Capitolo quattro

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Diciotto mesi prima.

È bello sapere di poter contare su qualcuno. Soprattutto, è bello sapere di poter contare sulla persona a cui tieni di più al mondo.

Claudio sa che su Mario può sempre contare, eppure c'è qualcosa che non riesce a spiegarsi del loro rapporto. Qualcosa che ha a che fare con la mancanza.

Per quanto non riesca ancora a definire quello che sente, si rende conto che c'è qualcosa che gli manca. Non saprebbe definire di che si tratta, non è neanche in grado di definirlo appieno. Non sa nulla, in effetti. Sa soltanto che c'è qualcosa che non va nel suo rapporto con Mario, e non riesce a capire di cosa si tratti.

Si conoscono da poco, in effetti, eppure già sente di essere completamente dipendente da quel ragazzo che gli ha sconvolto completamente la vita in qualche modo che non riesce nemmeno a spiegarsi. La verità è che non si è mai sentito così compreso da nessuno in tutta la sua vita, e questo non lo aiuta a distaccarsene.

Si è ormai reso conto che il loro rapporto è troppo morboso, che non è normale pensare a lui non appena si sveglia al mattino, né riesce a spiegarsi perché sia l'unica persona di cui sente ogni giorno la mancanza, quando non è con lui. Sono tante le cose che non si spiega, ma di certo ce n'è una che brucia al centro del suo petto, e riguarda ciò che probabilmente non è disposto ad ammettere.

È per questo che quando Mario arriva quella mattina fa di tutto per non pensare a cosa sta accadendo dentro di lui. Sono tante le cose che vorrebbe chiedergli, ma non gliene viene in mente nessuna.

Lo vede sedersi accanto a lui mentre stringe tra le mani il pacchetto della Feltrinelli. Lo sapeva che gli aveva fatto un regalo di compleanno, sebbene il compleanno sia passato da un po'.

"Non dovevi.", gli dice fingendo di non fremere dalla curiosità di conoscere il contenuto del pacchetto.

Sa che Mario non lo deluderà. Ha sempre indovinato i suoi gusti in qualche modo strano e assurdo, perché non c'è nulla al mondo che lui gli possa nascondere. Non riesce ancora a spiegarselo, ma è come se conoscesse perfettamente il modo per leggerlo. È come se non avesse bisogno del manuale delle istruzioni. È stato così fin dal primo istante.

"Certo che dovevo. Non ti avevo ancora fatto il regalo..."

"Ma non è obbligatorio farlo.", gli dice abbassando la testa imbarazzato. Mario gli crea imbarazzo.

C'è qualcosa di sbagliato in questo.

"Non è obbligatorio, ma volevo."

"Ok."

Gli prende delicatamente il pacchetto dalle mani e si rende conto che sta tremando come una foglia. Non vorrebbe che Mario lo noti, ma non può fare a meno di tremare.

"Posso aprirlo?", gli chiede timidamente.

"Devi aprirlo."

Sorride e poi scarta delicatamente il regalo. C'è qualcosa di strano in quello che sta accadendo. Si respira un'atmosfera nuova, tesa.

Non riesce a capire perché sta provando queste sensazioni, ma sa che c'è qualcosa che non potrà mai dimenticare di questo momento.

Dopo aver spacchettato il regalo si rende conto di avere tra le mani qualcosa di cui avevano parlato pochi giorni fa. Si tratta del Libro dell'inquietudine di Pessoa.

Non sa perché ma sente un groppo alla gola mentre si fa spazio in lui il desiderio di piangere. Vorrebbe piangere, sì, perché per la prima volta si sente capito e apprezzato. Per la prima volta si sente completamente assorbito dal mondo di qualcuno.

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