9. Avvicinamenti silenziosi

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Hermione quella mattina si era alzata presto, nonostante la serata appena trascorsa; non aveva ben assimilato come Malfoy si fosse integrato con i suoi amici in un modo del tutto inaspettato e per certi versi sorprendente.

Dopo essere scesa dal letto si fece una doccia per togliersi il fumo e l'odore della notte. Quando era tornata a casa, accompagnata dai ragazzi e Malfoy, non aveva avuto le forze per lavarsi ed era crollata nel suo letto praticamente vestita. Aveva riposato bene, anche se forse era merito della pozione della pace che ormai prendeva regolarmente. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo perché creava dipendenza, ma in fondo si diceva che lei stessa l'aveva modificata; e poi il pensiero che gli incubi potessero di nuovo impossessarsi dei suoi sogni era per lei insopportabile. Non voleva rivivere i giorni successivi al suo rientro dall'Australia. Il fatto di non aver ritrovato i suoi genitori l'aveva distrutta e i ricordi della guerra erano ancora troppo vividi nella sua mente.

Da quando era in Irlanda aveva trovato una sorta di equilibrio, una routine che sembrava funzionare. Forse per qualcuno non era vita, ma lei ci si era aggrappata con tutte le sue forze.

Rifletteva su ciò, mentre prendeva il suo caffè, quando il cellulare vibrò. "Granger, ieri poi non ti ho controllato la cicatrice, ce la fai a passare dal negozio? Io sarò lì dalle 9:00, oggi Ivan non si sente bene e devo coprire anche la mattina. Fammi sapere. Malfoy. P. S. La musica rock non è poi così pessima, in fondo!"

Istintivamente Hermione si toccò la cicatrice e lasciò sedimentare quella richiesta nella sua mente. Era difficile catalogare quello che stava succedendo tra loro. Non era niente di che, ma per due si erano presi a schiantesimi tutta una vita era già tanto.

"Va bene Malfoy, cercherò di passare! Vuoi che porti la colazione?" non aveva finito di digitare la frase e premere invio che si era già data dell'idiota da sola. Stava per cancellare il messaggio quando arrivò la risposta del biondino "Certo che voglio la colazione! Prendi nota Granger: il caffè lo preferisco nero senza zucchero e i croissant di solito al cioccolato!"

Hermione a quella risposta sorrise tra sé – ovvio che gli piaccia il caffè senza zucchero – pensò.

Non rispose e prese la bacchetta per sistemarsi i ricci; non aveva tempo per fare alla babbana. Doveva sbrigarsi.

Arrivò al negozio di tatuaggi che erano le nove e cinque minuti. Sicuramente Malfoy glielo avrebbe fatto notare.

Entrò nel negozio accompagnata dal tintinnio dello scacciapensieri presente all'ingresso e appena fu nello spazio interno gridò «Malfoy sono arrivata e ho la tua colazione!»

Draco si materializzò dal retro. Hermione ebbe modo di osservarlo mentre entrava nella stanza. Aveva i capelli scompigliati in modo casuale e indossava dei jeans neri veramente attillati, con sopra una canottiera verde militare che lo fasciava alla perfezione.

Hermione deglutì involontariamente, cercando di distrarre lo sguardo dal Serpeverde.

«Sei in ritardo» disse quello in modo atono, come se avesse risposto alla sua precedente affermazione.

«Allora niente colazione» rispose lei con piglio battagliero.

Draco sogghignò vedendo quello che la grifona aveva fra le mani e fece un vistoso cenno, indicando il bancone per appoggiare le buste.

Hermione, sbuffando, fece come le era stato chiesto e si avvicinò al ragazzo. Posò con mano malferma il contenuto del pacchetto di Starbucks sul bancone. Draco vestito in quel modo le faceva uno strano effetto. Sentiva un formicolio alla base della schiena e un calore diffondersi alle guance. Non era possibile che trovasse attraente quella Serpe. Per Merlino, era lo stesso ragazzo che l'aveva insultata per anni!

Non fece in tempo a razionalizzare quello che aveva appena supposto che due mani leggere e sottili presero il suo braccio, scoprendo la cicatrice con un tatto tale che colse di sorpresa la ragazza. Non pensava che Malfoy fosse capace di una simile premura. Rimase incantata dall'eleganza delle movenze di Draco, che sembrava senza peso, mentre la toccava con premura, spostando il suo braccio più vicino al suo sguardo, in modo da capire come stesse andando la cicatrizzazione.

Il biondino scrutava la cicatrice e il tatuaggio con perizia, senza tralasciare un centimetro di pelle. Poi con un gesto fluido, stando attento che non ci fosse nessuno, estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e mormorando qualcosa di incomprensibile la avvicinò al braccio di Hermione. La cicatrice sotto il disegno della piuma prese a brillare leggermente, mostrando i bordi rosso-violaceo come in un foglio di carta carbone.

«Non mi piace che sia ancora così sensibile alla magia» disse asciutto il ragazzo, senza però sciogliere il contatto con lei. Hermione deglutì, perché per lei era una notizia inattesa. Credeva, sperava, che stesse andando tutto per il meglio... Invece, da quello che le stava dicendo il Serpeverde, la situazione si era complicata. Hermione era confusa, anche per il contatto con la mano di Draco, che irradiava calore nella sua pelle, attraverso ogni punto di contatto.

«Cosa dovrei fare, allora?» chiese con un tono che le uscì più acuto del previsto, quasi isterico, ma non per la cicatrice, bensì per come si sentiva sotto il tocco del suo ex-nemico.

Draco la osservava pensieroso da sotto le ciglia chiare e mollando inaspettatamente la presa sul braccio della ragazza iniziò a camminare su e giù per il negozio, afferrando nel mentre uno dei due caffè. Hermione non era preparata a quel repentino distacco e si sentì smarrita dalla sensazione di vuoto che stava provando.

«Credo che sarebbe saggio andare al San Mungo, prima di procedere oltre con il tatuaggio. Ti ripeto: non voglio essere il responsabile di... Insomma, non voglio che tu ti senta male o che peggio la ferita si infetti magicamente» disse quasi a se stesso, soffiando sulla bevanda calda.

Hermione scosse la testa, cercando di raccogliere le idee. «Non voglio andare al San Mungo, primo perché ci lavora Hannah, che si frequenta con Neville, e secondo perché se andassi lì in un baleno tutti saprebbero dove sono. Vorrei che il mondo magico non sapesse dove sono. Non hai altre idee, Malfoy?»

Draco puntò i suoi occhi grigio nuvola in quelli dorati della grifona e sogghignando le rispose: «Potrei avere un'alternativa, molto Serpeverde, ma non so se ti piacerà! Facciamo colazione e poi ti illustrerò il mio piano.»

***

Quando la smaterializzazione ebbe fine Hermione provò il consueto senso di nausea, aumentato dal fatto che la distanza che avevano coperto era notevole. Cosa l'avesse convinta a seguire il piano del biondino non lo sapeva. Certo la Parkinson era un medimago e quindi poteva fare al caso suo, purché fosse discreta; di sicuro la riccia non conosceva nessun altro che potesse aiutarla. In fondo, con lei, Draco si era comportato come una persona leale, almeno da quando lo aveva incontrato di nuovo.

Non appena riuscì a rimanere in piedi con sicurezza sulle sue gambe si accorse di trovarsi in una lussureggiante campagna, inglese sicuramente, ma vuota. Non c'era nulla per chilometri, fuorché verde e ancora verde.

«Dove siamo, di grazia, Malfoy?»

«Revelio» disse il ragazzo con tono sicuro.

L'invisibilità della Serpe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora