Capitolo 1

155 21 9
                                    

"Un caffè macchiato per piacere, nè troppo caldo nè troppo freddo e vado di fretta, ho cose molto importanti da sbrigare" affermò Louis, un ragazzone di 27 anni suonati, che di cortese non aveva proprio un bel niente.
A dire tutta la verità Louis, non è mai stato uno, come dire, ordinario. Era un tipo misterioso, maleducato, taciturno ed incredibilmente diffidente, il solito stereotipo di cattivo ragazzo, solo meno energumeno e più essere pensante.

"Il suo caffè, Signore, arriverà il prima possibile, ma deve rispettare la fila." Sentenziò Harry, un giovane ragazzo con un bel caratterino che, fidatevi, non corrispondeva per nulla alla sua angelica apparenza. Infatti, i suoi capelli castani e riccioluti infondevano alle persone un certo senso di gentilezza e disponibilità e parlando chiaro, non è che Harry non fosse disposto a darne, ma più che un giovane ed innocuo angioletto, lo definirei una bomba ad orologeria.

"Dove posso sedermi nell'attesa?" Chiese Louis, con tono infastidito.

"Al tavolo sette, quello in fondo al locale, e sono sicuro che Jane sarà felice di accompagnarla." Gli rispose sbrigativo, prendendo altri ordini e scrivendo svelto sul taccuino.

E tra ciambelle, caffè e cappuccini, per qualcue minuto Harry cedette il posto alla cassa, alla sua fidata collaboratrice Jane e andò a servire i tavoli strapieni di gente.

Su un vassoio argentato teneva una tazzina di caffè macchiato caldo ed una ciambella glassata.

"Ecco a lei, spero sia di suo gradimento. Buona colazione" disse Harry, servendo Louis con ciò che aveva ordinato.

"Riccio, non ho ordinato nessuna ciambella" confermò il liscio, osservandola quasi come fosse radioattiva.

"Mi chiamo Harry, nessuno le ha dato il diritto di conferirmi dei nomignioli e comunque, è offerta dalla casa."
Replicò infastidito, mettendosi una mano sul fianco.

"Non l'ho ordinata e non la mangerò, grazie comunque" rispose ancora una volta Louis, schioccando la lingua sul palato e allontanandoa ciambella lentamente, per poi fissare gli occhioni verdi del cameriere intensamente.

Ma mentirei se dicessi che non fosse infastidito dal fatto che gli avesse risposto in quel modo, ma comunque una parte di lui ne era incuriosito.

"Va bene, arrivederci" lo salutò il cameriere, aspettando che ricambiasse il saluto, cosa che Louis non si scomodò a fare.
Quindi, sorpassando a fatica ciò che era successo e la maleducazione dell'uomo, sgambettò fino alla cassa per sistemare e riporre i dolci appena sfornati nella vetrina.

"Harry" lo chiamò Jane, attirando la sua attenzione

"Dimmi Jane" continuò, riportando altre ciambelle nella vetrina

"TI vuole il ragazzo al tavolo sette, dice che ha un problema con il caffè. Ho provato a parlarci io, ma la sua risposta è stata <<il riccio mi ha servito, il riccio sistema>>" confermò divertita.

"Ed ora che ha" sbuffò Harry, chiudendo con rabbia la vetrina ed attirando l'attenzione di alcuni clienti, che lo guardarono storto.
Rivolse loro uno dei sorrisi più finti mai visti e si incamminò verso il tavolo sette, pronto a sfoderare il lato peggiore di sè.

"Mi dica, signore, qual è il problema?"
Si sforzò di sembrare gentile, giusto per evitare qualche recensione negativa su tripadvisor come già successo in passato.

"Il caffè è troppo caldo, io l'avevo chiesto tiepido. Evidentemente non prendi gli ordini attentamente."
Si lamentò fastidiosamente occhi azzurri.

"Ah davvero? Può prenderli lei gli ordini la prossima volta, che dice?" Sussurrò borbottando, tremendamenre incazzato.

"È il tuo lavoro però. Pagano te non me e non questo servizio non mi scomoderei nemmeno a pagarti."

"Idiota." Disse a denti stretti Harry.

"Come scusa?" Chiese infuriato Louis.

"Non solo idiota, pure sordo." Confermò a voce nettamente più alta il cameriere.
Louis si alzò e sfoderò tutta la sua altezza, che non era poi così tanta, a dire la verità... Ma che riuscì ad intimidire Harry, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

"Ripeti quello che hai detto" sentenziò Louis, convinto di averlo fatto finalmente tacere.
Oh e come si sbagliava

"Lo vuoi ridetto? Va bene. Anzi, ti dirò di più. Sei un'idiota, sordo e stronzo. Che ne dici di prendere tu gli ordini la prossima volta, mh? Con centinaia di persone nel locale, due camerieri e di cui una incinta un po' di aiuto ci servirebbe, non pensi? Ah e del tuo caffè troppo caldo non me ne può fregar di meno, va bene? Me ne sbatto il cazzo se è troppo caldo o c'è un cucchiaio di latte di troppo, intesi? E la ciambella puoi anche non mangiarla, poco mi frega. Zuccheri in meno, non pensare di fare un torto a me. E smettila di fare lo stronzo, con me e con gli altri. Sono stato chiaro? O lo vuoi ridetto un'altra volta per sicurezza?" Sbottò Harry, una volta per tutte.

"Tu, cameriere riccio da quattro soldi, se non tre, hai il dovere di servirmi qualunque cosa voglia e come la voglia.
Non mi sembra di starti chiedendo la luna, tesoro.
Seconda cosa, ti chiamo come cazzo mi pare, sono più grande di te e posso permettermelo.
Ed ultima cosa, non mi faccio trattare così da uno sfigato cameriere come te, che prima del Bon Ton dovrebbe imparare a stare al proprio posto.
Adesso o mi chiedi scusa per come mi hai trattato o chiamo il tuo superiore e ti faccio licenziare nel giro di mezz'ora"
Adesso il locale li stava guardando con fervore e shock e la vocina di Jane rimbombava nella mente di Harry:
"Ingoia il rospo Harry, ingoia quel fottutissimo rospo del cazzo"

"Le servirò un caffè più tiepido del precedente e non le mancherò più di rispetto" digrignò i denti con lo sguardo di fuoco.

"Lo aspetto con ansia" lo prese in giro Louis, sedendosi trionfante.

Spazio autrice
Heilà, ditemi se continuarlo pls.
E fatemi sapere se vi intriga.

born from a coffeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora