6. Forse non era nulla...

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Hermione, terminata la seduta con Draco, si diresse verso la metro più vicina per ritornare a casa. A Dublino aveva acquistato un piccolo appartamento vicino al campus, dove abitava da quando si era trasferita. La città, ospitale e cosmopolita, fu per Hermione una piacevole scoperta. La capitale irlandese, vivace e ricca di storia, aveva affascinato sin da subito la ragazza per le sue tante sfaccettature. Antichi edifici medievali convivevano con palazzi moderni e coloratissimi pub, dove la storia si fondeva con la leggenda e con i racconti della gente del posto. Girando per la città, si poteva passeggiare nel passato, tra eleganti strade georgiane e grandiosi edifici, come il Trinity College, la Cattedrale di San Patrizio o il Castello di Dublino.

La mente del vecchio Golden trio studiava Letteratura all'Università Statale di Dublino. Non era stato poi così difficile per lei farsi convertire dalla McGranitt il suo diploma di Hogwarts in uno babbano e iscriversi quindi all'università, recuperando velocemente l'anno che aveva perso in Australia per cercare i suoi genitori.

Il piccolo appartamento di Hermione era al piano terra, con il giardino che si affacciava direttamente verso la facoltà. Si trovava in una zona tranquilla e poco trafficata, ma era vicino alla metropolitana e per lei era molto facile andare sia a scuola sia in centro quando lo desiderava.

Qualcuno di molto saggio una volta aveva detto che troppo spesso aspettiamo e speriamo di trovare la strada giusta, ma ci dimentichiamo che la strada giusta la si trova solo camminando e non aspettando. Per questo lei aveva infine deciso di andarsene da Londra e di farsi un tatuaggio su quell'odiosa cicatrice.

Una volta rientrata a casa prese il cellulare e salvò il numero della Serpe inserendo le iniziali del ragazzo D.L.M.

Le faceva ancora uno strano effetto sapere che Malfoy aveva un cellulare, che lo usasse e che soprattutto fosse ormai distante dalla comunità magica.

Nei giorni precedenti Hermione aveva provato a capire le ragioni che potevano aver portato il principe delle serpi a una decisione così distante dal suo essere, o perlomeno da colui che la ragazza aveva conosciuto durante i loro anni scolastici.

Alla fine però era arrivata alla conclusione che Draco non era quello di un tempo, neanche lei lo era in fondo e quindi andava bene così. Da quando aveva deciso di fargli fare il tatuaggio, tutte le paranoie su di lui e sul suo passato erano state spazzate via con un colpo di vento, liberate come le rondini che ora erano sul suo braccio.

Si tolse la camicetta e si mise comoda, indossando una tuta. Voleva studiare un po' prima di cena. Aveva preparato qualcosa da mangiare il giorno precedente, perché sapeva che avrebbe fatto tardi e voleva recuperare tempo evitando di cucinare.

Immersa in uno scritto di Joyce, ebbe all'inizio solo un lieve fastidio al braccio e una fitta alla testa. Diede la colpa al troppo studio e alla poca luce nella stanza. Di fatto l'appartamento di Hermione era piccolo e pieno di libri, in quel momento soprattutto babbani. Col passare del tempo però il fastidio divenne dolore e la fitta una vera e propria emicrania. Non sapeva bene come comportarsi. Chiamare o no Malfoy? Si rigirò il cellulare in mano, indecisa sul da farsi, fino a quando dalla ferita sul braccio vide fuoriuscire del liquido scuro. Si spaventò a tal punto da comporre il numero della Serpe senza pensare.

«Pronto, Granger, sei tu?» rispose l'ex Serpeverde, subito dopo il secondo squillo. Hermione non aprì bocca. «Merlino, Granger, ci sei? Cosa succede? Per Salazar, rispondimi!» disse il biondo con voce preoccupata.

Lui, il principe delle Serpi, preoccupato per lei? Uno strano calore di diffuse in Hermione, che, come colta da un fulmine, rispose: «Malfoy, scusa, sì, sono io... È che, tutto bene... Più o meno, insomma, ho un po' di dolore e del mal di testa... ma credo sia normale: ho studiato fino a ora e...»

«Saputella, straparli come sempre» la interruppe Draco; conoscendola, sapeva che lei non poteva averlo chiamato solo per una questione così banale. «Oltre al mal di testa e al fastidio hai notato altro?»

Lei indugiò nella risposta e Draco stava già fremendo dalla voglia di smaterializzarsi a casa sua. Se solo avesse saputo dove abitava... Di fatto però ci sarebbero state delle protezioni potenti, perché in definitiva Hermione era sempre la strega più dotata del loro tempo, nonché una che era sfuggita ai seguaci di Voldemort per settimane grazie ai suoi accurati incantesimi protettivi.

«La ferita ha iniziato a sanguinare, io... Non so, adesso sembra passato, è solo che ho visto del liquido scuro apparire ai lati e mi sono un po' spaventata e l'emicrania è aumentata e... Sono qui da sola e... Scusa Malfoy, non è nulla. Ci vediamo dopodomani» e detto ciò riagganciò senza dare il tempo all'altro di rispondere.

Draco guardava il cellulare, ormai spento, cercando di calmare la sua ansia e la sua frustrazione. Per Salazar, gli aveva riattaccato il telefono in faccia e quella dannata ferita stava sanguinando e aveva l'emicrania! Forse non era nulla, o forse era l'inizio del disastro più assoluto. Indossò al volo un paio di jeans e una felpa, ricompose il numero della Granger, ma quella non rispose. Dove diamine poteva abitare? Gli aveva detto che faceva letteratura all'università statale, quindi forse abitava nei suoi paraggi. Draco odiava usare la magia, ma era un'emergenza. Prese la sua bacchetta di biancospino, che Potter gli aveva restituito alla fine della guerra, ed evocò un incantesimo di ricerca modificato da Piton in persona, basandosi sui ricordi della Grifona, che aveva assimilato in quei giorni in cui l'aveva rivista.

Uscì dall'attico e si trovò in strada, dove dopo aver svoltato l'angolo si smaterializzò.

In lontananza un orologio batteva la mezzanotte.

L'invisibilità della Serpe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora