Il pranzo passa in fretta, ho l'obbligo e il dovere di dover tornare a studiare il caso. Devo fare quanti piú indagini possibili. I responsabili sono morti, ma non sappiamo se proprio tutti lo siano. Il metodo con cui se ne sono andati è sempre ignoto. Una precoce dipartita, dopo la strage che hanno fatto, una presa per i fondelli se così vogliamo chiamarla, purtroppo non lo è. Stringo la mano a Nam, prima che se ne vada. Sono passati mesi da quando ci siamo seduti assieme sul quel divano, adesso mi fa pure strano. L'ansia di perdermi qualche indizio, o di non essere in grado di occuparmene mi sta puntando la sua pistola viscida sul petto, impedendomi di godermi questi pochi istanti con lui. Inutile dire che è stato avventato, però ormai è quà, perchè non godersi la sua presenza. Jungkook se ne sta in cucina, zitto,anche troppo. Potei dubitare della sua presenza.
"Ce la farai" Parla dolcemente, avvinghiandosi a me. Ci siamo detti tutto, però non sono stato in grado di parlargli della telefonata o della vera ragione per cui è scoppiato il telefono. Lui è un fanatico del sovrannaturale, parlargli di qualcosa sarebbe come azionare una di quelle scimmie a carica, con il problema che andrebbe avanti all'infinito. Poi non voglio farmi passare per matto. Io sono un detective, mi curo del vero e razionale, non di queste piccole cavolate.
"Lo spero, questa volta non è come occuparsi di uno scellerato." Jungkook ai tempi d'oro arrecava danni solo ai grandi produttori, sottraendo la merce o ai musei, l'unico problema era la sua estrema furbizia e imprevedibile astuzia. Non ha mai ferito nessuno.
"Ne hai messi cosí tanti al fresco, cosa vuoi che sia?" lascia un bacio sul mio collo, trasmettendomi quella poderosa sicurezza che a me manca. Non rispondo e sprofondando nel suo collo, rilascio un piccolo mugolo. Profuma di letto fresco e lavatrice appena fatta, almeno lava i suoi vestiti e si tiene pulito. Mi manca litigare con lui perchè mischia tutti i vestiti bianchi con gli scuri, creando strane combinazioni di colori.
"Un giorno torni a casa per un pò, vero?" Passo una mano sulla sua buzzetta, giocandoci allegramente.
"Adesso devo andare, chiamami quando hai il telefono nuovo" Detesto dal profondo del cuore questa parte, lo voglio quà con me, stretto, stretto, al sicuro. Mi bacia la fronte e si erge, ritto, in tutta la sua altezza. Forte e bello, la mia pagnotta di pane.
"Si" Comprerò il primo telefono che mi capita a tiro, i soldi vorrei spenderli in altre cose come ad esempio quella diamine di vacanza, che sembra ogni giorno piú lontana. Dovrebbe essere il contrario, ma mi sento come sconfortato guardando tutte le cose e i giorni che devono ancora passare.
"Ti amo" Gli do l'ultimo bacio, sulle guance.
"Anche io" Mi attira a se in un poderoso abbraccio, aspiro un'ultima volta il suo profumo e lascio che parta, creando il portale per andarsene, non prima di avermi fatto ridere con una smorfia. Prima Nam, adesso No-Nam. C'è solo quel bamboccio di Jungkook. Roteo gli occhi al cielo, ho già ritardato il mio ritorno al dipartimento, non posso prolungarmi oltre.
"Preparati, dobbiamo andare" Vado a raccattare le mie cose, prendo la pistola, la radio, distintivo e sono pronto. Creo il passaggio e aspetto che mi raggiunga. Saltiamo e sbuchiamo vicino al mio studio.
Al dipartimento tutto funziona come sempre, la gente vola fra un ufficio e l'altro, i miei colleghi mi salutano e in giro c'è la solita aria monotona. Nessuno per ora mi ha cercato, sono io che devo andare in ufficio, dal mio superiore a fare rapporto e comunicare qualsiasi dettaglio io sappia. Non vedo l'ora."Jin? Penso che stia per accadere, nuovamente" Jungkook mi sbatte una mano sulla spalla, con una delicatezza tale da farmi del male. Cosa vuole adesso? Mi volto con la faccia di chi non ha voglia di giocare. Ho difficoltà a camminare per la ferita alla gamba, non c'è bisogno di distruggermi. Però quello che mi ritrovo davanti è un fantasma. Il ladruncolo adesso e bianco come un cencio, con gli occhi sbarrati che mi fissano impaurito. La sua presa aumenta. Sospiro, tiro l'aria fuori e dentro dai polmoni. Lentamente. Devo...mantenere la calma. Non posso picchiarlo davanti a tutti.
STAI LEGGENDO
UNDER FATE
FanfictionQuando l'uomo si crede piú furbo del mondo che calpesta,quest'ultimo si ribella ribaltando le carte in tavola. Il tempo e lo spazio,sono unici e irreplecabili,basta una piccola goccia,un battito di ciglia per stravolgere le sorti di vite innocenti...