Capitolo 12

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Indra McKendry era il mentore di Lexa, una donna stimata e temuta da quasi tutte le agenzie del mondo. Era stata per molti anni nella CIA, ma ora era a capo di una squadra, la BlackSkill, che agiva nell'ombra per il governo. Le missioni più pericolose ed impossibili venivano assegnate a lei e al suo team e non a caso, loro avevano carta bianca, a patto che portassero a termine l'incarico. Lexa sapeva benissimo che era un azzardo rivolgersi a lei, ma non poteva fare altrimenti, solo Indra poteva aiutarla a sbrogliare questa matassa. In fondo era a lei che doveva tutto il suo sapere, era grazie a quella donna che era diventata un'agente pluridecorato e stimato, non era il momento di andare per il sottile, bisognava agire e subito.

"Lexa Woods, quanto tempo? Se mi chiami deve essere una cosa grave?!", disse la voce di una donna appena rispose.

"Indra, direi che è una questione di vita o di morte!".

"Addirittura ed io che pensavo che la figliol prodiga tornasse nei ranghi...", commentò con ironia la McKendry.

"Chissà, magari quando avrò sbrogliato questa matassa... potrei chiederti un lavoro", l'assecondò Lexa, cercando di smorzare un po' di tensione che non le stava dando tregua.

"Per te ci sarà sempre un posto libero e lo sai. Allora, che cosa è successo?", le chiese Indra andando dritta al nocciolo della questione.

"Ti conosco bene Indra e so perfettamente che sai già ogni cosa".

"Qualcosina... ok, forse più di qualcosina... ma una cosa non la so sul serio Woods", confermò rimanendo sul vago.

"McKendry perdi colpi con l'età...", ironizzò Lexa.

"Può essere, anche se ti potrei stendere ancora senza problemi", si pavoneggiò.

'Sì nei tuoi sogni Indra...', si limitò a pensare l'agente emettendo una piccola risata.

"Comunque quello che non so è perché tu mi abbia chiamato, altre volte sei stata in difficolta, ma non mi hai mai cercata. È questo che mi dà da pensare...".

"Ti ho appena inviato una foto", tagliò corto Lexa.

Indra staccò il cellulare dall'orecchio e mise il vivavoce per poter guardare la foto. Era la foto di un uomo caucasico che aveva una faccia famigliare.

"Cosa vuoi sapere?", le domandò la McKendry già conoscendo la domanda successiva.

"È uno dei tuoi Indra?". 'Appunto!'

"La faccia non mi è nuova, se attendi un attimo in linea faccio una ricerca veloce...", disse inserendo la foto nel suo cervellone.

Non ci volle molto e una corrispondenza lampeggiò sul suo display.

"Si chiama Taylor Mann. E sì, lavorava per me, come operativo. Ma non fa più parte della squadra da circa cinque anni, l'ho dovuto cacciare perché non sopportava di essere sotto il comando di una donna e spesso aveva il grilletto facile. Ne ho già abbastanza di teste calde da controllare e lui stava diventando un peso".

"Capisco... una bomba ad orologeria...", commentò la Woods.

"Sì, si può dire così...".

"Sai per chi lavora adesso?", le chiese Lexa, anche se era già consapevole della risposta.

"Purtroppo no, so solo che quando l'ho cacciato si era dato al freelance, una sorta di mercenario su commissione. Ma queste informazioni prendile con le molle sono datate, risalgono all'anno scorso e questo lasso di tempo, per gente come quella, è un'intera vita".

"Quando Anya mi ha detto che l'attentatore si era fatto bruciare le impronte, non ti nascondo che ho pensato potesse essere uno dei tuoi, ma poi, conoscendoti, non era possibile, va contro tutti i tuoi principi. Così sono andata con la speranza che tu potessi comunque saperne qualcosa... e ti ho chiamata...".

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