Il giorno del compleanno
- Ti porto io la borsa, okay?
Bradley ha raccolto quei pochi miei oggetti che c’erano in questa stanza, ma non vuole che porti pesi , nonostante la busta sia leggera.
Sono tornata nei miei jeans e maglietta e non vedo l’ora di farmi una doccia.
- Brad, guarda che posso farcela.
- Ma se non puoi nemmeno camminare …
Già, ha ragione, mi muovo a malapena.
Osservo quell’oggetto che mi accompagnerà per i primi mesi, finché la fisioterapia non mi permetterà di riacquistare una mobilità parziale. La guardo con disprezzo, perché odio dover dipendere da qualcuno, perché odio non essere autonoma.
- Mary, non pensarci, o almeno provaci. – si siede accanto a me stringendomi la mano dolcemente per accarezzarmi le nocche – Vedrai che il tempo passerà più velocemente di quanto tu pensi – subito dopo si rialza tirando fuori da una busta un regalo impacchettato – Intanto, auguri, piccola principessa.
Il fiocco rosso scintillante mi invoglia a scartarlo subito sotto lo sguardo del mio ragazzo che mi intima di non cominciare a dire quelle mie solite frasi come non dovevi e così via.
Quando il nastro di raso è a terra, alzo il coperchio e trovo un album con tutte le nostre foto, i nostri ricordi, tutto quello che ci riguarda. Ha raccolto nelle pagine quelle della nostra vista ed è forse il gesto più romantico che abbia mai fatto. È semplice ed ho bisogno adesso di cose semplici.
- Bradley … è stupendo. Non so cosa dire, davvero.
- È solo la prima parte.
- Ma come! Ti avevo detto di non volere cose in grande!
- Shhh, non è vero – e mi zittisce con un bacio.
Sfoglio sorridendo, rivivendo quegli attimi. Non ci credo che abbia anche messo la copertina della rivista in cui apparimmo, con quella foto scattata davanti al locale della festa di Eleanor.
Brad però mi interrompe ricordandomi che è ora di lasciare questo posto, intriso di lacrime e tristezza. Così mi prende in braccio a mo’ di sposa poggiandomi sulla sedia, che comincia a spingere. Fuori dalla stanza c’è la mia compagnia di fiducia ad aspettarmi, che mi urla un buon compleanno tanto forte da stordirmi. Mi promettono che oggi ogni mio desiderio è un ordine, essendo uno dei compleanni più importanti da celebrare.
Tra chiacchiere e risate, mentre ci avviamo all’uscita, ci fermano per dirci di dover ricorrere all’uscita sul retro, perché davanti c’è un’enorme folla di paparazzi pronta a divorarci: neanche mi sono svegliata e già mi devono rompere i coglioni … Bradley allora gira completamente la direzione della sedia portandomi da quella parte.
Non presto attenzione al loro borbottare perché sono concentrata a contemplare il regalo del mio ragazzo, sfogliando le pagine dell’album. Un momento, io e Bradley stiamo ufficialmente insieme, vero?
Avendo bisogno di ricevere conferma, faccio avvicinare Ale che risponde alla mia domanda ridendo, pur non sapendone il motivo.
- Avete scopato anche parecchio.
- Cosa?
- Ti giuro! Una volta sverginata, ci avete dato sotto.
Non riesco a ricordare la mia prima volta, com’è possibile? È uno degli eventi più importanti della vita ed io l’ho rimosso completamente dalla mente, come se me l’avessero cancellato con una gomma, se il mio cervello fosse stato un foglio.
Ho avuto la mia prima volta con Bradley Will Simpson, ragazzo di cui sono innamorata dall’età di 15 anni, cantante di fama mondiale, ma io non lo ricordo.
Mi salgono le lacrime agli occhi nell’attimo di panico, perché non è possibile, non può essere accaduto: cosa cazzo mi sta succedendo?
- Mary, ehi, respira, stai calma. – Ale mi stringe la mano ma facendo finta di nulla perché gli altri non se ne accorgano – Il medico ha detto che recupererai i ricordi man mano che il tempo passa. Non devi stressarti, Angel, okay? – annuisco prendendo un respiro profondo per ritrovare la calma – E poi sono sicura che quell’album ti aiuterà.
Fortunatamente nessuno si accorge di nulla, così entriamo nell’auto, ma sono la prima a salire perché devono prendermi in braccio per farmi sedere, poi mettere quell’orribile sedia nel bagagliaio e allora anche Brad può sedersi. Léa è al volante nella sua nuova auto fiammeggiante, una bella Citroen bianco perla. Intanto le ragazze mi raccontano qualche episodio fondamentale successo, narrazione a cui presto attenzione a tratte, distratta dal guardare Bradley, ripensando a quello che mi ha detto sul lettino al mio risveglio. Mi ha scombussolata e mi ha fatta sentire tremendamente in colpa, perché sono stata io la causa del suo male incessante.
- Tutto okay? – mi stringe gentilmente la gamba, gesto a cui ormai sono abituata.
- Sì, stavo solo pensando.
- Mary, ma mi stai ascoltando? – Ale interrompe la nostra breve conversazione.
- Sì, Ale, abbiamo capito: ti sei scopata mezza città per far ingelosire Tristan ma non ti si incula, in tutti i sensi.
- Bradley! – lo rimproveriamo in coro, ma io e Léa scoppiamo a ridere in modo fragoroso, mentre Ale è decisamente incazzata.
- Al di là del coglione del tuo ragazzo, non so che fare con Tris. Sono tre anni che parliamo a malapena, capisci? Anche se non m’interessa molto di lui.
- Ale, è evidente che lo ami ancora. Non dovevi aspettarmi tre anni per una delucidazione: persino Brad l’aveva capito.
Così Brad finge di imbronciarsi solo per avere un altro bacio da me in cambio, che lui accetta, approfittando della situazione per approfondirlo.
- Va beh, io ci rinuncio a parlare con te! A casa facciamo i conti.
Rido per la sua reazione, ancora visibilmente incazzata. A quel punto Léa mette su un po’ di musica per smorzare la tensione e parte Galway Girl di Ed Sheeran che fa cantare tutti a squarciagola. Proseguiamo il viaggio sulle note di quell’artista che tanto amo. È stato un onore conoscerlo e collaborare con lui per 18, anche se poi la canzone non era destinata al nostro gruppo. Ah, questo me lo ricordo ma la mia prima volta no, eh?
Comunque, arrivati a casa, chiedo ad Ale se può aiutarmi a fare una doccia, ma lei mi risponde che è più comodo fare il bagno, più pratico per la mia condizione. In bagno Ale mi aiuta a sfilarmi i pantaloni con tutta la tranquillità del mondo, ma quando mi tolgo la maglietta sembra bloccarsi, fissa il mio petto spaventata, ma non capisco perché. Leggo ansia e preoccupazione nel suo volto, visibili anche miglia lontano.
- Ale, tutto okay?
- Sì … Io esco un attimo, devo fare una cosa.
Scappa dal bagno facendomi preoccupare, ma non posso raggiungerla, perché ho queste cazzo di gambe bloccate che non mi permettono di far nulla.
Ale
Chiudo la porta dietro di me tremando, con il cuore che batte troppo forte per restare dentro la gabbia toracica. Cerco di respirare lentamente, inspirando ed espirando, ma non sembra funzionare. Mi siedo a terra abbracciandomi le ginocchia, continuando a prendere respiri profondi. Sento le lacrime pungermi gli occhi, e tra confusione e mancanza d’aria, le lascio scivolare sulle mie guance.
Sì, è stata la cicatrice, quella lunga e grande cicatrice che percorre il suo petto. Mi ha fatto impressione, fatto pensare a come lei fosse incosciente sotto i ferri, perché lei non sapeva, stava già dormendo, non saprà mai il dolore che avrebbe provato in quella operazione. Ma io l’ho vista mentre i dottori adoperavano quegli arnesi, io c’ero quando hanno detto che era in coma, ma ho pregato Dio che restasse in vita: perché è stato questo il regalo che ha ricevuto? Le hai sottratto tre anni della sua giovinezza senza crudeltà, senza la minima pietà! Hai distrutto tutti noi, senza ricomporre i pezzi nel modo giusto, perché io sono rotta, perché tutti noi siamo rotti.
Perché hai dovuto trattarla così?
- Ale, che succede?
Alzo lo sguardo e vedo James che, accorgendosi di come sto, si inginocchia di fronte a me. Mi accarezza la guancia dolcemente e mi bacia la fronte, per poi stringermi in un abbraccio.
- Che è successo nel bagno?
- Ho visto la cicatrice, James. È enorme, come il dolore.
- Vuoi che vada magari Tris o Léa? Ti puoi inventare una scusa, tipo che ti sei sentita male, che in realtà è vero.
- Grazie, James, sarebbe meglio.
Mi aiuta ad alzarmi da terra prima di abbracciarmi nuovamente.
Mi fa un po’ strano essergli così vicina, vista la nostra relazione passata. Più che altro, quando mi sono messa con Tris e poi ci siamo lasciati, ci siamo allontanati, sembrando più conoscenti che amici.
James se ne va a chiamare Léa, che mi dà il cambio senza problemi. Anch’io lascio il corridoio per andare in camera mia, ma nel tragitto mi scontro con Bradley, che pare abbia urgenza di parlarmi. Mi fa sedere sul divano chiedendomi quale pacco Mary sceglierebbe prima ed indico quello piccolo, ma subito si preoccupa per la scelta.
- Scusa, ma che le hai regalato?
- Chitarra nuova e autografata da Ed Sheeran e biglietti per Bruno Mars.
Bene, le nostre ali passeranno in secondo piano, perfetto. Perché ogni volta deve sempre fare un regalo che surclassa il mio?
- Voi che le avete fatto?
- Una sorpresa …
- Vediamo chi vincerà.
Bradley sfodera il miglior sorriso da sfida che ha, stringendomi la mano in segno di patto stipulato. Scommettiamo ben dieci sterline prima di pianificare assieme ai ragazzi delle decorazioni veloci e carine da appendere nella stanza, mentre James sta cucinando una splendida torta. Dio, aspetto solo quella torta …
Alla fine abbiamo decorato con qualche festone, gonfiato palloncini e messe altre decorazioni.
Mary arriva qualche secondo dopo che abbiamo finito, seguita da Tris. È visibilmente sorpresa e mi intenerisce quando le si inumidiscono gli occhi commossa, così mi avvicino a lei per abbracciarla.
Con quel sorriso e gli occhi brillanti di felicità Mary si diverte con noi: bentornata a casa, Angel.
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Don't Care (Make Me Crazy: Volume II)
FanfictionVolume II di Make me crazy [b.w.s.] Sono diventato pazzo perché mi manca, mi manca da morire. È passato fin troppo tempo, ma non posso non pensare a lei, non posso non desiderarla, non posso dimenticarla. La mia vita senza di lei non ha alcun senso:...