12. Magnesium

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A Monaco è una settimana di pioggia intensa ed io ho la scusa perfetta per starmene chiusa in casa a piangere.
Piango non solo perché sono triste, ma anche arrabbiata. Arrabbiata con lui e con me stessa.
Quando mia madre è andata via perché non tollerava la vita che conduceva la famiglia Montezemolo, subito dopo la mia nascita, ha acceso un campanello d'allarme dentro di me: se una mamma abbandona sua figlia, allora non esiste persona al mondo di cui tu ti possa fidare ciecamente.
Seguendo questo concetto di fondo la mia vita è andata bene per quasi vent'anni: poco attaccamento alla famiglia, pochi amici, un discreto numero di sicurezze.
E poi è arrivato Charles, con quel suo atteggiamento leggero, il suo modo di guardarmi e la sua spontaneità. Riusciva a farmi credere che tutto fosse incredibilmente semplice.
Bella presa per il culo.
Non ci siamo più sentiti dalla scorsa domenica, quando mi ha piantato in asso nei box, e nessuno di noi due ha cercato l'altro. Direi che siamo arrivati al capolinea di un qualcosa che forse non è neanche mai esistito.
Ignoro il rumore del campanello perché so già che sarà uno dei ragazzi mandato in missione da Sebastian per tirarmi su di morale. O peggio, potrebbe essere Max che ritorna alla carica, ed io non sono proprio dell'umore adatto.
Quasi lancio un urlo quando anche il mio cellulare inizia a lampeggiare ad intermittenza. Ma che cavolo vuole il mondo da me?!
«Sei pregata di aprire la porta perché se mi fai bagnare la messa in piega ti uccido»
E' Caterina.
Caterina? Caterina a Montecarlo?!
Balzo giù dal letto, improvvisamente piena di vita, e mi precipito all'ingresso di casa.
Diciamo che mi sarei aspettata di tutto, ma una cerchia di ragazze capitanate dalla mia praticamente migliore amica che intona "I'm a woman on a mission" di certo mi lascia di sasso.
C'è Caterina, affiancata da Jemma ed Elena; dietro di loro perfino Hannah e Minttu, che hanno evidentemente mollato i bambini ai rispettivi partner, e anche dei volti totalmente nuovi che mi verranno presentati come Nicole, la compagna di Lewis, ed Emilia, moglie di Valtteri. Wow, perfino le wags della Mercedes si sono mobilitate per me.
"Ma che ci fate qui?" riesco a dire, ancora senza parole.
"Che domande, siamo qui per farti riprendere!" esclama Caterina, come se fosse ovvio.
"Corriamo sempre quando un'amica ha bisogno d'aiuto"
Nicole, pur non conoscendomi, mi fa l'occhiolino.
Dio benedica la solidarietà femminile.
Mi viene quasi da piangere di nuovo: queste donne incredibili sono qui nel mio salotto perché hanno saputo che ero giù di morale e hanno portato una ventata di aria fresca. Eppure sorrido, sorrido perché quest'avventura in Formula Uno non ha causato solo guai.
"Siete incredibili ragazze, sul serio"
"E abbiamo le pizze!"
Solo ora noto gli scatoli che Elena tiene tra le mani.
"Rigorosamente italiane" ci tiene a precisare Hannah.
"Fate come se foste a casa vostra" le prego, mentre si sparpargliano tra la cucina e il soggiorno. Nicole e Jemma hanno subito preso possesso della radio e della filodiffusione.
"C'è un solo rimedio per un cuore spezzato signorina..."
"Si balla!"
Katy Perry con la sua Last Friday Night riempie a volume improponibile le pareti di casa mia ed io mi ritrovo e saltare su e giù insieme a quelle che posso orgogliosamente definire le mie amiche.
Per ora metto in pausa i pensieri negativi: che la serata abbia inizio!



"Hai mai amato tanto da fermare il tempo? Io rinasco nei tuoi occhi e sono pronta per amare il mondo che ti porta via da me, perché mi hai reso donna"



