Ti aspetterò

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Sapeva, ancora prima della cerimonia, che lui sarebbe stato scelto. Come avrebbero potuto lasciare qualcuno con un talento come il suo fuori dalla squadra? Era praticamente impossibile, e lo aveva capito.

E lei se ne stava seduta su uno dei gradini dello stadio, all'esterno e con il cuore pesante. Non aveva avuto il coraggio di entrare, di guardare se aveva ragione per davvero, perché le si sarebbe spezzato al cuore, sapendo che sarebbe partito per chissà dove proprio quando erano appena tornati al rapporto che avevano da piccoli. Avrebbe dovuto essere al suo fianco e supportarlo, congratularsi e augurargli buona fortuna mentre gli sorrideva tutta felice, perché uno dei suoi sogni si stava realizzando. 
Ma no. Aveva deciso di cadere in preda ai propri sentimenti e bloccarsi, nascondendo il viso con entrambe le mani per provare ad evitare il "peggio".

Sentì dei nomi provenire dalle enormi casse dello stadio, e persino il suo cuore smise di battere, ascoltando con attenzione.

Gouenji Shuuya.

Kira Hiroto.

Goujin Tetsunosuke.

Haizaki Ryouhei.

Il suo respiro si mozzò e, dopo quasi mezz'ora di respiri profondi, gli occhi le si appannarono e piccole lacrime iniziarono a solcare indisturbate il suo viso, ignorando bellamente le casse che continuavano a dire nomi su nomi, i titolari della nuova Inazuma Japan.
Aveva avuto ragione per l'ennesima volta, anche se era qualcosa che detestava parecchio.
Sarebbe partito per davvero, si sarebbero trovati di nuovo separati, chissà quando avrebbero trovato del tempo per stare davvero insieme, proprio come aveva sognato per così tante notti. Anche se il loro rapporto era molto migliorato, erano comunque adolescenti e c'erano cose che non sarebbero mai e poi mai tornate come prima.

Era così felice per lui, e orgogliosa, perché era arrivato con le proprie forze a quel traguardo, ma allo stesso tempo non riusciva a non smettere di piangere, affogando quasi tra le sue stesse lacrime.

Gli sarebbe mancato da impazzire, avrebbe aspettato ogni suo messaggio con ansia e non avrebbe smesso di pensarlo, oltre a seguire le sue partite il più possibile. Lo avrebbe supportato con ogni sua singola cellula, e l'avrebbe aspettato, anche se avrebbe dovuto aspettare mesi e mesi interi, lei non avrebbe perso la speranza per nulla al mondo.

Neanche mezz'ora dopo, le prime persone iniziarono ad uscire dallo stadio, mentre lei si era spostata e messa vicino all'entrata dei giocatori, provando a vedere Haizaki e per almeno salutarlo, ma più vedeva i giocatori camminare nella direzione opposta, fuori dall'area addetta solo a chi aveva la Eleven Card, e più pensava di essere arrivata in ritardo, di aver perso la sua unica possibilità per parlargli faccia a faccia. Il suo cuore continuava a battere all'impazzata, mentre teneva le mani strette attorno alle lunghe maniche del cardigan che portava.

La sua mente urlava di scavalcare il muretto e correre in giro a cercarlo, rompendo ogni regola del buon senso, e provando a convincersi del fatto che anche lui l'avrebbe fatto per lei, ne era sicura, ma sapeva che raramente Haizaki faceva delle azioni tanto avventate senza pensare alle conseguenze.

Finalmente, i suoi occhi incontrarono la sua snella figura, a qualche metro da lei, ma non sembrava averla vista, con tutte le persone che stavano circondando la squadra, soprattutto paparazzi e fan con un pass speciale, così si appoggiò al muretto più vicino e iniziò a chiamarlo a gran voce, dopo aver preso dei profondi respiri per calmare il proprio cuore.
Per qualche secondo, i suoi tentativi sembrarono vani, ma alla fine si girò, riconoscendo la voce che lo aveva chiamato quasi disperatamente (Ormai Akane si era rassegnata e aveva lasciato cadere l'imbarazzo) e spalancando gli occhi sorpreso, facendosi strada tra la gente con rapidità, mentre qualcuno della sua squadra gli chiedeva dove diamine stava andando.

Il ragazzo si bloccò davanti a lei, con le gote leggermente arrossate e il fiato pesante, con solo quel piccolo pezzo di ferro a dividerli.

Akane avrebbe voluto tanto allungare le braccia e abbracciarlo, non importava se c'era tutta quella gente a guardarli, ma, come sempre, riuscì a sorprenderla. Tirò velocemente la sua Eleven Card fuori dalla tasca e gliela passò, indicando il piccolo scanner alla sua sinistra con la testa, il quale era rosso.
Senza pensarci molto, passò la carta sopra a quel piccolo schermo, diventando verde, e quasi non riuscì a controllare un leggero sorriso mentre attraversava il tornello che divideva l'uscita vera e propria dall'entrata dei giocatori.

Pur essendo a neanche qualche centimetro di distanza, nessuno dei due riusciva a smettere di guardarsi, fino a quando Akane non decise di rompere il silenzio e, pur sempre con voce tremolante, provò a farsi forza per non piangere proprio davanti a lui.

-Ho sentito...ho sentito che fai parte adesso della nazionale. Sono davvero contenta per te, Ryouhei.- E gli sorrise, alzando di poco lo sguardo per poterlo guardare in faccia come si doveva.
L'espressione dell'altro si ammorbidì e mise entrambe le braccia attorno alle sue spalle, tirandola a se e avvolgendola in uno stretto abbraccio, senza accennare alcuna parola.

Akane spalancò gli occhi, sentendosi sul punto di scoppiare a piangere per davvero, ma trattenendosi e nascondere il viso nel suo collo, alzandosi lievemente sulle punte. Era cresciuto di qualche centimetro, negli ultimi mesi, e adesso gli arrivava fino alla spalla, sentendosi estremamente piccola e minuta.
Restarono fermi in quella posizione per qualche lungo minuto, ignorando tutte le persone che erano intorno a loro, le quali non riuscivano a staccare gli occhi da una scena del genere.

-Vincerò, e tornerò. Ho ancora tante cose da fare, e le porterò a termine, costi quel che costi.- Le sussurrò all'orecchio in modo tale che solo lei riuscisse a sentire, e la cosa la fece arrossire leggermente.
Cose...da fare? Cosa intendeva con quello?

Anche se parecchio tentata di chiedergli cosa intendeva, preferì restare zitta e annuire piano, stringendosi leggermente di più a lui, quasi non volesse lasciarlo andare.
Haizaki fissò la sua testa silenziosamente, mentre i suoi occhi ottenevano una sfumatura di tristezza vista davvero raramente sul suo viso.
Anche lui provava sentimenti contrastanti, voleva così tanto restare e renderla finalmente felice, vederla ogni giorno e innamorarsi sempre di più, fino a risultare senza speranza, ma la sua nuova squadra stava chiedendo il suo aiuto, combattere contro altri giocatori forse più forti di lui per migliorarsi, e questo era uno dei motivi che lo spingeva a voler partire. Sarebbe stata la sua unica possibilità, molto probabilmente, e non avrebbe potuto sprecarla.

Un'po a malincuore, il più alto staccò la ragazza di poco, per poterla vedere in viso mentre le alzava il viso con due dita, sussultando leggermente notando il rossore che le invadeva il viso. Prese un bel respiro e, con gli occhi puntati nei suoi, parlò nuovamente.

-E' una promessa, Akane. E, quando tornerò...ti porterò lontano da Tokyo e tutta questa confusione, nessuno dei due è abituato. Torneremo a casa insieme, come quando eravamo piccoli, e non ti lascerò andare.- E, pur essendo sicuro al cento percento, di aver sussurrato l'ultima frase in un tono quasi incomprensibile, sentì il proprio viso a fuoco quando la ragazza si alzò sulle punte e gli baciava delicatamente l'angolo delle labbra, sfiorando a malapena la pelle.

-Ti aspetterò.- Gli disse solamente, stringendogli forte le mani, soprattutto per darsi più coraggio e fargli vedere che non si sarebbe dimenticata, non dopo tutto quello che era successo.

Non si dissero più nulla, si scambiarono solo un sorriso e un'altro rapido abbraccio, stringendosi l'uno all'altra con più forza di prima, per poi staccarsi e salutarsi con un breve cenno della mano. Akane lo guardò allontanarsi, quasi a malavoglia e tornare dai suoi compagni, girandosi ogni tanto per sorriderle leggermente, e poi sparire dietro al muro che portava agli spogliatoi.

Mettendosi una mano in tasca, notò come si era dimenticata di dargli la propria Eleven Card, ma sorrise solamente.

L'avrebbe tenuta per ricordo, magari Haizaki sarebbe tornato da lei per prendere proprio quella carta, e lei lo avrebbe aspettato.

Di torte al cioccolato e grilli curiosiWhere stories live. Discover now