Prologo:passo falso

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"Avanti, avvicinati. Perchè non funziona?"  L'uomo tuonò, facendo echeggiare la sua voce per tutta la stanza. Quel posto buio, umido, senza un filo di luce, puzzava di muffa e avidità. I confini della stanza sembravano ignoti, l'unica cosa percepibile era il ticchettare dell'impazienza e il  buio costante. Il servo, un ragazzo tutto cervello e ossa, si accostò lentamente al suo signore, il quale, coperto in volto, si nascondeva da quella che era la verità. I genitori del mondo,il tempo e lo spazio, non avrebbero mai approvato tale buffonata. Chi prova a mettere in gioco le leggi eterne dell'universo, non è altro che un impostore, senz'anima. Nessuno in quella stanza sapeva realmente i pericoli a cui sarebbero andati in contro usando quell'oggetto, perchè in confronto agli scopi, alle perfide ambizioni, non erano altro che noccioline. Un gelido egoismo guidava il primo, costringendo il secondo a servirlo in ogni suo passo.

"Signore,gli eventi devono ancora avvenire. Le mosse non sono immediate." Il ragazzo tenuto in piedi solo da un forte amore -non per l'uomo, questo era certo- cercò di farlo calmare, usando un tono non troppo impertinente. Sapeva che, se avesse sbagliato parola l'uomo si sarebbe infuriato. Nella sua testa si palesò l'immagine della recente punizione, poteva ancora sentire i colpi sul proprio corpo. Non voleva che tutto ciò accadesse nuovamente, quindi cercò di rimanere calmo. L'uomo, continuò a ticchettare il dito sul marmo, nervosamente. Stava seduto sul suo finto trono, rigido come lui, niente fronzoli o decori, solamente le rigide forme del marmo dove siede con una curiosità meschina.

"Un enorme spreco di tempo. Non erano questi i miei piani." Sbattee un pugno sul bracciolo, digrignando i denti. Il suo cuore accelerò, quasi volesse saltargli in bocca. Aveva mosso le pedine eppure niente era ancora successo. Sotto i loro occhi, tutto era rimasto immobile per giorni. Le essenze erano state usate, i piani studiati con precisione, la magia avrebbe dovuto fare il resto.
Il ragazzo ingoiò a vuoto,sentendosi le mani improvvisamente umide. Di fiato ne aveva, ma era come usarlo il problema. Lui sapeva poche cose riguardo l' oggetto, procò e riprovò ad elencare le varie regole al suo capo, ma niente di ciò che ha detto è rimasto nella sua testa. La perfidia non conosce pazienza, però cosí facendo tutto poteva andare all'aria. Non poteva rischiare di fallire, aveva paura e faceva bene ad averne, l'uomo era pericoloso e potente, mentre lui solamente un essere inferiore da usare e scartare. Doveva obbedire al meglio, se non voleva perdere ciò che aveva di piú importante.

"Signore,glielo assicuro,qualcosa avverrà" Questa volta la voce del ragazzo non risuonò forte e scandita, ma tremolante. Timida. Cercò di arrivare alle orecchie del suo sovrano, in un altro vano tentativo di farsi ascoltare. Non era sicuro nemmeno lui delle sue stesse parole, ma doveva provare, tirare avanti la barca finchè il gioco non sarebbe iniziato. La scacchiera ha bisogno di tempo.

"Poco importa,adesso troverai un altro strumento,la mia pazienza è arrivata ad un limite" Con impeto, l'uomo sul trono scagliò via la scacchiera, facendo volare via tutte le pedine, che caddero inesorabilmente a terra. Una dopo l'altra. Marmo contro marmo. Un rumore secco che lacerò in due il cuore del povero ragazzo. Quest'ultimo sentí l'angoscia artigliarli il petto. Non si può interrompere il gioco, nè tanto meno distruggerlo. Ogni mossa delle pedine è calcolata, non può essere lasciata al caso. Il ragazzo cominciò a tremare, tutto sarebbe iniziato da capo, doveva trovare un nuovo gioco per il suo signore. Un gioco che funzioni. Cosa impossibile. L'oggetto piú potente che si potesse trovare era lì fra le sue mani ed era stato distrutto, senza un minimo di regretto o preoccupazione per le anime legate. Aspettò un poco, prima di andare a raccogliere i pezzi smarriti. La scacchiera si spezzò, rotta in due grandi pezzi irregolari. Per non parlare delle pedine. Erano in mille pezzi. Non si potevano riparare, ma solo osservare e pregare che le ripercussioni fossero minime.

"Trova qualcosa che funzioni o potrai dire addio alle mie buone maniere " Gridò ancora l'uomo, alzandosi per dare un calcio al servo il quale perse l'equilibrio, finendo sulle statuine, ancora a terra. Oltre alla paura, il ragazzo percepí il calore che emanavano quei pezzi di marmo. Si sentí sciogliere dentro, mentre ascoltava i passi del suo signore allontanarsi, seguiti dal cigolio della porta arrugginita e da un veloce raggio di luce. Il passaggio fu veloce e indolore. Il silenzio della stanza vuota torno a farsi sentire. Tutto quel buio sembrava una gabbia pronta a chiudersi sul collo del ragazzo, rannicchiato a terra.

"Lo devo fare" Sussurrò, finendo di raccogliere i pezzi. In cuore suo sapeva di aver fatto il passo piú lungo della gamba, ma doveva farlo, ad ogni costo, per aver salva la vita.La loro vita. Finchè i tempi non saranno migliori sarà costretto a tenere quell'atteggiamento. Ancora per un pò dovrà tenere testa a quel pazzo gioco che non sapeva più come reggere.

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Prima volta che scrivo al passato. scusate eventuali errori e godetevi la storia.

Buona lettura(sperando sia venuto fuori qualcosa di decente)

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