Capitolo 9

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«Ho sempre creduto che le favole fossero per i mocciosi viziati, ma sembra che nella tua ci fosse qualcosa di vero.» Alle sue spalle il ragazzo teneva le mani conserte al petto, la testa piegata con fare annoiato. Gli occhi scuri vigili sulla figura minuta che aveva di fronte seguivano ogni più piccolo movimento con scupolosità. L'alba era da poco passata, ma lui avrebbe potuto giurare di scorgere delle stelle negli occhi dell'amata, tanto li trovava belli.

«Anche la storia del cestino con focaccia e il vino?» Ann abbandonò i suoi esercizi per piegare un sopracciglio in modo derisorio.

«Beh, la parte del lupo almeno in parte è vera.» Lucas tratteneva a stento un sorrisetto soddisfatto per essere riuscito a catturare l'attenzione della ragazza durante i suoi esercizi, cosa per altro molto rara.

«Cosa ne sai? Eri forse presente quel giorno in quella casa?» Ann aveva ricominciato a scalare il castagno rinsecchito a cui era aggrappata con le braccia.

«Purtroppo no, mi sarebbe piaciuto vederti in azione per la prima volta. Sappi che comunque le voci girano, quindi è come se fossi stato lì in quel momento.»

Annarose si lasciò cadere a terra con un tonfo sordo, battendo le mani tra loro congelate dal freddo invernale.

«Sei uno stupido se stai a sentire ciò che ha da dire la gente di paese.»

«Forse hai ragione, ma sono convinto che in tutte le versioni che sono giunte alle mie orecchie ci sia un fondo di verità.» Le porse dei guanti che lei si sbrigò ad indossare.

«Ah sì?» Ann pompò velocemente aria nei polmoni dopo un pugno ben assestato contro la corteccia.

«Tutte sembrano concordare su alcuni punti.» Seguì con lo sguardo il calcio che la ragazza sferrò all'albero.

«Punti in comune, dici?» Inspirò con forza «Ad esempio?» aveva il fiato tagliato a causa dello sforzo fisico. Era da un'ora che non si era fermata neppure per un'istante. Lucas stesso si stupiva continuamente a constatare che razza di mostro di resistenza fisica fosse il suo capo.

«Beh, la tua famiglia per esempio. Non vorrai farmi credere che non sia minimamente coinvolta in questa storia, vero?»

Ann abbandonò i suoi esercizi e, massaggiandosi le nocche doloranti, maledì l'istante in cui aveva acconsentito ad avere la presenza -persino inutile- di Lucas nei suoi allenamenti. Aveva subito cominciato a blaterare cose futili e personali, del quale mai avrebbe dovuto immischiarsi e di cui lei stessa avrebbe voluto perdere memoria. Invece ora era lì, ai margini della foresta appena affacciata al villaggio, gli arti dolenti per lo sforzo fisico e il cuore a pezzi per i ricordi dolorosi.

Aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse non appena fu consapevole che da quelle labbra rosse non sarebbe mai uscito alcun suono in risposta all'accusa appena subita. Tornò quindi a voltarsi verso il tronco scalfito dal tempo, colpevole solo di essersi trovato lì in uno dei momenti in cui la cacciatrice era furiosa col mondo. Ne osservò le venature intricate, raggrinzite forse dal freddo, forse da qualcos'altro. Desiderò con tutta sé stessa che quando si fosse girata nuovamente in direzione del villaggio, la bella faccia di Lucas sarebbe scomparsa come la neve a primavera. Quando però mise in pratica il suo pensiero, gli occhi di Lucas erano incollati nei suoi, uno sguardo troppo intenso e accusatorio per poterlo reggere a lungo.

Riaprì la bocca, stavolta decisa a farne uscire una risposta che facesse concludere la conversazione. Tuttavia non fu necessario: un forte ansimare li fece voltare entrambi di scatto.

«Helda! Cosa succede?» La rossa annaspò muovendo le mani in modo frenetico e caotico. Impiegò qualche istante a formulare una frase di senso compiuto,

Cappuccetto rosso (Wattys 2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora