𝐓𝐀𝐄𝐇𝐘𝐔𝐍𝐆
era immerso in un sonno profondo, beato tra i suoi sogni più ignoti e avvolto nello scuro lenzuolo. Una pace regnava nella sua immensa villa, solo il ticchettio dell'orologio a pendolo segnava i minuti scorrere. Difatti, a ogni minuto che passava l'ora del suo risveglio si avvicinava. Avrebbe voluto rimanere steso su quel grande letto per ore, dal momento che aveva passato tutta la notte a cacciare nel suo territorio. Ad un tratto, un suono irritante sovrastò quello dolce dell'orologio. Una musichetta giunse alle sue orecchie, causando la liberazione di una veloce bestemmia dalle labbra del ragazzo. Non passò nemmeno un minuto che quell' aggeggio infernale comunemente chiamato "sveglia" si schiantò contro il muro frantumandosi in mille pezzi. Taehyung non riusciva a contenere la propria rabbia, e questa lo faceva agire inconsapevolmente. Rimase ad osservare il soffitto per qualche minuto e poi decise, a malincuore, di alzarsi.
Afferrò la propria vestaglia e raggiunse il piano inferiore. Non avrebbe fatto colazione, dal momento che doveva mangiare solo una volta al giorno, quindi ebbe tempo di fare tutto con calma. Gettò lo zaino sul divano al centro del salone e si diresse in bagno. Lì si fece una doccia e, dopo essersi legato un asciugamano alla vita, si sistemò i capelli corvini guardandosi allo specchio. Non era mai andato a scuola, questo era il suo primo anno. Nonostante ciò, era riuscito ad accedere alla quinta superiore facendo degli esami. Taehyung aveva un immensa conoscenza in ogni disciplina, un genio innato. Uscì dal bagno e raggiunse nuovamente la propria camera. Camminò fino al grande armadio e dopo anni di contemplazione afferrò dei jeans neri strappati e una camicia del medesimo colore. Si chinò poi e afferrò un paio di anfibi opachi. Raggiunse finalmente la porta, afferrò le cuffiette e uscì. Era in perfetto orario, come al solito, per il primo giorno.
Sapeva già che avrebbe odiato quell'ambiente, colmo di persone, ma era il prezzo da pagare per ottenere un diploma che gli avrebbe garantito un lavoro. Entrò nella sua amata auto, ovviamente anch'essa nera, e partì. Qualche minuto più tardi giunse ai cancelli della scuola e scese dalla vettura. Difronte a lui un immenso cortile fiorito e alcuni gruppi di ragazzi e ragazze che parlavano tra loro. Velocemente mise le cuffiette e azionò la musica, isolandosi dall'ambiente esterno. Il suo stile si differenziava da quello colorato degli altri, a causa dei suoi tatuaggi, dei piercing, e del suo continuare a vestirsi di nero. Ciò che gli riusciva bene era deridere le persone, prendersi gioco di loro. Aveva sempre avuto un carattere da duro, a causa del suo orribile passato. Si sedette tranquillamente sotto un albero con il telefono tra le mani. Si sentiva come sotto i riflettori, tutti lo guardavano. _Che cazzo volete, una foto?_ Pensò.
Solo un anno, avrebbe dovuto soffrire solo un anno in quel luogo infernale, solo uno.𝐉𝐔𝐍𝐆𝐊𝐎𝐎𝐊
dormiva beato tra i suoi dolci sogni che tanto lo rilassavano, ma d'un tratto, tutto si trasformò in un incubo che lo fece svegliare nel cuore della notte, con la fronte sudata e le lacrime che abbracciavano il suo pallido volto, il suo labbro inferiore tremava dalla paura, accese la luce immediatamente, guardandosi intorno e assicurandosi che non ci fosse nessuno in camera, afferrò il telefono, notando solo in quel momento che ore fossero
《4:37. scherziamo?》
borbottò, ormai il sonno era passato e non si sarebbe addormentato nuovamente, per questo decise di disattivare la sveglia, si sfilò le coperte di dosso e scese dal suo letto matrimoniale, che però usava singolarmente. andò in bagno, aprendo l'acqua calda della doccia e si sfilò il pigiama, cominciando a lavarsi con estrema tranquillità, tanto era presto, peccato che restò sotto la doccia per troppo tempo, tanto che riuscì a vedere i raggi solari filtrare dalle tapparelle della finestra, sgranò gli occhi, rendendosi conto
di quanto fosse in ritardo e uscì dalla doccia, asciugandosi in fretta e furia, aprì l'armadio, afferrando un jeans nero e aderente, accompagnati da una maglietta dell'emedesimo colore, a maniche lunghe, così da coprire i lividi provocati da pugni e cadute di quel gruppo che tanto si divertiva a prenderlo in giro per il suo sorriso, chiamandolo "coniglio" o "succhiacazzi" visto che il suo ex migliore amico, disse all'intera scuola che jungkook era gay. si vestì e si asciugò i capelli, mossi naturali, afferrò lo zaino velocemente ed uscì di casa, mettendosi le cuffiette nelle orecchie per non sentire i rumori esterni, una volta a scuola, abbassò completamente lo sguardo, puntandolo sui suoi piedi, si sentì un errore a stare tra quelle persone così felici colorate, letteralmente, era quella macchia di nero su un dipinto colorato, quelli che tutti vorrebbero togliere, no? cominciò a sentire i primi insulti e provocazioni "hey coniglietto! perché non stavi saltellando per venire a scuola?"
sentendo poi le risate che tanto odiava, si mise in un angolo appartato, controllando le notifiche del telefono, inesistenti, sbuffò. in quella scuola non parlava con nessuno, visto che il suo essere omosessuale veniva preso come una malattia, di conseguenza, quando qualcuno gli si avvicinava, gridavano tutti "allontanati che ti contagia" e robe così, entrò a scuola prima di tutti gli altri, precipitandosi nella sua classe e mettendosi in prima fila, nascose il viso tra le braccia, preparandosi psicologicamente alla giornata che lo aspettava.
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《𝐓i 𝐀ppartengo》
Fanfiction𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞. 𝐀𝐓𝐓𝐄𝐍𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄: 𝐛𝐨𝐲×𝐛𝐨𝐲 𝐬𝐦𝐮𝐭. 𝐝𝐨𝐧'𝐭 𝐥𝐢𝐤𝐞? 𝐝𝐨𝐧'𝐭 𝐫𝐞𝐚𝐝!