2. Sangue sporco

259 26 25
                                    

Per Hermione rivedere Malfoy fu come tornare indietro di anni. Erano di nuovo la so-tutto-io e il furetto platinato. Si riscosse dai ricordi e con voce tremante gli disse solamente: «Vorrei coprire questo!»

Hermione alzò la manica del trench che portava, mostrava il braccio su cui Bellatrix aveva inciso la parola mudblood, ossia sangue sporco. Per Draco fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Erano anni che non rivedeva dal vivo quella scritta che lo tormentava di notte. Cercando di mantenersi calmo e compito, annuì, prendendo il libro e dei disegni dei tatuaggi e invitandola con un gesto ad accomodarsi su uno dei divanetti.

«Credo proprio che ci vorranno diverse sedute e devo informarti che molto probabilmente farà male. Molto male» le disse in tono asciutto, senza guardarla direttamente.. Era suo dovere informarla sui dettagli del tatuaggio, però non poteva sopportare di leggere nei suoi occhi il disprezzo per quello che sua zia le aveva fatto. In fondo era anche colpa sua: lui non aveva mosso un dito a impedirlo.

Lei annuì, anche se lui non la poteva vedere, poi rispose: «Lo so, mi sono documentata, ma mi sono stancata di girare a maniche lunghe solo per nasconderlo ai babbani».

Draco aveva un turbine di pensieri in testa. Cosa significava nasconderlo ai babbani? Anche lei non faceva più parte del mondo magico? E come mai era a Dublino e senza lo Sfregiato e Lenticchia a seguito? Di solito non muovevano un muscolo se non insieme. Draco la osservò di sottecchi mentre era concentrata sui disegni.

Ormai era cresciuta, la Granger. Non era più una ragazzina dai capelli crespi e i vestiti troppo ampi. I capelli castani, più lunghi di come se li ricordasse, erano acconciati in morbidi boccoli; qualcuno ricadeva sulle sue spalle, qualcuno le si era incastrato nella sciarpona colorata che indossava sopra al trench blu scuro. Sembrava una delle tante universitarie che incontrava in facoltà, con quegli stretti skinny color carta da zucchero e le orrende ballerine da passeggio.

Osservandola più attentamente, Draco notò che sotto gli occhi vispi erano presenti delle borse, non completamente coperte dal fondotinta. Forse non dormiva molto, la notte. O non molto bene. Come lui del resto.

«Voglio questa!» disse a un tratto la ragazza, distraendolo da quei pensieri.

Draco osservò la Fenice nera stilizzata, con riccioli dorati sulla coda, e non poté trattenere un ghigno di soddisfazione. «E scommetto che la vorresti con riflessi rossi, oltre che dorati. Non ti facevo così prevedibile Granger!»

Hermione serrò i pugni nel tentativo di non perdere le staffe.

«Se non sei in grado di eseguire il lavoro dillo pure apertamente Malfoy! O ti fa schifo toccare una sangue sporco?»

Draco sussultò lievemente nel sentire quell'appellativo che lui stesso aveva usato tante volte riferendosi a lei, e sistemando con disinvoltura un ciuffo ribelle che si era liberato dalla sua coda le rispose: «Sono fuori da quella merda, Granger. Penso solo che non sarà sufficiente a coprire tutta la scritta».

Hermione si sentì punta sul vivo; che fosse lei la prima a nutrire dei pregiudizi? Osservò meglio il ragazzo di fronte a sé. Del giovane e snob compagno di scuola non vi era quasi più nulla, a parte la fisionomia. In quegli anni, il fisico da ragazzino si era trasformato, lasciando davanti a lei un giovane uomo attraente: le spalle larghe erano in bella mostra grazie alla t-shirt nera a mezze maniche, che accarezzava le sue forme toniche e definite fino alla vita sottile, oltre la quale spariva dentro un paio di jeans chiari e sdruciti.

Sul braccio sinistro faceva bella mostra di sé un drago, che le ricordava un Ungaro Spinato. Fino a quel momento non aveva osato rivolgere lo sguardo lì, ma era lieta di non averci trovato il Marchio Nero. Imbarazzata anche solo per quella fugace occhiata, risollevò lo sguardo, perdendosi nei dettagli del suo viso: i capelli lunghi, legati dietro in una coda scomposta; la barba appena accennata; la sua pelle diafana, fine come porcellana; quei due pezzi di argento fuso che il ragazzo aveva al posto degli occhi...

La ragazza si riscosse lievemente. «Cosa mi consigli, allora?»

Draco, sorprendendola ancora una volta, le prese con delicatezza il braccio scoperto e, dopo aver sollevato la stoffa, le fece ruotare lentamente il polso per osservare meglio la scritta, ignorando il lieve tremore che percorse la ragazza. Prese un altro tomo di disegni e iniziò a sfogliarlo febbrilmente, in cerca di un qualcosa di preciso. Poi voltò il libro per mostrarle una piuma di Fenice dai toni del verde acqua, del blu e del lilla, che si sgretolava a metà in piccole rondini.

«Naturalmente lo facciamo dei colori che preferisci; anche le sfumature del rosso e dell'oro vanno bene, ma credo si addica meglio a coprire... beh, hai capito» disse il ragazzo, quasi con tono timido.

Hermione osservò quello splendido disegno e quindi di nuovo Malfoy. Come aveva fatto a cogliere l'essenza di quello che lei voleva realmente? Quell'immagine era il simbolo della libertà. Sì, la libertà di tornare a mostrare come e quando voleva una parte del suo corpo che le causava solo dolore. Quella scritta parlava di sangue versato, di morti, di amici perduti e di promesse infrante. Di guerra. Di tutti i suoi fallimenti personali,, che le impedivano di andare avanti nella sua vita.

«Ehi, Granger?» chiese il ragazzo, rompendo il silenzio dei suoi pensieri.

«Malfoy? Oh, scusa, sì, è perfetta così com'è, anche i colori vanno bene. Mi piacciono molto. Quando la possiamo fare?» chiese quindi sbrigativa.

«Preparo il bozzetto e i colori nel weekend. Che ne dici di iniziare lunedì? Ci vorrà tutta la settimana tra una cosa e l'altra e non ti potrai lavare il braccio, per te va bene? Per il costo...» stava per concludere il discorso, quando lei lo fermò.

«I soldi non sono un problema. Grazie, Malfoy, ci vediamo lunedì. A che ora devo venire?»

«Dopo pranzo, alle tre? Io lavoro solo il pomeriggio» rispose il ragazzo, dando per scontato che il tatuaggio lo avrebbe fatto lui.

«Va bene, ci sarò. Ti serve un acconto per il tempo perso oggi con me?» disse infine, sistemandosi la manica del trench.

Draco alzò un sopracciglio e la guardò torvo.

«Non mi offendere, Granger. Ci vediamo lunedì e sii puntuale, per Merlino!» esclamò chiudendo quel discorso e congedandola.

L'invisibilità della Serpe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora