13. Una serata particolare

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Dopo le parole di Draco il clima nella stanza si era quantomeno rasserenato, anche se non vi erano stati abbracci o strette di mano, né tantomeno pacche sulle spalle. Non era da Serpeverde. Solo sguardi eloquenti, sorrisi sghembi e un paio di bicchieri di un liquore babbano chiamato Bourbon. Per tale motivo quando Hermione e Pansy entrarono nella stanza fu come se qualcuno avesse infranto un vetro.

Il rumore dei passi delle due ragazze sul marmo lucido della villa rimbombava come quello di un troll di montagna. Draco la cercò subito con lo sguardo per sincerarsi che fosse veramente lì. Non l'avrebbe mai ammesso apertamente con nessuno, tantomeno con se stesso, ma vedersela svenire fra le braccia l'aveva decisamente scosso. Se non ci fosse stata Pansy e il suo sangue freddo, non sapeva come sarebbe andata a finire.

Negli anni di scuola gli avevano insegnato magie, pozioni, incantesimi e, grazie a Piton, anche le difficili e complesse arti dell'Occlumanzia e della Legilimanzia. Quello a cui però non era stato preparato erano i sentimenti, quelli che provava, aveva provato, provava, oh non lo sapeva!, per quella ragazza tutta ricci e occhi dorati. Fu riportato al presente da un suono sordo di sedie che si spostavano, mentre sia Blaise sia Theodore si erano alzati per salutare le signore che erano entrate nella stanza.

Hermione fece il suo ingresso nel salotto ancora pallida e traballante sulle gambe: Draco, quando la vide comparire, per quanto incerta, fece un sospiro di sollievo. Inoltre la ragazza aveva uno sguardo determinato. Si vedeva che voleva trovare una soluzione al più presto.

«Vedo con piacere che non vi siete schiantati a vicenda...» disse Pansy rompendo il ghiaccio e schioccando un bacio a fior di labbra a Nott, che ricambiò veloce, stringendo però la compagna per la vita qualche secondo di troppo.

«Salve, Granger, lieto di rivederti. Lo sai, vero, che il Ministero, o meglio Potter, sta cercando di capire dove sei da settimane?» disse Blaise guardando la riccia negli occhi. La ragazza sorrise e resse lo sguardo del Serpeverde e si limitò ad annuire, mentre il biondo ribolliva di un sentimento che presto avrebbe scoperto essere gelosia.

«Harry sa dove cercarmi in caso di necessità» rispose con voce monocorde l'ex-grifona, ma Blaise non capì cosa intendesse con esattezza. «Poi gli ho scritto di recente che sto bene» continuò e sedette vicino a Draco, per lo stupore di tutti, persino del diretto interessato: il biondo fu intimamente felice per quel piccolo gesto della ragazza, ma Blaise parlò di nuovo, facendo riemergere il fastidio precedente.

«Mi sembra che tu sia lontanissima dallo stare bene...» disse Zabini osservandola con attenzione. «Per prima cosa sei nella tana dei serpenti e poi sembri...»

Il ragazzo venne interrotto da Pansy: «Suvvia, non è gentile far notare le mancanze a una signorina. L'educazione, prima di tutto, ricordi?»

«Allora, vi aggiorno in breve sulla situazione» disse Pansy osservando il fidanzato e l'amico. «Draco è venuto con Granger...» e non finì la frase che un colpo di tosse della riccia la fece correggere. «Hermione, lei preferisce Hermione. Beh, insomma! Hermione ha una cicatrice derivante da una ferita inferta dalla zia di Malfoy, che si è infettata, apparentemente dopo che Draco ci ha fatto sopra un tatuaggio.»

A quel punto sia Theodore che Blaise sembravano in procinto di riempirla di domande, ma lei li zittì con un gesto secco della mano e un richiamo che sembrava quello di una sirena impazzita, quindi non proferirono parola, poiché entrambi sapevano che se la mora si fosse arrabbiata sarebbero stati dolori.

«Le domande le potrete fare dopo» riprese la ragazza. «Prima dobbiamo decidere come sistemarci per la notte e soprattutto cenare.»

Fece quindi schioccare le dita e il vecchio elfo domestico comparve nella stanza. Blaise guardava ancora Hermione con intensità e il biondo non capiva l'interessamento dell'amico verso la ragazza. Sapeva che durante il loro ottavo anno il giovane Zabini, oltre a occuparsi di lui, aveva intessuto, per così dire, un'amicizia scolastica con la grifona.

Erano due delle menti migliori di tutta la scuola ed era stato naturale, una volta finita la guerra, cercare nello studio un terreno neutrale. Per lui non era stata la stessa cosa, poiché gli incubi e la frustrazione lo corrodevano da dentro e non gli avevano lasciato via di scampo, se non quella di fuggire nel mondo babbano.

Mentre Pansy dava indicazioni al suo elfo domestico, Draco parlò ad Hermione con tono basso e confidenziale.

«Se non te la senti di rimanere qui e vuoi andartene dimmelo adesso, perché fermare Pansy una volta che è entrata in modalità padrona di casa è praticamente impossibile.»

La riccia lo osservava con sorpresa, ma rispose subito.

«Non ti preoccupare, Draco, ormai siamo qui, e se veniamo a capo di questa faccenda ne sarò felice. Vorrei solo che questa cicatrice mi lasciasse in pace...» disse osservando di nuovo il segno rosso sotto la china nera.

Il giovane Malfoy non sapeva più che gli stesse accadendo: sentirla pronunciare il suo nome in quel modo era un balsamo per le cicatrici che aveva nel cuore e con le quali cercava di convivere da tempo, ma allo stesso modo sapeva di essere stato lui, anche se indirettamente, ad attivare il marchio che sua zia le aveva imposto.

Per fortuna, entrambi quel pomeriggio avevano sistemato le cose a Dublino in modo da potersi assentare per qualche giorno. Draco sperava solo che sarebbero stati sufficienti.

Pansy lo richiamò con la sua voce squillante, mentre Theo e Blaise erano già in piedi e stavano aiutando Hermione ad alzarsi. Draco fremette, ma cercò di calmarsi, perché se avesse continuato così non sarebbe arrivato neanche all'antipasto, visto che Pansy aveva ordinato all'elfo di portare la cena.

I due ex compagni di casa scortarono la grifona fino alla sala da pranzo, che era già stata sistemata dal piccolo elfo di casa Parkinson. Draco lì seguì sbuffando e imprecando tra sé, sotto lo sguardo sornione di Pansy.

«Se non la smetti capiranno subito quello che provi per lei, anche se è evidente» gli disse la mora in modo che sentisse solo lui.

Il ragazzo quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Stava per risponderle a tono quando sentì Hermione ridere. La grifona stava ridendo, forse per una battuta di Blaise, e lo stomaco di Draco fece le capriole, come impazzito.

Accelerò il passo per entrare nella sala da pranzo e vide la ragazza, ancora divertita, che stava guardando i due ex Serpeverde, i quali avevano spostato una sedia per farla accomodare accanto a loro.

«Ah, eccoti» disse Hermione una volta che il ragazzo fu nella stanza. «Credo sia opportuno che ci sediamo vicino, visto che a quanto pare siamo legati da questa, adesso» disse indicando la cicatrice col tatuaggio sopra.

Draco arrossì leggermente e le si avvicinò spostandole una sedia e aiutandola ad accomodarsi, come sua madre lo aveva educato a fare con le donne. Pansy se la rideva di nascosto e aspettava che Theo, imbambolato per la scena appena osservata, le spostasse la sedia di capotavola per farle prendere posto.

Sarebbe stata sicuramente una serata particolare, pensò fra sé la padrona di casa.

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