11. Infezione magica

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Draco mantenne la calma alle parole dell'amica, ma un brivido gli percorse la schiena. Se avesse sbagliato qualcosa nel procedimento del tatuaggio e la Granger fosse stata in pericolo? Sentì la riccia tremare piano sotto il tocco delle sue dita. Non aveva ancora lasciato il suo polso. Intanto Pansy scrutava la cicatrice che pulsava sotto il nero della china ed estrasse, di nuovo, la bacchetta. Hermione, visibilmente scossa, non mosse un muscolo. La sua testa era già partita per la tangente e sentiva freddo, tanto freddo.

Il biondo non fece in tempo a voltarsi per dire qualcosa alla ragazza che questa gli sfuggì dalle mani, come se il solo supporre che ci fosse un problema con la cicatrice l'avesse gettata in un abisso senza fine. Hermione si afflosciò su se stessa come un sacco vuoto. Aveva sopportato tante cose durante la guerra, e anche dopo, e quando aveva fatto qualcosa per sé il destino o chi per lui si accaniva contro di lei.

«Per Salazar!» esclamò Draco sentendo la Granger sgusciargli fra le dita. Pansy fu lesta a mormorare un Levicorpus e a portare la grifona in posizione orizzontale, a galleggiare nel bel mezzo del salottino. «Dobbiamo portarla nel mio studio.»

Senza aspettare risposta e mantenendo l'incantesimo ben saldo si diresse verso l'esterno della stanza. Lui dal canto suo si sentiva impotente. Non era mai stato coraggioso e di fronte al dolore altrui era solito scappare. Vedere la Granger senza sensi lo aveva catapultato nei suoi peggiori incubi, quelli che non lo facevano dormire la notte.

Ad ogni modo seguì l'amica, che in maniera efficiente e professionale aveva sistemato la riccia sul lettino delle visite. «Devo sapere se la Granger ha preso pozioni o altro da quando ha vi siete incontrati.» Il ragazzo non le rispondeva, guardava la riccia come in trance. «Draco, per Merlino, reagisci! Non è il momento di lasciarsi prendere dal panico. Ha solo perso i sensi, i suoi parametri vitali sono buoni, li ho già testati, ma per sapere come procedere con la cicatrice mi devi fornire delle informazioni. Io non vedo la mezzosangue dalla fine della scuola. Malfoy!»

A quelle parole taglienti il ragazzo si riscosse.

«L'ho incontrata venerdì scorso, si è presentata al negozio di tatuaggi dove lavoro part time... Sono iscritto alla facoltà di Chimica in Irlanda del Nord e...» Pansy lo ascoltava con attenzione, ma aveva capito solo metà del discorso: Draco lavorava e studiava in una università babbana?

«La prima seduta per il tatuaggio l'abbiamo fatta lunedì e la sera stessa non è stata bene, ma non sembrava nulla. Ieri poi non l'ho controllata e stamani era già così... Mi ha detto che non prende medicine babbane o magiche, tranne la pozione della pace, per dormire.»

«Allora hai fatto tu questo tatuaggio...»

«Sì, Pansy, te l'ho già detto» borbottò Draco.

«Okay, ho capito, non ti alterare. E lo hai effettuato con la bacchetta?»

«Certo che no, ovvio. Vivo fra i babbani, mica posso usare la magia in mezzo a loro...»

Pansy a quell'affermazione sgranò ancor più i grandi occhioni scuri, ma non riuscì a formulare un discorso di senso compiuto perché nel frattempo sembrava che la Granger stesse dando segni di ripresa.

«Draco» chiamò flebile e nonostante fosse poco più di un alito di vento arrivò dritto alle orecchie, e al cuore, del diretto interessato, che si voltò di scatto per avvicinarsi alla ragazza che aveva pronunciato il suo nome.

«Her... Granger, per Salazar!, mi hai fatto prendere un colpo. Dobbiamo portarti al San Mungo...»

«No, no, ti prego... Draco» cercò di dire con un tono deciso, ma sembrava non avere fiato, come se tutto quello che possedeva fosse evaporato come neve al sole.

«Granger, ascoltami bene» intervenne allora Pansy con fare pratico. «Da quello che ho potuto capire la cicatrice che ti ha fatto Bellatrix si è infettata, ma non so bene perché, visto che Draco non è riuscito a dirmi granché. Ce la fai a rispondermi? Prendi qualche medicina? Magica o babbana?»

Hermione sembrò riprendersi appena e guardando la mora scosse la testa.

«Niente medicine babbane, prendo solo la pozione della pace, leggermente modificata da me, prima di dormire, per attenuare gli incubi dovuti al ricordo della guerra.»

Disse quelle parole con sofferenza, ma senza pudore: ormai era lì, in mano a quelle Serpi, e non poteva far altro che affidarsi a loro.

Pansy, al breve resoconto della grifona, parve tranquillizzarsi e sparì dietro un paravento della stanza, dove con buona probabilità si trovavano le pozioni magiche. Draco dal canto suo se ne stava immobile di fianco a Hermione. Il fatto che lei lo avesse chiamato per nome era stato al tempo stesso uno choc e una liberazione. Sentire il suono dolce della sua voce che pronunciava quella parola, mai usata in passato da lei, era stato come un balsamo per le sue ferite interiori.

Si riscosse quando sentì Pansy chiedere di nuovo alla riccia se prima di incontrarlo avesse notato qualcosa di strano alla cicatrice.

«No, Parkinson, direi che non mi ha mai dato grossi problemi... Anche quando la Lestrange era in vita. Non so proprio cosa sia successo. Mi sono documentata moltissimo prima di fare il tatuaggio e in Theoria non ci sarebbero dovute essere controindicazioni» rispose la Granger cercando di venire a capo di quel rebus.

Si era leggermente ripresa e come sempre stava cercando di trovare una soluzione al problema che aveva di fronte. Draco pensò che in quello non fosse cambiata per nulla: era ancora la ragazzina so tutto io di Hogwarts.

Stava ancora ammirando il profilo della grifona concentrata a pensare quando si sentì chiamare da Pansy.

«Malfoy, di grazia ci degni della tua attenzione?» disse una Parkinson evidentemente irritata.

Draco voltò le sue iridi grigie verso l'ex-compagna di scuola, assottigliandole per il disappunto, e fece di sì con la testa.

«Allora, Draco, tu hai fatto il tatuaggio alla Granger senza magia. Giusto?»

«Giusto, ho usato un aerografo...»

«Un aero... cosa?» chiese Pansy con stupore.

«Un aerografo, Pansy, un oggetto babbano che serve per questo scopo, ovvero fare i tatuaggi» disse Draco sbrigativo; tanto Pansy ad ogni modo non avrebbe capito fino in fondo di cosa si trattava.

La mora fece un cenno affermativo con la testa. La magia non c'entrava, almeno quella diretta... quella involontaria, forse.

«E tu, Granger, hai sentito qualcosa di strano durante il processo?»

La riccia, che stava visibilmente meglio, sembrò rifletterci su, ma poi scosse la testa.

«No, solo un po' di dolore, ma credo che sia normale, in fondo l'aerografo è un ago che inietta inchiostro sottopelle.»

Draco, seppur superficialmente attento al discorso, era perso nei suoi pensieri. Molti, anzi tutti, riguardanti una certa Grifona.

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