4. faremo crescere i fiori (A)

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Flavio dice che gli occhi che indossa, mischiati a quelli della sua ragazza, diventano gialli.
Io ho sempre pensato che i nostri, di occhi, si sfiorassero e basta, ogni volta che ci guardavamo. Sono troppo diversi per mescolarsi, un po' come noi.
Però, tu puoi essere l'acqua che annaffia il mio terriccio.
Solo se ti va, faremo crescere i fiori.
-A

Sabato, 18 Giugno

Michela tira fuori il rossetto dalla borsa e sistema il trucco alle labbra che si sono scolorite a causa del cloro. Luca, così, le ruba un bacio di proposito e si butta in piscina con una capriola. Gli schizzi arrivano fino a qua.
"Quindi? Ce lo dici dov'eri finita ieri?"
Giulia si accende una sigaretta e non so il perchè, ma nelle sue unghie vedo gli orecchini di Ludovica.
Giá.
Dov'ero ieri e tutto il resto.
"Sono passata un attimo al rooftop per vedere come se la passavano."
Michela si tira come un chiodo sopra la sdraio e le gambe le diventano ancora più secche di quelle che già sono. Giulia la segue e tutte e due si zittiscono.
"Ragazze.. È finita, posso tornare nel mio bar preferito."
Loro alzano le mani come a voler dire hai perfettamente ragione, ma so che non lo pensano davvero. Così, Michela lo capisce: ha sempre capito i miei silenzi.
"Chi ti ha fatto cambiare idea?" -domanda infilando gli occhiali da sole- "Non puoi esserci andata da sola."
Continuo a girare il giornalino sopra le ginocchia, cercando tempo per una scusa credibile. Poi vedo Ludovica che pubblicizza uno dei nuovi costumi a vita alta per l'estate e mi viene da vomitare.
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"Su di me? Addirittura?"
Sento le guance divampare e spero che non si noti sotto quello strato di fondotinta di marca che ho rubato alla mamma.
"Non so io.. T'ho vista sempre in foto sperando di essere te, almeno per un giorno."
Ludovica cinge la cannuccia con le labbra e io affondo le unghie nel cuscino che ho sotto il sedere.
"Quindi sono come una divinitá per te?" domanda con un sorriso da un orecchio all'altro.
"Beh.."
"O mio Dio, scherzavo!" -fa, come se fosse ubriaca- "Te l'ho detto: essere una modella" -e mima delle virgolette con le mani- "è solo quello che so fare meglio, ma non mi rappresenta."
Mentre parla, ho gli occhi fissi sulle sue collanine: sono simili alle mie, ben aderenti, con delle stelline e altre piccole decorazioni che fanno molto estate. Poi, quando mi spiega che solo le foto sono di un bianco e nero nitido, mentre la vita è tutta di un grigio pallido, gli occhi stanchi mi cadono sempre più giù, finendo sulla scollatura sotto la camicetta.
"E quindi? Come ti guadagni da vivere?"
Torno alla realtà sbattendo le palpebre: Ludovica sorride e penso che mi abbia visto.
"Mi arrangio con quel che si trova, oltre a sprecare tempo con l'università che i miei hanno scelto."
"Seria?"
Alzo le spalle e mando giù dell'altro Long Island che mi fa subito girare la testa.
O forse è lei?
"Credono che quando avrò trent'anni, mi accorgerò di non aver concluso niente e li ringrazierò di avermi fatto studiare invece di finire sui giornaletti."
Ludovica scuote la testa e tira dalla sigaretta: io ho ancora il sapore di pesca che ci aveva lasciato sopra sulla lingua.
"Fammi indovinare.. Giurisprudenza."
Batto le mani e lei esulta come se avesse vinto qualcosa.
In realtá, ha perso tutti i miei freni inibitori.
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"Auri, ehi Auri.." -sento chiamarmi- "Cosa diavolo guardi? Ehi.. Fa vedere."
Appunto gli occhiali da sole sui capelli e senza rendermene conto, Michela mi strappa il giornale di mano.
"Cazzo, figo 'sto costume. Non te ne intendi di uomini, ma almeno hai più occhio di Giulia."
L'altra si lamenta con la crema ancora vergine sul palmo della mano e Michela le fa una linguaccia.
"Ero con lei." mi scappa detto.
"Come? Co-" -e indica Ludovica- "Con lei?"
Annuisco.
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"Eccoci qua."
Ludovica tira il freno a mano e spegne un'Audi bianca panna che sembra appena uscita dal concessionario. Qua dentro tutto puzza di nuovo e di soldi incartati male. Tranne lei.
Stringo forte le cosce intrecciando le caviglie e mi gratto il collo in evidente imbarazzo.
Non so, è come.. È come se Ludovica fosse davvero quello che spero lei sia. E nessuno ci si era mai avvicinato, nemmeno un po'.
"Vuoi che ti accompagni alla porta?" -domanda, accorgendosi subito di quanto suoni male- "Non so, girano strane persone a quest'ora qui?"
Mi sporgo per guardare l'orologio a led sul quadrante dell'auto e sento l'alito di Ludovica abbastanza vicino da farmi tremare.
"Non dovrebbero. Ma se vuoi venire, non mi dispiace mica."
Lei sembra pensarci, poi gira di nuovo la chiave e abbassa i finestrini.
"Ti dispiace se fumo un po', prima?"
Scuoto la testa e lei lascia andare la sua contro il sedile. Guarda fuori dal vetro, mentre il vento le muove il colletto della camicia. Da qui vedo il suo profilo, con il collo che si alliscia sotto la luce della luna.
"Se ne vuoi una, ci dovrebbe essere un pacchetto nel vano portaoggetti." -sbiascica- "Spero che ti piacciano."
Apro il bauletto e trovo una custodia di Merit Gialle ancora da scartare: vicino c'è una confezione vecchia di pillole.
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"Lei è.."
Ora scuoto la testa con fermezza, annullando l'annuenza di prima.
"Voleva festeggiare il suo compleanno." dico solo.
Giulia pende dalle mie labbra, ora che si è spalmata la crema sui fianchi, e stringe i pugni facendomi segno di continuare.
"Devo strapparti le parole di bocca o..?"
"Non ho niente da dire."
Michela sbuffa e si mette a sedere, scoprendo le spalle al sole per la prima volta.
"Esci con una che fa pagina fissa da mesi su Grazia e mi dici che non hai niente da dire?" -allarga le braccia spazientita- "Almeno posso sapere se è salita da te?"
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Scavalco il piccolo giardino che Giovanni ha ripulito proprio oggi. Che strano: ho il cuore vuoto e sterile come lui ora.
Mi fermo di fronte al portone e deglutisco a fatica.
"Io.. È stato bello stasera."
Sorrido e Ludovica mi guarda con la testa dritta. I suoi capelli biondi sembrano finti sotto la luce del lampione e il cipresso le fa ombra sotto il nasino, nascondendo le labbra al naturale. Guardo il neo geometrico che ha sopra l'angolo sinistro della bocca e mi chiedo se Dio abbia convocato Giotto per disegnargli un puntino proprio lì, con l'apice del pennello.
"Anche per me." mi viene solo da dire.
Lei si umetta le labbra e strizza le palpebre, come se il buio le facesse pizzicare gli occhi di cristallo.
"È strano io.. Era da un po' che non festeggiavo il mio compleanno."
"E..?"
"E non è poi così male."
Sorridiamo insieme e tiro forte i muscoli della pancia.
"Devo andare."
Faccio di sì con la testa e penso che non ci rivedremo più. Ludovica si avvicina tenendo i piedi inchiodati a terra: il busto le si inclina come la Torre di Pisa e poco dopo sento le sue labbra fredde sulla guancia.
"Buonanotte."
Guardo la sua ombra scivolare via sul pavimento della strada.
"Ti cercherò in copertina." ma questo, lei, non lo aveva sentito.
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"E se n'è andata.. Così. Senza chiederti di rivederti."
"Non era un appuntamento, Giuli." le ricordo, sperando almeno un po' che non sia vero.
"Lo so, lo so, ma.." continua, rigirandosi i boccoli attorno all'indice.
"Aveva tutta l'aria di esserlo." finisce Michela.
Guardo di nuovo il giornale: Ludovica è ancora lì, così cambio pagina e immagino di non averla mai conosciuta.
"Auri.."
Di nuovo?
Ma perché mi cercano tutti?
Lasciatemi stare
"Auri è il tuo telefono."
Ecco, appunto.
Alzo gli occhi al cielo e Giulia scoppia a ridere, rimettendo il viso sotto l'ombra della sdraio.
"Pronto?"
La voce mi parla con le orecchie tappate. Abbasso gli occhi e il vento mi ansima addosso, scompigliando le pagine del giornale: in un attimo, lei è di nuovo sotto i miei occhi.

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