Purtroppo la gioia passeggera dura solo finché le ragazze sono qui con me. Poi a Montecarlo ritorna la pioggia e sulle mie guance le lacrime. Non ho mai creduto così tanto in qualcosa come nei sentimenti per Charles in questi ultimi due mesi e adesso mi ritrovo sola ed illusa a leccarmi le ferite.
Che sciocca sono stata.
Il colpo di fulmine non esiste Martina, dovresti saperlo, dopotutto hai studiato chimica per metà della tua vita.
Sono certa che anche l'ultimo barlume della mia dignità sia andato a farsi fottere quando all'arrivo del messaggio «Esci, sono fuori casa tua» non me lo faccio ripetere due volte: m'infilo le scarpe ed esco sotto un diluvio torrenziale senza neanche un ombrello.
Il mittente non è difficile da immaginare.
Charles ed io siamo uno di fronte all'altro nel vialetto incredibilmente deserto di casa mia, sulla Promenade des Champions.
Già, la camminata dei campioni, come lui. Ed io sono solo la ragazzina di turno che si è innamorata di un pilota di Formula Uno.
Appena lo guardo in viso scoppio a piangere di nuovo, almeno posso dare la colpa alle gocce di pioggia che m'inzuppano da capo a piedi.
"Che vuoi?" gli chiedo, tagliente.
"Martina..."
Dio santo smettila, smettila di pronunciare il mio nome in questo modo.
"Non abbiamo niente da dirci" proseguo, cercando di evitare il suo sguardo ad ogni costo. Quando però cedo sono sorpresa di vedere che anche lui sta piangendo.
"Marty io non ti ho mentito, te lo giuro. Nessuna delle cose che sono successe tra di noi è stata una bugia"
"Se non mi ami non è colpa tua" sospiro, sconfitta.
Sono stanca, terribilmente stanca, di deludere le aspettative della gente, di non sentirmi adatta. Sono una laureanda in chimica, a stento so gestire il peso del mio cognome, come speravo di poter far innamorare di me un ragazzo come Charles?
Lui azzera la distanza che c'è tra di noi con uno scatto e mi prende il viso tra le mani, facendomi tremare da capo a piedi. Vorrei tanto dare la colpa alla pioggia torrenziale che ci viene addosso.
"No Martina ti prego, non pensare mai, mai di non essere abbastanza. Tu sei perfetta, sei perfetta per me"
Scuoto la testa, senza capire.
"Smettila ti prego, basta..."
"Sto cercando di proteggerti" insiste lui.
La rabbia mi assale e mi scanso bruscamente dal tocco delle sue mani.
"Non sono una bambina! Sono stata sola per tutta la mia vita, so come badare a me stessa!" gli urlo in faccia, con la voce rotta dai singhiozzi.
"Martina guardami! Succedono solo cose brutte alle persone che mi amano!"
Abbiamo entrambi il fiatone per quanto stiamo urlando e per un attimo c'è silenzio, rotto solo dal rumore dei nostri respiri affannati e della pioggia che cade.
"Ho resistito a stento alla morte di mio padre e di Jules e tutto ciò che mi ha tenuto a galla è stata la Formula Uno"
Mai prima d'ora mi aveva parlato dei due grandi lutti della sua vita e maledico il fatto che voglia farlo proprio adesso, quando non posso baciarlo o stringerlo a me.
"Ma tu sei entrata nel mio mondo così improvvisamente... hai stravolto tutto, io... non mi sono mai sentito così e se perdessi anche te non riuscirei mai a... No, non posso, non ce la faccio"
Il suo tono di voce è a dir poco sconvolto e stravolge anche a me.
Non l'ho mai visto così indifeso e fragile, come un bambino, e per la prima volta dimostra tutti i suoi vent'anni, che forse non sono abbastanza per tutto questo dolore.
"Io non me ne sarei andata"
"Non puoi saperlo, nessuno può saperlo"
Rimaniamo a fissarci per un tempo che sembra eterno. Ci guardiamo negli occhi e piangiamo, come immagino nessuno di noi due abbia mai fatto davanti a qualcuno.
Piango e lo odio, lo odio, ma lo amo così tanto.
Poggia la sua fronte contro la mia e a quel punto inizio a singhiozzare.
"Tu meriti qualcuno più forte di così"
"Charles ti prego..." quasi lo supplico.
Lui mi dà un ultimo bacio a fior di labbra e poi mi volta le spalle, camminando a passo rapido e nervoso per le strade della sua città.
Per l'ennesima volta io resto immobile, con il corpo scosso dal pianto, sotto questo diluvio che inizia a placarsi.
Perché non me lo hai detto prima, Charles? Perché non mi hai mostrato questo lato di te così spaventato dall'amore, dall'abbandono, dalla vita?

***

"Martina...?"
Mi giro lentamente e vedo che il padrone di quella voce così preoccupata è Max, che mi fissa con puro sconcerto.
Ormai non m'importa più di nulla, nemmeno che lui mi veda in queste condizioni.
Max si sofferma a guardarmi più del dovuto, poi mi sfiora il braccio con una gentilezza che non credevo gli appartenesse.
"Vieni, andiamo a casa..." mi sussurra ed io mi lascio condurre verso il mio appartamento senza dire una parola, lo sguardo perso nel vuoto e il mascara sciolto che mi riga le guance.
Max mi aiuta ad asciugarmi e trascorriamo il resto della giornata sul mio divano, lui che mi stringe tra le braccia senza la minima traccia di malizia ed io che resto così, senza protestare, perché ho un disperato bisogno di sentirmi amata anche solo per un attimo.

Chemistry | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora