The birth of hope

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Hai mai provato la sensazione prepotente dell'esistenza?

La sensazione di essere, di possedere la forza necessaria per mordere il mondo ed urlare, gridare a perdifiato per sempre che tu puoi tutto. Che niente può scalfirti, che niente può toccarti.

Hai mai provato la prorompente sensazione di vivere?

-Dai, Levi! Muoviti!-

La sensazione che niente potrebbe spezzarsi, crollare, franare.

-Hey, Ren rallenta!-

Che niente potrebbe cambiare, perché tutto è come vorresti. Perché l'unica sorgente di quella velenosa felicità è ad un passo da te, e ti sorride, ti considera il suo folle seguace di un'avventura inesistente che ti fa sentire invincibile, assolutamente inarrestabile.

La ruota della bicicletta emise un acuto stridio a contatto con l'asfalto cocente, diffondendo nell'aria un vago puzzo di gomma bruciata. Il respiro sbalzato faceva sollevare ed abbassare freneticamente il busto del ragazzino, che, mani strette al manubrio e la fronte imperlata di sudore, attese l'arrivo del compagno distante qualche metro da lui.

-Ce ne hai messo di tempo!- esclamò il castano, canzonando l'altro che lo dardeggiò con sguardo seccato, mentre faceva ampi sospiri per lo sforzo compiuto.

-Mi hai lasciato indietro! Il signor Lewis mi stava per acciuffare e suonarmele di santa ragione!-

Lo rimbeccò risentito più che mai, oscillando sulla bicicletta per la difficoltà nel toccare terra con i piedi, data la statura che non lo avvantaggiava nell'impresa.

-Ma Levi,- il calore della pelle accaldata del volto che gli pervadeva le ossa, mentre si accostava a lui con l'intento di rivelargli un segreto inestimabile. -Io non potrei mai lasciarti indietro, come farei senza di te?-

Se solo avessi capito prima. Se solo...

Levi sollevò le sopracciglia per la sorpresa: qualcuno gli stava dicendo che non avrebbe mai potuto fare a meno di lui. Iridi colme di fiducia, colorate di speranza, lo osservavano ridenti, come se ciò che aveva appena detto fosse così ovvio, così scontato per lui.

-Me...- la gola secca e le labbra spaccate per l'aridità di quel tardo pomeriggio estivo. -Me lo prometti?-

Non esitò neanche un istante, Eren, nel sollevare le dita dal manubrio per porle dinnanzi al suo naso, il mignolo alzato per saldare quella promessa.

-Te lo prometto.-

Hai mai provato la sensazione di esserti illuso per così tanto tempo da perdere il conto?

Ora io, dopo averla assaporata, digerita, e vomitata, una cosa la so: che non c'è via di scampo, per quelli come noi.

***

La presenza di Eren aveva lo stesso potenziale salvifico di una goccia d'acqua per un moribondo assetato, e la stessa abilità di corrodermi dall'interno come acido, ed io non ho potuto mai fare a meno di chiedermi come fosse possibile essere vittima di questa continua dialettica infinita senza opporre resistenza.

Come fossi giunto a quel punto, in cui il solo sentire la sua risata placava i miei nervosismi ed il vederlo soffrire portava a farmi incupire ogni istante di più, conscio di non poter rimediare al suo dolore in alcun modo possibile, non saprei dirlo.

Ricordo solo che il tempo che avevo trascorso in sua compagnia, da quando eravamo solo ragazzini fino all'ultimo anno di liceo, era divenuto abbastanza per legarmi a lui in modo indissolubile, al punto tale che potevo intravedere delle giunture allacciare le nostre dita per non farci mai perdere di vista: del fatto che quelle radici insorte dai nostri palmi fossero di natura diversa, me ne resi conto troppo tardi.

Prima di ogni cosa Where stories live. Discover now