Che darei per riavere tutto quello che mi hai dato in questo tempo, guarda, non lo immagini.
Passo i giorni a sognare i tuoi sorrisi, a sentire i tuoi respiri ed a rabbrividire ripercorrendo nella mente le tue carezze. Ripercorro queste lenzuola che t'hanno ospitata nuda, che ci hanno avvolte nelle notti fredde dell'inverno, che son state sporcate dal nostro amaro amore.
Sono rinchiusa in ricordi, parole e promesse che non voglio e posso dimenticare. Sono ancora piena di quelle iniziative per il futuro che stabilivamo insieme e sorrido, chiedendomi se sono ancora valide e giuste.
E poi lo sento; sento il cuore che ancora pompa amore, che non vuole arrendersi al sangue che s'è creato tutt'attorno.
Sento quella strana voglia di baciarti fino a toglierti il respiro, quella voglia di sorriderti e dirti che va tutto bene. Di prenderti per mano e passeggiare tranquillamente lungo la costa del mare. Di baciarti, ancora.
Di tenerti fra le mie braccia e passare le labbra fra i tuoi capelli, di giocare con le tue piccole mani e di prenderti dai fianchi.
Di amarti e amarti ancora, anche se dovessi darti fastidio. Di dimostrarlo ogni giorno della mia vita senza avere più paura di nessuno.
Ho quella voglia di te che nessuno, ne son certa, ha mai avuto.
Ho quella voglia di dimostrarti che nulla è cambiato e che per quanto possa essere imperfetta, immatura od impulsiva sono sicura che l'amore che vedi nei miei occhi, lo troverai solo e sempre in quest'ultimi.
«Ma li abbiamo i biglietti?» la sua voce mi riportò sulla terra, facendomi rendere conto di essere stata per metà tragitto in silenzio, attaccata ad uno di quei pali di metallo a guardare le immagini della mia città scorrere veloci dietro al finestrino.
«Sì, li abbiamo.» il suo sguardo sembró triste, alla mia freddezza.
Non dovevo comportarmi così, lei doveva essere felice.
Arrivammo finalmente a casa e come da tradizione, le rubai lo zaino dlle mani, scortandoglielo fino al piano di sopra, dove avremmo dormito quella notte.
Era pomeriggio presto, il solito silenzio regnava in casa e non potevamo fare granché, allora decidemmo di starcene sdraiate sul tappeto a fare zapping in tv, fra cartoni animati e telefilm.
«Obbligo o verità?» ci risiamo, quel maledetto gioco. Sorrisi.
«Obbligo.»
Si avvicinò al mio viso e rimase in silenzio a guardarmi, con ancora quel sorriso stampato sulle labbra.
«Questo è il tuo obbligo.»
«Fissarti?» diventò seria.
«Baciami, idiota.»
Il mio stomaco si capovolse, proprio come tutta la situazione in quel preciso istante.
Le mie labbra non esitarono, portai velocemente una mano sulla sua mandibola e la baciai. Quelle labbra, quanto mi erano mancate.
Nel giro di pochi secondi eravamo a stretto contatto, non ci eravamo distaccate neanche un attimo, sembrava stessero passando anni.
Ne volevo ancora, volevo lei, volevo noi.
Le mie mani passarono fra i suoi capelli, lei tirò una mia coscia sul suo bacino. Sentii i suoi fianchi a stretto contatto con me, sentivo di essermi bagnata.
Il suo respiro si fece più profondo, ci distaccammo solo per ammirare quel piccolo filo di saliva che si era creato fra le nostre labbra rompersi sotto i nostri respiri.
Mi tirò su di lei, ansimai per la sua presa di posizione e mi piegai nuovamente a baciarla. Sentii le sue mani appropriarsi delle mie natiche, mi scappò un gemito che la fece impazzire.
Mi sporsi a baciarle il collo, a leccarlo e subito dopo che lei si era fatta spazio dentro i miei pantaloni, a morderlo, trattenendo i mugolii.
Tirò i miei slip verso l'alto; ricordava quanto mi piacesse quella sensazione. Alzai il viso in direzione del suo orecchio, sapevo quanto le piaceva sentire il suo nome spezzato fra gli ansiti e la chiamai, mordendole subito dopo il lobo.
Improvvisamente le sentii. Le sue dita scivolarono nettamente sulla mia apertura, fino ad arrivare al mio clitoride che stimolò con così tanta facilità; il freddo che era sulle sue mani diventò subito caldo sotto le mie labbra vogliose.
Trascinai la mia fronte sulla sua e ci guardammo negli occhi, quando ormai i miei gemiti cadevano sulle sue labbra che subito dopo lei si bagnò con la lingua.
Quanto era eccitante quando lo faceva, quanto era eccitante impadronirmi di essa fino a succhiarla avidamente. Venni: tremai sotto le sue dita e gemetti nuovamente il suo nome, abbandonando la sua lingua ed incatenando il mio sguardo al suo.
Quel gioco iniziò a piacermi.
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