"Omnia vincit amor"
L'amore vince tutto
(Virgilio)2019 d.C Seoul, Corea del Sud
Quando Jungkook aprì gli occhi, capì subito di essersi addormentato in un angolino del vecchio laboratorio di scienze della sua scuola, mentre il professore finiva la lezione.
Non che fosse una novità, la specialità di Jungkook era essere invisibile d'altronde.
Invisibile ai suoi compagni di classe, ai professori, ai suoi genitori... al cielo e alle stelle.
Se solo non respirasse e non avesse bisogno di cibo per sopravvivere, era sicuro che il mondo non si sarebbe accorto della sua esistenza.Jungkook sbadigliò, stiracchiando le braccia e sistemandosi gli occhiali rotondi sul naso, mentre la luce aranciata del pomeriggio si rifletteva sui vetri delle finestre, colorando il pavimento di legno del laboratorio di sfumature calde.
Si abbandonò nuovamente contro la superficie del banco, guardando il cielo azzurro fuori dalla finestra che si dissolveva sempre di più in tiepide pennellate di arancione, mentre le nuvole venivano trasportate pian piano dal vento autunnale verso chissà quale meta.
Nemmeno una mosca volava in quella quieta atmosfera pomeridiana, e Jungkook adorava quel momento della giornata.
Quando tutti gli studenti di quella maledetta scuola andavano via, e improvvisamente quell'inferno terrestre si trasformava in uno dei luoghi più pacifici della terra.
Jungkook odiava la Jeon High School Institute, era sicuro che se Lucifero avesse mai dovuto scegliere un punto in cui creare il suo regno terreno, discendendo fino al tartaro, avrebbe scelto quella maledetta scuola.
La presunzione regnava sovrana, il disprezzo e la superbia erano i suoi vassalli.
Ogni diavolo di cosa, dalle sale comuni riservate agli studenti migliori sino alla sala mensa che poteva essere frequentata solo da studenti con un certo prestigio sociale, urlava boria.
E Jungkook si tappava le orecchie, pur di non sentire il proprio daimon interiore gridargli di mandare a calci la sua intera esistenza e maledire ogni essere che avesse mai messo piede lì dentro.
Però, semplicemente, Jungkook non poteva.
Era un concetto che andava oltre il fatto che suo padre era il preside di quella scuola e che lui, pur di non rientrare nelle dinamiche di potere di quell'inferno aveva deciso che la scelta migliore sarebbe stata nascondersi dietro un paio di occhiali a fondo di bottiglia e una frangetta folta, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno.
In realtà, in quel momento della sua vita, gli andava bene così. Spiare la realtà da dietro quel muro, con addosso la consapevolezza che mai nessuno sarebbe venuto a disturbarlo se si nascondeva così bene. Mai nessuno avrebbe avuto il coraggio di tirarlo fuori da lì, e Jungkook si sentiva protetto e al sicuro nel stare ai margini della sua vita, senza mai compiere dei passi veri e propri per prenderla tra le mani e assaporarla.
Se mai l'avesse fatto, se mai avesse raccolto il coraggio dentro di sé per camminare a testa alta sul sentiero della sua esistenza, Jungkook era sicuro che la sua vita sarebbe stata un inferno; più di quanto già non lo fosse.
Non avrebbe mai osato usurpare il regno di Jong-in, quella dittatura fondata sul potere e la sopraffazione che il cugino aveva creato sin dal primo momento in cui aveva messo piede in quella scuola.
In famiglia Jong-in era sempre stato quello forte, Jungkook quello che calava la testa.
Il potere, l'onore, la gioia nel calpestare gli altri pur di risaltare... non erano mai state cose che l'avevano attirato. Sembravano essere invece i principi fondamentali su cui si basava la vita di Jong-in, e Jungkook era convinto che se mai gli avessero tolto tutto questo sarebbe impazzito.
Il ragazzo non aveva mai neppure lontanamente pensato di mettersi in mezzo al cammino di Jong-in, eppure ogni qual volta si incontrassero, leggeva un profondo odio viscerale negli occhi del cugino. Aveva sempre obbedito a testa bassa ai suoi taciti ordini, quelle frasi che seppur non pronunciate a voce alta egli sentiva rimbombare nella sua testa.
"Sparisci, sparisci dalla mia vita" sembravano urlare tempestosi gli occhi castani di Jong-in ogni qual volta lo guardasse.
E Jungkook l'aveva fatto, d'altronde non voleva rischiare di finire di nuovo sotto i calci e i pugni del gruppetto che comandava Jong-in... era successo in passato e aveva dovuto ringraziare il cielo di non esser finito in terapia intensiva.
Quando l'aveva saputo, la madre di Jungkook si era limitata a rivolgergli un'occhiata sprezzante mentre era seduta sulla comoda poltrona del suo ufficio su uno dei più alti grattacieli di Seoul, e poi aveva arricciato le labbra in una morsa disgustata.
"Sei debole", aveva sputato sua madre voltandogli le spalle, e il ragazzo aveva dovuto raccogliere i pezzi frantumati del suo cuore prima di andarsene via.
Alla fine, sembrava che sua madre lo odiasse più di quanto faceva Jong-in.
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Lo Sguardo è nelle Stelle || Taekook
FanfictionLa luna non è sempre magnanima con i suoi figli. Essi vengono al mondo per sua volontà; la notte ammirando la sua splendida luce con occhi da lupo e il giorno aspettando la sua ricomparsa, i loro occhi e corpi umani in fermento. Taehyung e Jungkook...