Capitolo 5

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Era passato un giorno da quando Lexa aveva seguito l'istinto, agendo d'impulso, e non riusciva a pensare ad altro. Le immagini di quel momento continuavano a comparire nella sua mente come se le stesse ancora vivendo.

*****

Lexa afferrò la nuca della Senatrice e, senza ulteriori indugi, si impossessò della sua bocca, sfiorando quelle labbra che la stavano facendo impazzire. Clarke sgranò gli occhi, sorpresa nel sentire il sapore di quella bocca sulla sua, ma il solo sfiorarle le labbra, le provocò una scintilla che avrebbe potuto incendiare una foresta intera. Quel semplice tocco diventò via via più audace, quasi famelico. La Senatrice le afferrò i fianchi e la attirò con decisione, volendo più contatto fra i loro corpi. Entrambe sapevano quanto fosse sbagliato, ma non riuscivano a fermarsi. I sospiri si fondevano coinvolgendole sempre di più. Lo schiudersi delle labbra fece incontrare le loro lingue bisognose l'una dell'altra. I sospiri divennero gemiti sempre più vogliosi, mentre le mani diventavano sempre più audaci esplorando l'una il corpo dell'altra. Erano entrambe guidate da un'estasi che non riuscivano a controllare.

Un rumore sordo le ridestò. Lexa si staccò subito e si mise in allerta, con la sensazione di aver appena ricevuto una secchiata di acqua ghiacciata. Clarke, invece, ci mise di più a riprendersi, era in affanno, le labbra gonfie e il volto imporporato di quell'imbarazzo che si stava impossessando di lei.

"Senatrice, è meglio che la scorti nella sua camera, devo controllare il perimetro, potrebbe non essere sicuro...", disse Lexa, cercando di ritrovare quel tono professionale che le era venuto meno.

Si trincerò dietro la sua maschera da combattente mentre guardava la Griffin negli occhi, ma non era così semplice... gli occhi azzurri della Senatrice la stavano riportando a qualche istante fa, ma non poteva e non doveva cedere.

La Woods distolse lo sguardo e invitò la Senatrice a seguirla. Clarke non oppose resistenza e, senza dire una parola, si fece condurre nella sua stanza.

"Buonanotte Senatrice", disse velocemente il Capo della Sicurezza prima di richiudere la porta e sparire dalla sua vista.

"Buonanotte... Lexa", mormorò Clarke sfiorandosi le labbra ancora intrise del sapore dell'agente.

*****

Lexa si stava sfiorando le labbra con le dita in un gesto involontario, proprio come aveva fatto la Senatrice quella sera, ma lei questo non poteva saperlo. Era stata sconsiderata, aveva agito d'istinto, mandando a puttane tutte le sue regole e non riusciva a perdonarselo, ma non riusciva nemmeno a dimenticare quel bacio. Era per questo che aveva chiesto ad Anya di sostituirla, lasciandole il comando e prendendosi il giorno libero nonostante non fosse il suo turno. Aveva bisogno di metabolizzare il tutto e decidere come gestire la cosa.

Non fu difficile evitare l'interrogatorio di Anya sull'intera faccenda. Conosceva da una vita il suo secondo e, quando le rifilò la scusa che doveva assentarsi per tornare dalla sua famiglia a Los Angeles, sapeva benissimo che Anya non le avrebbe chiesto nulla. La Forest era una delle poche persone al mondo che conoscevano bene le problematiche della famiglia di Lexa: un fratello scapestrato, una madre sempre assente e un padre alcolizzato.

In realtà però, l'agente Woods non era partita per Los Angeles, non ci era nemmeno arrivata all'aeroporto, era rimasta lì, a Sacramento. Aveva optato per la soluzione più comoda, forse più facile: chiodo scaccia chiodo. Così, si era rintanata nel suo locale preferito: l'Irish Pub, aveva flirtato tutta la sera con Costia, la barista bionda del locale, e adesso stava fissando il suo corpo addormentato sul letto, mentre continuava a pensare ad un'altra bionda dandosi mentalmente della stupida.

Guardò distrattamente l'orologio: erano le tre di notte e di dormire proprio non se ne parlava. I pensieri e la frustrazione sembravano non darle tregua, così decise di alzarsi e, dopo essersi vestita, si spostò nel soggiorno. Afferrò il telecomando e stravaccandosi sul divano accese la televisione, convinta che un po' di sana tv spazzatura avrebbe frenato il flusso dei suoi pensieri, ma facendo zapping incappò in un servizio della CNN che le tolse il letteralmente respiro.

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