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Maddalena si fermò sulla riva del lago ammirando il paesaggio notturno.

Mentre la natura dormiva noi ci trovavamo lì, alle pendici del Lago di Chinneret.

"Perché mi hai portato qui?"
Chiesi spaesato mentre lei non distoglieva minimamente lo sguardo dalla visione mozzafiato.

"Siamo in un periodo della stagione veramente bello, il cielo è limpido, le stelle si vedono perfettamente, le lucciole escono al calare del sole e tutto qui diventa quasi magico."

Ci fu un minuto di silenzio tombale rovinato dal frinire dei grilli.

"Quindi domani partirai?"
Chiese poi lei.

"Se quello che abbiamo visto è vero devo sbrigarmi, non lascerò che muoiano."
Maddalena si girò verso di me.

"Stai attento, per favore. Voglio tornare qui con te un'altra volta."

"Non posso promettertelo ma farò tutto il possibile."
Lei appoggiò la mano sul mio petto.

"Io ti aiuterò se necessario."
Le nostre fronti si colpirono.

"Lo giuro."



















Davide fece partire l'affondo che puntava dritto alla mia spalla destra.
Con una forza spaventosa tirai con il braccio sinistro verso la zona da parare, distruggendo il gancio che mi teneva prigioniero.
Il colpo del Re degli Angeli si schiantò contro la manetta al mio polso rompendola e liberandomi definitivamente il braccio sinistro.

Dopo ciò Davide indietreggiò spaventato e i tormenti alle sue spalle si avvicinarono per proteggerlo.

Mi alzai in piedi portando con me anche l'altro gancio e levandomi poi la seconda manetta.

"Che diavolo succede?"
Si chiese Davide squadrandomi da cima a fondo.

Il mio volto rivolto verso il basso lentamente cominciava a salire.
Potevo sentire come i miei occhi cominciavano ad iniettarsi di sangue, stava iniziando.
Quell'orrore che provavo quando quel potere prendeva il sopravvento su di me, e quello che provavano i miei avversari quando lo vedevano, stava iniziando.
Davide se ne accorse e subito si mise in guardia.

Alzai la mano verso il cielo e il mio Zetsubō, che dal colore oscuro che era, si stava accendendo, diventando di un candido bianco e formando la spada nella mia mano.

"Libera quello che hai dentro."

La voce di Maddalena si manifestò nella mia testa e con un urlo spartano la carne sulla mia schiena si lacerò, lasciando spazio a sei ali d'angelo il quale bianco puro veniva sporcato dal sangue.

"Uccidetelo!"
Urlò Davide dando l'ordine ai suoi mostri.

I quattro tormenti rimasti mi caricarono scagliandomi contro i loro colpi magici.
Con una velocità incredibile schivai tutti i loro colpi alzandomi poi in volo.

"Per il potere della lucente oscurità, a me, lame."
Recitai la frase a memoria.

Si crearono intorno a me sei cerchi neri con strani simboli di una lingua a me sconosciuta.
Da essi uscirono sei lame di luce che, con un gesto della mia mano, partirono come proiettili e infilzarono tutte le creature.

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