15. Una ricerca difficile

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Hermione non aveva dormito molto durante quella notte. Villa Parkinson era silenziosa e sconosciuta e lei non amava per niente trovarsi in luoghi del genere. Le ricordavano moltissimo il Manor e la terribile esperienza vissuta fra le sue eleganti mura. Si era rigirata nel letto cercando invano di prendere sonno, però senza la pozione della Pace le era risultato molto difficile; aveva paura di chiudere gli occhi e rivivere di nuovo gli orrori della guerra. La cicatrice pulsava sotto la sua pelle come un monito perenne a quello che era realmente: una Sanguemarcio.

Dopo tutto quello che aveva passato, la riccia aveva pensato spesso che forse la sua vita sarebbe stata migliore se non avesse mai ricevuto la lettera di Hogwarts. In realtà però non avrebbe scambiato con niente al mondo quegli anni di magico stupore. E poi c'erano Harry, Ron, Ginny e tutti gli altri... Gli mancavano tanto, in quel momento in cui se ne stava sdraiata nel grande letto di quella lussuosa villa.

Alla fine non era riuscita a trattenere le lacrime per la vita che aveva abbandonato di sua spontanea volontà. Forse se avesse lottato di più per l'amore di Ron lui non l'avrebbe lasciata; ma allora perché in una giornata così frenetica era stato invece il calore di due occhi grigi a tenerla insieme mentre si era sentita andare di nuovo in mille pezzi?

Il sole era già sorto quando sentì un lieve bussare alla sua porta.

«Avanti!» disse ad alta voce, ma con tono calmo.

La testa di Pansy fece capolino oltre lo stipite della porta, mentre Hermione era ancora distesa nel letto.

«Scusami, volevo verificare che la cicatrice fosse ancora sotto controllo.»

Senza attendere il permesso entrò nella stanza e raggiunse Hermione, che nel frattempo si era sollevata e messa a sedere sul bordo del materasso.

Con stupore della riccia la Serpeverde si accomodò accanto a lei aspettando che le mostrasse il braccio con il tatuaggio. Per la grifoncina era strano essere così a stretto contatto con la Parkinson; loro non erano amiche e in realtà non erano mai state nulla se non conoscenti che frequentavano la stessa scuola, seppur in due fazioni opposte. In quel momento questioni simili non le sembrava importante. Pansy le stava offrendo il suo aiuto e dimostrando la sua disponibilità e ciò le bastava per fidarsi di lei. In fondo non aveva grandi alternative.

La mora estrasse la bacchetta e mormorò qualche incantesimo, a seguito del quale la cicatrice sotto la fenice brillò lievemente. Pansy era silenziosa e osservava le reazioni di quel lembo di pelle con molta attenzione.

«Per adesso non ci sono variazioni, è stazionaria. Però non so per quanto possa rimanere in questo stato. Le infezioni magiche sono spesso imprevedibili. E di questa non sappiamo nulla. Più tardi, quando i ragazzi si saranno svegliati, vedremo come muoverci.»

Pansy si alzò dal letto e si diresse verso l'uscita.

«Perché fai questo per me? So bene che sei un medico, ma...» chiese di getto Hermione torcendosi con nervosismo le mani. Stava ancora facendo i conti con il fatto che aveva di fronte a sé una nuova sfida da superare e cercava di capirci qualcosa sull'intera situazione.

La Serpeverde si voltò di nuovo e guardò la riccia dritta negli occhi.

«Come hai detto tu sono un medico, ho fatto un giuramento: ho promesso di curare chi ne avesse bisogno e chiedesse il mio aiuto e poi...» Si fermò un attimo come se fosse incerta su quello che stava per confessare. «Poi tu sei stata il motivo per cui Draco è tornato nelle nostre vite. Se tu non lo avessi incontrato e la cicatrice non si fosse infettata, forse lui non avrebbe mai sentito la necessità di rivederci. E credimi, questo mi duole dirlo e non lo ammetterò mai con nessun altro, ma te ne sono grata. Theodore e Blaise hanno sofferto molto la mancanza di quel rompiballe platinato, e pure io. Lo so che per voi Grifondoro può sembrare strano, ma a Serpeverde le amicizie sono per sempre.» Si voltò quindi di nuovo e mentre stava uscendo disse ancora: «Tra cinque minuti Only servirà la colazione in giardino, basta che scendi le scale, seconda porta a destra. Ti aspettiamo lì».

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