22. Titanium

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Dormire è diventato più bello da quando lo faccio stretta al petto di Charles, nel letto a due piazze di casa sua.
Nonostante l'afa che si è abbattuta su Monaco lui non rinuncia a tenermi stretta per i fianchi, mentre io faccio aderire la mia schiena al suo petto tonico.
Charles profuma di menta e limone – la fragranza del suo bagnoschiuma.
Ci stiamo godendo i giorni successivi al Gran Premio di Germania nel più assoluto relax, tra il mare di Montecarlo e gli ottimi ristoranti, sempre attenti ad evitare i giornalisti. In questo Charles è davvero il mago della discrezione.
Dopo l'Ungheria ci sarà la pausa estiva ed io ho prontamente accettato la sua proposta di scappare oltreoceano per due settimane lontani da tutto e tutti.
Tornando a noi: è notte fonda, per qualche meraviglioso caso del destino la brezza marina rinfresca il principato e io sono in pace con il mondo grazie al respiro del mio pilota preferito che mi solletica il lobo dell'orecchio.
È un vero peccato che il mio cellulare decida di suonare proprio ora, svegliandomi in malo modo.
Charles fa uscire fuori un lamento e affonda il viso nel cuscino mentre io incespico innervosita verso il comodino.
Ma chi cavolo è a quest'ora?!
Sono quasi tentata di ignorare la chiamata quando vedo il nome di Maurizio sullo schermo.
Sono le quattro di notte, porca miseria. Qualsiasi lavoro sulla monoposto può aspettare fino a domattina!
Alla fine però i sensi di colpa hanno la meglio così decido di rispondere.
"Pronto...?"
Faccio in modo che sia chiaro che mi ha appena svegliato.
Per una telefonata a quest'ora come minimo deve star morendo qualcuno.
Quando sento la voce del mio team principal però scatto sull'attenti, perché sembra che effettivamente qualcuno sia morto.
"Martina, dove sei?"
"A Monaco, perché? Dove dovrei essere?"
"Tra poco ti contatterà tuo padre, devi venire subito a Zurigo"
"A Zurigo? Ma che stai dicendo? È successo qualcosa?"
A questo punto anche a Charles si è svegliato del tutto e si è messo seduto, affiancandomi preoccupato.
"Il presidente Marchionne è morto, Martina"
Resto spiazzata per un attimo.
Morto? Ma che cazzo stava dicendo Maurizio? Sergio doveva essere operato ad una spalla, un intervento di poco conto, come è possibile che sia morto?!
"Cosa?! Ma avevano detto che l'intervento..."
La voce del mio capo dall'altra parte del telefono m'interrompe.
"Né io né tu al momento possiamo essere informati sulla dinamica dei fatti. Aspetta la chiamata di tuo padre e prendi immediatamente un volo per Zurigo, Kimi e Sebastian ti aspettano in aeroporto"
Con questo chiude la comunicazione, lasciandomi sconvolta con l'iPhone tra le mani.
Charles, allarmato, mi scuote per le spalle.
"Marty! Martina, che è successo?"
"Marchionne è morto" mi limito a dire, fissando un punto impreciso sulla parete.

