5.

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Tornai in classe più velocemente del solito; alla cattedra c'era la professoressa di Tedesco. Una donna sulla cinquantina, suppongo, abbastanza in carne, la faccia paffuta ed i capelli biondi. In quattro anni che la conosco, ancora non ho capito di quale colore siano i suoi occhi. Riservavo un tipo di rancore verso di lei; in tutto questo tempo non abbiamo mai fatto nulla di concreto e se ci mettevo anni per formulare una frase era solo colpa sua e delle sue spiegazioni superflue col suo accento romano.

Mi sedetti subito al mio posto cercando di non far incrociare il mio sguardo con nessuno, ma sfortunatamente Vanessa, che era al banco dietro il mio mi si avvicinò alle spalle per parlarmi con un bisbiglio.

«Hai una faccia che fa paura, cos'è successo?»

Solita pettegola. Voleva saperlo a tutti i costi, non avrebbe trovato un motivo per litigare, sennò. Giurerei sia la cosa che più le piace fare.

Vuotai il sacco.

«Hannah mi ha baciata, e non innocentemente.»

Meredith, la mia compagna di banco, si girò subito verso di me con un sorriso che spaziava in tutto il suo viso e Vanessa scivolò con il gomito dal banco su cui era appoggiata.

Sospirai e non volli parlare. Tutti erano cosí felici, tutti, tranne me. Sentivo mi mancasse Liz in un modo che non avevo mai sentito prima.

Quel pomeriggio fu difficile studiare, la mia mente precipitava costantemente nel ricordo dell'ultima volta passata con lei. Decisi di mettermi a letto e staccare la spina per un po', ma mi mandò un messaggio appena chiusi gli occhi. Aprii la sua conversazione e notai che era una foto. Rimasi a bocca aperta solo dopo averla scaricata;  era il suo seno nudo. Una sua mano ne stringeva uno, mentre mi aveva concesso di ammirare l'altro. Avvampai e mi rigirai nel letto più volte non sapendo cosa risponderle. Poi presi coraggio.

«Un'altra, Liz.»

Avevo così tanta voglia di lei, era passato troppo tempo dall'ultima volta che ebbi l'onore di vedere il suo corpo. Ne sono sempre rimasta innamorata, la sua carnagione chiara calzava a pennello con la sua pelle liscia e morbida.

Per quanto bello fosse il suo seno, per quanto la mia lingua ripercorreva mentalmente i suoi capezzoli turgidi e potevo già sentirne il sapore, non ne avevo abbastanza. Volevo altro.

Non esitò ad accontentarmi spedendomi, questa volta, una foto dei suoi fianchi e le sue dita che tirando verso il basso il pantalone, lasciavano intravedere il suo pube.

Stavo letteralmente impazzendo interiormente e scrutai ogni dettaglio delle due foto, avvertendo la mia intimità chiedere pietà per la troppa eccitazione.

«Mi ecciti così tanto.»

«Allora toccati per me.» quando lessi quelle parole schiusi le labbra e sentii lo stomaco aggrovigliarsi, per non parlare dello stato dei miei slip in quel momento.

Deglutii.

«Lo vorresti?»

«No, Allison. Voglio, che tu lo faccia.»

Rimasi per circa due secondi a guardare il soffitto domandandomi se fosse la cosa giusta da fare, ma la mia mano raggiunse il mio pube ancor prima avessi trovato una risposta.

Mi scrisse senza che le abbia più detto niente 'Brava, piccola.' e con quella frase fece partire automaticamente le mie dita.

Non capivo perché facesse così con me, non ero io la sua ragazza. Non ero io quella con cui avrebbe dovuto fare quel tipo di cose e non ero io quella che doveva essere chiamata in quel modo.

Ma mi eccitava, e le mie dita accellerarono quando il mio respiro si faceva sempre più pesante. Chiusi gli occhi e non facevo altro che vederla. Sentivo il suo respiro sul mio collo ed in un attimo la immaginai su di me, con le mani al posto delle mie. Mi feci scappare un gemito quando raggiunsi l'orgasmo e sospirando vidi la mia fantasia sparire.

Dovevo vederla.

Dovevo viverla ancora.

Dovevamo averci.

I given up.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora