2 - Sei un eroe.

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23.6.19

Erano le dieci e mezza quando Cindy,la migliore amica di Lia, è stata chiamata da Steven dicendole della figlia in ospedale,dell'incendio e del coma in cui si trovava adesso. Ci mise un pò a realizzare ciò che gli stava dicendo Steven,ma non lo salutò nemmeno che si affrettò a prendere l'auto per raggiungere l'ospedale. Parcheggiò velocemente e una volta chiusa la macchina camminò velocemente verso l'entrata,dove dietro al bancone si trovava una signora bionda sulla trentina che la scrutava con gli occhiali sul naso.

«Buongiorno. Sono qui per Lia Jhonson..» mormorò,mentre osservava la signora controllare dei nomi su dei fogli sparsi sulla scrivania.
«Al secondo piano. Le ricordo che l'orario di visita è tra un quarto d'ora.» Cindy annuii ed entrò nell'ascensore,sbuffando quando si ritrovò ad aspettare. Si maledii per non aver usato le scale. Finalmente arrivò al piano in cui si trovava la sua migliore amica e guardò il primo corridoio a sinistra dove trovò i genitori di Lia.

«Signori Jhonson..» li salutò,sedendosi accanto a loro. «Come state..?»Chiese,anche se aveva già una mezza idea di come potessero stare in una situazione del genere.
Carmen si limitò a sforzarsi di sorriderle mentre Steven le rispose.
«Diciamo che.. si va avanti. Speriamo nel suo risveglio.» Cindy si limitò ad annuire,e quando l'infermiera li avvisò che fosse l'ora delle visite, i due genitori si alzarono,o meglio, Steven si alzò e cercò di far alzare anche Carmen. «Noi torniamo a casa,Carmen ha bisogno di riposo. Torneremo nel pomeriggio.» disse Steven a Cindy che annuii e li guardò andare via. Si voltò e,finalmente, afferrò la maniglia della stanza per aprirla,quando un tono di voce familiare un pò troppo alto la fece voltare.

«Ma che cazzo!» corrugò la fronte quando notò Jesse seduto dove poco fa c'erano Carmen e Steven. Riconobbe subito il migliore amico di suo fratello. Ma che diamine ci faceva qui?

«Jesse?»lo chiamò e lui alzò lo sguardo dal telefono - cosa che lo aveva fatto imprecare qualche attimo prima - e guardò Cindy.
«Cindy? Cosa ci fai qui?» la guardò confuso.
«Potrei farti la stessa domanda. Io sono qui per la mia migliore amica,ha avuto un incidente ieri sera..» la sua voce diventò quasi un sussurro alla fine della frase.
«Lia Jhonson la tua migliore amica? Da quando?» era incredulo.
«Hai presente quella mia amica di cui ti avevo parlato che era partita per Liverpool per l'Università? Ecco, è lei.» disse sospirando,aspettando una risposta dal moro.
«Cindy,sono stato io a salvarla ieri notte.» confessò,ricordando la scorsa notte. Cindy strabuzzò gli occhi,era lei ad essere incredula questa volta.
«tu cosa?! - lo abbracciò - sei un eroe.»
Lui scosse la testa a quelle parole.
«Ho fatto il minimo..» Cindy sospirò.
«Ma scherzi?» Jesse decise di non controbattere. «Sono venuto a sapere come sta.» Cambiò argomento è arrivo al punto per cui lui si trovava li. Cindy abbassò lo sguardo.

« È in coma.» quelle parole furono come una coltellata al petto per lei,ne era già a conoscenza delle condizioni di Lia ma dirlo ad alta voce faceva davvero male. Jesse schiuse le labbra e abbassò lo sguardo.
« È meglio che vada.» Cindy gli sorrise leggermente e si avviò verso la porta.
«Si risveglierà,lo sai?» lui disse,dopo essersi alzato anche lui.
«Lo spero.» sussurrò quasi, ed entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Ed ecco che la vide. Stesa su un misero lettino,inerme,con gli occhi chiusi attaccata ad una flebo. Si sedette accanto a lei e cacciò via le lacrime,sapendo che a Lia non le sarebbe piaciuto vederla piangere,sopratutto per lei.
Fece un lungo sospirò e prese coraggio.

«Ciao Lia. Sono Cindy,mi riconosci? Non mi sarei mai aspettata che il nostro incontro dopo un anno sarebbe stato in una camera d'ospedale - ridacchiò in modo ironico,con la voce quasi spezzata dal pianto. - sei diventata ancora più bella. So che ti risveglierai. - le strinse la mano. - Sai,sei proprio una ragazza fortunata. Se non fosse stato per Jesse,magari ora non saresti qui. O almeno,si,ma non tutta intera.. - si asciugò una lacrima - ora tu ti starai chiedendo,chi è Jesse? Beh, lui è il migliore amico di Marcus,mio fratello. È stato proprio carino, era qui fuori poco fa e voleva sapere come stavi.. Marcus mi ha detto che ti sarebbe venuto a trovare nel pomeriggio. - rimase in silenzio qualche minuto e per un attimo si sentii stupida a parlare da sola,ma scosse la testa a quel pensiero. - Ricordati che ti voglio bene. E svegliati presto.»

Le stampò un bacio in fronte e si avviò verso la porta e uscii,non prima di averla guardata un ultima volta.


«Ti voglio bene anche io,non piangere.» Le avrei voluto dire,ma non ho potuto e sono stanca di non potermi muovere,parlare,vedere. Voglio svegliarmi ma qualcosa me lo impedisce.

Stamattina ho sentito il dottore dire a mamma e papà che sono in coma e subito dopo ho sentito mamma piangere. Avrei voluto dirle che io sono qui,che la sento.

Avrei anche voluto dire Grazie al ragazzo che mi ha salvata,Jesse,credo si chiami.

Ma non posso fare nulla di tutto ciò.

JUST LIKE FIRE | LingardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora