - disse Poseidone - Io non farei le apparizioni -

- Che c'è? Pensavi che me la svignassi? -

Il padre lo guardò e Percy alzò gli occhi al cielo

- Che ti serve? - chiese il mio ragazzo

- Eddai Percy! - lo rimproverai

- Annabeth - mi salutò Poseidone con un sorriso - Sono venuto a dirti che domani sera ti voglio a casa, abbiamo una cena con un'altra azienda per metterci d'accordo su un nuovo progetto -

- E io che c'entro -

- Lo porterò anche con la forza se necessario - mi misi in mezzo, afferrando la mano di Percy

Il mio ragazzo mi guardò con uno sguardo per niente amichevole e ricambiai

- Okay, va bene - cedette alla fine - Non ti invito ad entrare perché abbiamo ospiti -

- La tua famiglia? - chiese Poseidone rivolto a me

Annuii con un sorriso imbarazzato.
Lui sorrise, scompigliò i capelli del figlio, facendolo sbuffare, e se ne andò

- A domani sera ragazzi. Annabeth l'invito era esteso anche a te - disse scendendo le scale

Una volta soli, Percy sbottò

- Perché hai detto che andiamo? Io non voglio entrare in società! -

- Percy, maledizione, hai vent'anni... è ora che cominci a lavorare con tuo padre - lo rimproverai - Non fare il bambino -

- Liberami da tuo padre e andiamo, altrimenti mi rinchiudo in camera -

- Lo farò - gli promisi dandogli un bacio a stampo.

Non ti odio più...ti amo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora