36. Krypton

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Il sole batte fortissimo su Milano nonostante dicembre sia alle porte, è un evento raro, il clima più adatto per una giornata come questa.
L'elegantissimo lounge bar in cui ci siamo accomodati ha una terrazza meravigliosa baciata dalla luce del giorno con il Duomo sullo sfondo.
Era da tantissimo che non venivo qui.
"Charles la tua gamba fa tremare perfino me!"
"Cherie è ovvio che io stia morendo di ansia" commenta il mio fidanzato calandosi gli occhiali da sole sugli occhi.
È buffo ma anche tremendamente sexy.
"Ti spaventa più mio padre di una gara di Formula Uno?"
"Amore è palese!"
Scoppio a ridere scuotendo la testa.
In effetti sono un po' in tensione anche io.
Mio padre sa che c'è qualcosa tra me e Charles – l'ha sempre saputo – ma dirgli che abbiamo intenzione di proseguire la nostra relazione pubblicamente anche lavorando entrambi in Ferrari l'anno prossimo è un altro paio di maniche.
"Andiamo, non può prenderla così male..." provo ad essere positiva.
"Non può uccidere né sua figlia né il suo nuovo pilota, no?"
"Charles!"
"Cosa?! Mi appello alla sua empatia!"
Scuoto la testa divertita, Charles non cambierà mai. Ho trovato qualcuno che sa essere più ansioso di me, incredibile.
"Tuo padre è spesso in ritardo?"
"È abituato a farsi aspettare" rispondo facendo spallucce. Dopotutto è un uomo dai mille impegni e ha sempre tardato per quelli che non riguardavano il lavoro.
Mi mordicchio l'interno della guancia e guardo curiosa i turisti e gli abitanti milanesi affrettarsi per le strade del centro e un po' invidio la loro normalissima routine.
Charles mi afferra con dolcezza e decisione la mano sotto il tavolino di marmo ed io faccio saettare immediatamente lo sguardo verso i suoi occhi chiari.
"Ehi, andrà bene, okay? Qualsiasi cosa lui dica noi staremo insieme, non c'è niente al mondo ormai che mi spinga a separarmi da te... nemmeno tuo padre!"
Mi apro in un sorriso sincero e il cuore mi si riempie, vorrei sporgermi a baciarlo ma ricordo cosa ci siamo detti poco prima: prima papà, poi il resto del mondo.
Sarà mio padre e il nostro datore di lavoro allo stesso tempo, non ho davvero idea di come concilieremo le due cose tra poco.
Quando un'auto dai vetri oscurati sfreccia tra Piazza del Duomo attirando non pochi sguardi capisco che Luca Cordero di Montezemolo é qui.
Il suo autista accosta poco lontano dal bar in cui siamo seduti e gli apre la portiera, papà lo saluta con una pacca sulla spalla.
Si avvia verso di noi con gli occhiali da sole calati sugli occhi e un completo elegante che lo fa apparire estremamente fuori luogo, ma a lui non sembra importare.
Charles si alza in piedi praticamente di scatto quando papà ci raggiunge, come uno scolaro con il suo maestro. Io me la prendo molto più comoda.
Mio padre si alza gli occhiali sulla testa e ci sorride, stringendo la mano a Charles e lasciando a me un bacio sulla fronte.
Ordiniamo tre Aperol Spritz e con una tempestività disarmante il cameriere ci riempie di stuzzichini da aperitivo.
"Mi chiedevo quando vi foste decisi a chiedermi questo incontro" asserisce mio padre con aria consapevole, facendoci arrossire.
"Papà credo che dovremmo fare un discorso serio..."
"Sono più che serio, tesoro"
Eppure sembra sempre che prenda tutto con leggerezza. M'innervosisce ma al contempo lo invidio.
Charles si schiarisce la voce e prende lui la parola.
"Vede direttore..."
"Charles chiamami Luca, te l'ho già detto"
Il rossore sulle guance del mio ragazzo fa immediatamente capire che non seguirà mai il suo consiglio; Charles è troppo timido e rispettoso.
"...dicevo, non voglio che lei pensi che io abbia ignorato le sue parole al nostro ultimo incontro" – l'incontro della firma del contatto, penso con una punta di amarezza.
Spero che papà noti l'occhiataccia che gli ho appena lanciato.
"Ma sono davvero innamorato di sua figlia e la metterei sempre al primo posto, anche a discapito della mia carriera"
Queste parole mi spiazzano un po', facendomi accelerare il battito per un secondo.
Guardo Charles ma lui ha gli occhi fieri incatenati al viso di mio padre.
Sono davvero una ragazza fortunata.
Papà all'inizio sembra impassibile ma gradualmente si apre in un sorrisetto.
"Era ora che ti decidessi a dirmelo, ragazzo!"
Charles, così come me, sembra un po' attonito e sorpreso dalla risposta di mio padre.
"Scusi direttore...?"
"Prima di essere il tuo capo sono tuo suocero! Credevi davvero che ti avrei affidato la mia bambina così facilmente? Dovevo vedere quanto in là ti saresti spinto per lei"
Se la mascella di Charles potesse cadere, avrebbe raggiunto le mattonelle di Piazza del Duomo.
"Papà ma sei serio? Abbiamo rischiato di rompere definitivamente per causa tua!"
"Tesoro non l'avrei mai permesso, ero pronto ad intervenire se questo ragazzo non si fosse dato una mossa"
Abbandono la testa tra le mani avvilita mentre Charles prende un lungo sorso di Spritz. Necessita di alcol, non posso dargli torto.
Luca Cordero di Montezemolo troverà sempre il modo di incasinare la mia vita. E ne sembra perfino divertito!
"Quindi non c'è problema per l'anno prossimo?" chiede Charles, ancora confuso.
"Ragazzi certo che non c'è problema, non siamo nell'età della pietra. Se posso darvi un suggerimento però, non lasciate che la stampa vi becchi improvvisamente, siate voi a decidere cosa mostrare e cosa no"
Stavolta papà torna serio perché nessuno meglio di lui sa come funzionano i meccanismi malsani di una vita sotto i riflettori.
"Cosa ci consigli di fare?"
"Siate voi ad uscire allo scoperto, non date l'impressione di essere stati beccati, come se aveste qualcosa da nascondere"
"Qualcuno malignerà sicuramente sull'arrivo di Charles in Ferrari dopo aver saputo della relazione" dico molto chiaramente, prima di infilarmi in bocca un rustico.
"E a noi cosa importa?" chiede papà, facendo spallucce.
Io e Charles ci guardiamo, un po' perplessi. Effettivamente a noi non importa proprio niente.
"So che siete due persone professionali e voglio che diate il meglio di voi per questa squadra"
"Non deve assolutamente preoccuparsi di questo, direttore" lo rassicura immediatamente Charles.
Per lui correre in Ferrari è il sogno di una vita, so che non permetterà a niente e nessuno di rovinarlo.
Adesso si respira un'aria molto più rilassata.
Stringo la mano di Charles sotto al tavolino e ci scambiamo un sorriso sereno, mentre papà mangia tutto contento gli stuzzichini. È sempre stato una buona forchetta.
"Allora..." riprende poi la parola, attirando la nostra attenzione.
"Quando pensate di darmi un nipotino?"
"Papà!"
"Ci lavoriamo, capo"
"Charles?!"

Chemistry | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora