Capitolo 4

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 La settimana passa in un lampo. Sono stati giorni ricchi di informazioni da elaborare, infiniti nomi di prodotti e di servizi. In poco tempo la sua scrivania si è riempita di documenti, cataloghi e blocchi per appunti fitti di inchiostro.

Praticamente ogni superficie del suo spazio è ricoperto da post-it e disseminato di evidenziatori e penne colorate. Ad occhi esterni può sembrare caotico, ma per Natalie ha tutto un suo senso.

Sulla scrivania troneggiano una foto della sua famiglia con Andrea e una tazza con tanti gattini neri disegnati.

"Ragazzi, io levo le tende! Ci vediamo lunedì" Sally fila veloce verso l'uscita, puntuale come tutte le sere. Nel giro di dieci minuti la seguono anche gli altri, per ultimo Scott.

"Tu vieni?" si ferma un attimo sulla soglia.

"Rimango un altro po'! Passa un buon fine settimana" gli sorride di rimando.

Natalie ama avere l'ufficio tutto per sè dopo che sono andati via tutti. Si porta un po' avanti con gli arretrati e le permette di ambientarsi un pochino di più, di sentirsi un po' più a casa. Si sente più a suo agio lì che nella sua topaia. 

Si appoggia allo schienale e allunga i muscoli della schiena. Sobbalza quando il telefono sulla scrivania di Scott si mette a squillare. Decide di lasciarlo suonare, ma dopo quasi due minuti si decide a rispondere. Avrebbe preso un appunto per lui.

Quando solleva la cornetta una voce molto seccata non le dà il tempo di annunciarsi.

"Maledizione, Scott. Sono due ore che aspetto un tuo report sul lavoro della ragazza nuova" lo stomaco di Natalie reagisce subito alla voce di Haze.

"Sono Natalie, Sig. Haze" opta per un tono formale "Scott è uscito due minuti fa" ribatte secca.

"E perché diavolo risponde al suo telefono?" è ancora più seccato.

"Per essere cortese, educata! Qualità che a lei suoneranno sconosciute ma nella civiltà umana sono apprezzate. Può chiederlo direttamente a me come procede sul lavoro, mi trovo esattamente sotto di lei" la voce è salita in un crescendo. 

Arrossisce violentemente quando realizza il doppio senso dell'ultima frase.

"Le consiglio maggior prudenza. Sono stato fin troppo indulgente" sputa le parole come veleno "sarebbe sufficiente una sola telefonata" azzarda poi.

"Mi sta forse minacciando?" l'incredulità cede il passo allo sgomento. Nessuna risposta, l'altro capo della linea è muto.

Dimitri riaggancia e si alza dalla scrivania, cammina avanti e indietro, nervoso. Quella insolente, come si permette di rivolgerglisi in quel modo! La minaccia di licenziamento forse è stata un filo esagerata ma deve imparare chi è ad avere sempre l'ultima parola da queste parti. Meglio uscire dall'ufficio, si è innervosito troppo per continuare a lavorare. Andrà a bere qualcosa per calmare i nervi prima di tornarsene a casa. 


                                                                                          *   *   *


Quel... Quel... Le mancano i termini per descrivere quell'essere meschino, maleducato, scontroso, prepotente ed egocentrico. Per iniziare questi possono andare bene.

Non può essere normale tanta cattiveria. Non le ha rivolto una sola parola cortese o per lo meno civile nell'ultima settimana! Non aveva fatto nulla per meritare questo trattamento. Si mordicchia il labbro e sente che il nervosismo e la rabbia richiamano un po' di sconforto. 

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