***

Non sono mai riuscita a vedere Marchionne unicamente come il capo. No, Sergio era molto di più.
Era un amico di famiglia, uno degli uomini più fidati di mio padre, l'uomo che mi portava una scatola di biscotti ogni volta che passava da casa nostra. Sergio era un tifoso, per questo papà aveva insistito affinché fosse lui a prendere il suo posto. Alla Ferrari non serve solo una grande personalità, ma anche un grande cuore e una grande passione.
Sergio non aveva la leadership dei Montezemolo ma era un uomo giusto, rispettoso, autoritario nella sua pacatezza.
Non riesco a credere che sia morto.
Davanti alla grande chiesa di Zurigo dove si stanno per tenere i suoi funerali mi sento come una bambina confusa e spaventata.
Non mi piacciono le cerimonie funebri.
Non so come comportarmi, cosa dire alla famiglia...
Sarà anche colpa del fatto che non ho chiuso occhio stanotte; ho preso il primo aereo sotto ordine di papà e sono piombata qui, smarrita come non mai.
Per fortuna Sebastian mi ha ospitato a casa sua questa mattina, almeno per godere di un paio d'ore in un ambiente familiare.
Adesso lui e Kimi, eleganti e a dir poco statuari nei loro completi scuri, mi affiancano infondendomi un po' di sicurezza. Minttu tiene la mano del marito, mentre Hannah è a casa a badare a tutti e quattro i bambini.
Vorrei che Charles fosse qui. Ho terribilmente bisogno di lui.
Ma come avrei spiegato la sua presenza agli occhi del mondo?
Mi rifugio tra le braccia di Mick appena ci raggiunge fuori allo spiazzo.
Anche gli Schumacher sono amici molto stretti della mia famiglia e da quando Michael è in ospedale li aiutiamo così come Corinna aiutò noi dopo la partenza di mia madre.
Mick ricambia il mio abbraccio e mi sussurra qualche parola di conforto, accarezzandomi la schiena. Eravamo compagni di giochi da bambini, anche se poi la sua passione per le corse l'ha allontanato presto da me e dai nostri pomeriggi insieme.
Dietro di lui c'è sua madre, che immediatamente viene a lasciarmi due baci sulle guance.
"Come sei bella, avrei voluto vederti in una circostanza più felice di questa..."
"Michael come sta?"
"Aspetta che tu venga a trovarlo"
"Non vedo l'ora di poterlo fare, mi mancate così tanto... non voglio più trascurare nessuno da oggi in poi" le dico con un magone in gola, lasciandomi coccolare da altri abbracci.
C'è tanta gente ai funerali del presidente Marchionne, a testimoniare in quanti gli volessero bene.
Papà come al solito arriva in ritardo, attirando su di sé tutti gli occhi dei presenti in chiesa.
I miei fratelli camminano spediti alle sue spalle, Massimo austero come sempre nel suo vestito nero e Marco con lo sguardo di ghiaccio che ha sempre fatto innamorare file di ragazze.
Quasi in automatico i piloti Ferrari fanno loro spazio ed io mi ritrovo presto circondata dai tre uomini della mia vita. La loro presenza mi fa realizzare quanto mi fossero mancati.
Non abbiamo neanche bisogno di guardarci: io afferro la mano di Marco e Massimo poggia la sua dietro la mia schiena. Papà ha lo sguardo fisso sulla bara, le braccia conserte, la serietà che da sempre lo contraddistingue.
Ecco i Montezemolo al completo, consapevoli che il mondo li sta guardando, col mento alto e le spalle diritte, così come é sempre stato, anche nei momenti più difficili.

***

"Dobbiamo andare a Maranello con urgenza, spero tu sia dei nostri cara"
Possibile che dopo una giornata del genere mio padre riesca comunque a pensare al lavoro?
"Ma questo weekend c'è la gara" protesto.
"Sarai a Budapest entro giovedì sera ma in quanto parte della famiglia Montezemolo è richiesta anche la tua presenza in Italia"
Mi chiedo proprio quale sia il motivo di tanta fretta e soprattutto cosa c'entro io a riguardo.
A casa sono diventata il brutto anatroccolo da quando ho deciso di studiare chimica, allontanandomi dal gioco di potere in cui mio padre e i miei fratelli sono sempre stati bravissimi.
Prego Sebastian e Kimi di salvarmi da questa situazione ma qui non siamo nei box Ferrari, qui non possono fare nulla ed io mi ritrovo di malavoglia sul retro dell'auto di papà. Mi sembra di essere ritornata bambina, scarrozzata a destra e a sinistra senza neanche la possibilità di protestare.
Per fortuna Charles non mi lascia un istante sola... telefonicamente parlando.
«Mi costringono ad andare in Italia»
«A fare cosa?»
«Non ne ho idea, sono in Ungheria per il weekend comunque»
«Mi interessa più sapere come stai»
«Non lo so nemmeno io...»
«Andrà tutto bene, promesso»
Decido di crederci, perché fidarsi di Charles sta diventando semplice ed io ho un disperato bisogno di aggrapparmi a qualcosa.
Non ci vuole molto prima che venga a sapere che siamo sulle tv di mezza Europa. È così che l'intero paddock sta seguendo i frenetici avvenimenti delle ultime ore.
Quando nel pomeriggio giungiamo a Maranello il motivo della nostra gita non programmata mi si para chiaro davanti agli occhi e mi fa sentire molto meno la mancanza che provavo nei confronti della mia famiglia.
"Sergio non è stato neanche cremato che voi pensate già a sostituirlo?! Non cambierete mai, mi fate schifo!" urlo, nell'ufficio che una volta era del presidente qui in casa Ferrari.
I miei fratelli sbuffano di fronte  alle mie reazioni poco tranquille ma stavolta so di aver ragione io.
"Si tratta di affari, Martina"
"Si tratta di rispetto! Il mondo non gira intorno al lavoro!"
Papà è seduto alla sua scrivania e ci osserva, senza prendere le parti di nessuno.
Non si è mai messo in mezzo ai nostri litigi, neanche quando eravamo piccoli.
"Non capisco perché lei sia qui" mormora a mezza voce Marco.
A questo punto i miei nervi cedono definitamente e mi avvicino a lui come una furia, con l'indice che gli sbatte contro il petto.
"Perché tu le macchine sai solo venderle, io le faccio funzionare! Io sto vivendo questa scuderia, io so come funziona il mondo della Formula Uno adesso, io io e solo io! Io so qual è la vita vera, non voi stupidi palloni gonfiati dietro le vostre schifose scrivanie!"
Le mie urla avranno riempito l'intera struttura ed improvvisamente nessuno osa proferire parola.
Per la prima volta papà interviene, provando a calmarmi.
"Martina non urlare..."
"Sì che urlo! Sei contento eh, a Los Angeles, a guardare i culi delle signorine che vogliono comprare una Ferrari? E tu, Massimo, nell'ufficio che ti ha regalato papino? E pensate di avere qualche autorità nello starvene qui a parlare di chi potrebbe sostituire un uomo appena morto, che amava veramente questa squadra e questo sport! Non vi meritate neanche il cognome che portate!"
Ho il fiatone e mi lascio cadere su una delle sedie presenti nell'ufficio, mentre il silenzio si fa spazio tra di noi con violenza.
Massimo stringe i pugni, ferito nell'orgoglio, e Marco sembra quasi imbarazzato. So quali sono i loro punti deboli.
Papà mi fissa in un modo tutto nuovo, come se per la prima volta si accorgesse davvero che la sua bambina è diventata grande.
Rimaniamo zitti a prenderci le nostre colpe per qualche altro minuto.
"Dovrebbe farlo papà" aggiungo poi, con la voce roca.
Tre paia d'occhi mi fissano curiosi.
"Di che parli?"
"Di fare il presidente, ad interim almeno"
"Papà? Un'altra volta?"
Provo a spiegare le mie ragioni.
Papà è un appassionato vero, un pugno di ferro, un tifoso... ha preso la Ferrari nel suo periodo più nero e l'ha fatta splendere.
In un momento così delicato per la scuderia, anche sportivamente parlando, ci vuole una personalità dirompente come quella di Luca Cordero di Montezemolo.
"Non è una cattiva idea..." si azzarda a dire Marco.
"Ragazzi mi state mettendo di fronte ad una grande responsabilità che pensavo di essermi lasciato alle spalle"
Eppure dal suo sguardo so che l'ennesima avventura non gli dispiacerebbe.
Provo a buttarla sul ridere.
"Non pensare che averti tra i piedi anche a lavoro mi faccia piacere"
I miei fratelli scuotono la testa divertiti.
"Avremmo più tempo per trovare un sostituto adatto"
"Effettivamente potrebbe funzionare..."
Ci lanciamo un'occhiata di gruppo carica di significato. Adesso si punta tutto. All in e si scoprono le carte. Il cognome Montezemolo sarà di nuovo al centro del motorsport e dovremmo essere uniti stavolta.
Non so dirvi se saremo effettivamente pronti ed adatti al ruolo, so solo che dopo il comunicato stampa di tre ore fa le copertine dei giornali dicono tutti la stessa cosa:
"La famiglia Montezemolo torna ai vertici della Ferrari, Luca Cordero presidente ad interim con sua figlia Martina in squadra"
Da questo momento cambia tutto.

Chemistry | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora