11-La noia del giusto

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Stiamo tornando dalla nostra fantastica visita all'obitorio. La mia idea di morte sta cambiando man a mano che passo il tempo con questo idiota. Non pensavo si potesse diventare cosí brutti dopo la morte. Sapevo della decomposizione, ma accidenti, ho trattenuto a malapena il contenuto del mio stomaco in presenza dei resti del ragazzo. Vedere quell'ammasso di carne che ha perso qualsiasi cosa lo animasse, mi ha fatto male. Il Detective, invece, era impassibile, semplice routine per un poliziotto cazzuto come lui. Ne ho visti molti come Kim, fanno finta di essere tutti di un pezzo, poi sono delle mezze seghe. Semplici palloni gonfiati. In questi giorni penso di aver scoperto il lavoro piú brutto del mondo. Leggi, restrizioni. Devi far rispettare quello, fermare l'altro, scandagliare edifici, bloccare risse. I poliziotti si perdono il bello della vita.

"E adesso?" Domando a Kim, che sta aprendo un enorme porta di vetro satinato, che lascia passare solo la luce e un accenno di quello che c'è dietro. Un pessima scelta di arredamento se hai intenzione di farti qualcuno sulla scrivania. I passanti vedrebbero troppo.

"Smaltimento pratiche, rapporti e mandati. Siediti là, se vuoi ti do qualche foglio e fai un disegnino. Una barchina, un trenino." Le ultime parole le storpia e fa pure il verso del treno. Se quel povero idiota pensa di prendermi in giro, si sbaglia di grosso. La faina nera non si fa fottere cosí facilmente. Vado a sedermi sbuffando e incrocio gambe e braccia, mentre lui mi passa carta e penna. Ebbene si, mi ha dato un cazzo di foglio e una penna per passare la giornata. Che divertimento. Nervoso fisso il pezzo di carta vuoto, accampagnato dalla penna di colore nero, proprio come la mia voglia vivere.

"Nuovo record, sei stato zitto per un minuto intero, vedo che stai imparando" Esclama sedendosi davanti a me. Di bene in meglio. Cambio visuale e guardo fuori, dalla finestra. Affaccia sulla città, dandomi l'opportunità di vedere il cielo, il quale mostra in tutto il suo splendore un celeste carico, saturo, mentre il sole è da qualche parte, a struggere persone e animali con il suo calore infernale. Oltre quello vedo solo le finestre degli altri edifici. Niente vista mare, peccato. Kim solleva qualche foglio, accende il computer, spilla qualcosa, immeggergendosi nel suo mondo di perfezione e giustizia. Un automa che va avanti, dritto verso il suo scopo. Ha il viso piatto, prosciugato dalla concentrazione. Fissa lo schermo tutto concentro, quasi ci sia il santo Graal lá sopra. Non esisto piú per lui. Una determinazione invidiabile, almeno questo devo riconoscerglielo. Penso di essermi concentrato in quel modo solo durante l'incursione al Louvre. Nonostante il posto non avesse niente di magico, mi ha fatto rodere l'anima. I dispositivi di sicurezza sono stati tenaci, duri da buttar giú. Il tecnico che ha installato il tutto ha fatto un ottimo lavoro, peccato che il suo lavoro abbia dovuto incontrare me. Ho decodificato il sistema di sicurezza, entrando da un nodo, poi ho mandato in black out mezza Parigi, però ne è valsa la pena. I parigini sono troppo stupidi per accorgersi che la loro monalisa ha cambiato dimora, quella che adesso fotografano in migliaia e solo una copia da quattro soldi. Voglio vedere quando se ne accorgeranno, poveri buffoni. Sospiro, il ricordare mi fa venire voglia di uscire e fare altri colpi, ma non posso. Fortunatamente non ne sanno niente, se no chissà di quanto si allungherebbe la mia pena. Torno a scrutare l'essere vivente davanti a me. Legge, scrive, legge, scrive. Si corruccia e cancella. Così via, ancora e ancora. Un paio di volte si mette a fissare delle foto, non ne vedo il contenuto, ma sembrano veramente interessanti da come le contempla. Sicuramente qualche altro omicidio, sparatoria. È meglio che non le veda. Sono sempre stato un ragazzo dallo stomaco resistente, però tutto quel sangue, la puzza di cadavere, mi hanno fatto cambiare idea. Il tutto è entrato nella lista delle cose che non voglio vedere e sentire. Improvvisamente apre un cassetto e tira fuori un paio di occhiali neri, se li mette sul naso e torna al lavoro.

"Cazzo" Annuisco vigorosamente, preso da un illuminazione. Lui gira pigramente la faccia e ricambia lo sguardo.

"Cosa?" Le parole escono altrettanto scocciate.

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