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"Papà voglio tornare a casa mia"
"Questa è casa tua, Harriet"
"No, voglio tornare a casa da mamma! Qui mi annoio!"
"Ma hai tanti giochi"
"Sì, ma voglio mamma! Mi manca mamma"
"Non vuoi stare con papà?"
"No, voglio stare con mamma!"
La bambina cominciò a piangere. Jackson si sentì terribilmente triste. Non sapeva come calmarla o come convincerla a restare. Quindi chiamò April. Dopo qualche squillo, lei rispose.
"Ciao April, sono io. Harriet vuole venire da te. Dice che qui si annoia e che le manchi. Puoi passare a prenderla? Sta piangendo"
"Certo, sarò lì tra poco"
I minuti passavano e per tutto il tempo Jackson aveva cercato di convincere Harriet a restare. Ma, nonostante i tentativi, la bambina non voleva saperne di smettere di piangere. April arrivò subito e, quando Jackson sentì il campanello suonare, tirò un sospiro di sollievo. Aprì la porta con Harriet in braccio che scalciava e si dimenava.
"Harriet, perché stai urlando?" domandò la donna.
La bambina si sporse verso di lei affinché la madre prendesse in braccio. Ormai aveva cinque anni, tenerla in braccio diventava sempre più difficile, ma vista la situazione, April fece uno sforzo.
"Mamma voglio tornare a casa con te. Non mi piace stare qui" esclamò.
"Ma perché, tesoro? Papà vuole spendere del tempo con te. Lo sai quanto ti vuole bene. Gioca sempre con te, sei la sua principessa" continuò la donna.
"Lo so e lui è il mio principe, ma qui non mi piace, mi annoio. Voglio stare con te!" disse la piccola gettando le braccia attorno al collo della madre e stringendola.
"Mi dispiace" mimò la rossa con le labbra al suo ex marito.
"Non fa niente" rispose lui allo stesso modo.
"Ho fame!" disse Harriet smettendo all'improvviso di piangere.
"Anche se non ti va di rimanere qui principessa, magari potremmo cenare tutti insieme. Io, tu e la mamma, che ne dici?" propose Jackson.
Improvvisamente gli occhi della bambina si illuminarono. L'idea le era piaciuta. Una volta messi i piedi per terra, si aggrappò alla maglia di April e prese la mano di Jackson.
"Andiamo" disse.
I genitori si ritrovarono a guardarsi e a ridere. L'assecondarono e si lasciarono guidare in cucina. Jackson non aveva preparato ancora nulla e April decise che per quella volta avrebbe provveduto lei alla cena. Sapeva esattamente dove si trovava ogni singola cosa. Conosceva quella cucina molto bene. Il suo ex marito era un uomo abitudinario e un po' pigro, aveva lasciato tutto esattamente come lei l'aveva disposto quando viveva lì.
"Hai bisogno di una mano?" domandò l'uomo.
"No, so dove tieni tutto" rispose lei.
E Jackson sorrise a vederla destreggiarsi in cucina come se non se ne fosse mai andata. Come se avesse vissuto sempre lì.
"Mamma, ti posso aiutare?"
"Sì, certo amore"
Harriet le si avvicinò.
"Che posso fare?"
"Tu e papà potreste apparecchiare la tavola assieme" propose.
Lei sorrise e annuì. Poi si avvicinò a Jackson e protese le braccia verso di lui. L'uomo la prese in braccio.
"Papà, scusami. Ti voglio bene. Mi aiuti ad apparecchiare?"
"Principessa non devi scusarti, va tutto bene. Certo che ti aiuto ad apparecchiare. Lo sai che ti voglio bene, tantissimo"
April preparò la cena e guardò sua figlia e Jackson apparecchiare la tavola mentre ridevano, scherzavano e giocavano. Si intenerì davanti alle fragorose risate di sua figlia. Portò le pietanze a tavola e, poco prima di sedersi, le squillò il telefono. Era Matthew.
"Ehi amore tutto bene, state tornando?"
"No, non ancora. Stiamo cenando da Jackson, ma appena finiamo torniamo a casa"
"Va bene, non ti aspetto sveglio. Ho appena messo a letto Ruby e sono esausto. Domani devo svegliarmi prestissimo per il turno, vado a dormire. Ti amo"
"Ti amo anche io"
April arrossì sentendo lo sguardo di Jackson su di lei durante tutta la telefonata. Erano anni che non stavano più insieme, eppure quei suoi occhi di ghiaccio ancora riuscivano a farla sciogliere come un ghiacciolo al sole.
Si accomodarono tutti e tre. Ben presto Harriet si addormentò, lasciando i suoi genitori a tavola assieme a concludere la cena.
"La metto nel suo letto fino a quando non terminiamo di cenare. Di certo sarà più comoda che qui" esordì Jackson. April gli sorrise e annuì.
L'uomo prese tra le braccia sua figlia e la portò nella sua stanza. L'adagiò sul suo letto e la coprì con una copertina rosa. Dopodiché si chinò su di lei e le baciò la fronte. Tornò da April che aveva cominciato a sparecchiare.
"Lascia, April, faccio io" le disse.
"Ma no, non preoccuparti, lascia che ti aiuti"
"No, davvero, hai già cucinato una cena fantastica, non posso permetterti di sparecchiare"
"Per me non è un problema, Jackson. Se non mi lasci sparecchiare, mi troverò costretta a lavarti i patti"
"Oh no, non succederà. Stasera hai già fatto abbastanza, April. Davvero, non so come farei senza di te. Ti ho chiamato per Harriet e sei arrivata immediatamente, l'hai calmata, hai cucinato una cena grandiosa e ora vuoi anche ripulire. Non devi, davvero"
"Non dire stupidaggini! È stato un piacere! E poi, se non avessi cucinato questa cena probabilmente saresti finito a comprare cibo da sporto da qualche ristorante. E non va bene, perché non c'è niente di me-"
"Di meglio di mangiare a casa propria" continuò Jackson sorridendole.
"Vedo che te lo ricordi!"
"Certo che me lo ricordo! Ehi io ero il tuo migliore amico e il tuo ex marito. Ti conosco, April"
"Lo so, stupido!" rise lei dandogli un colpetto sulla spalla.
"Ahia! Mi fai male!" esclamò lui toccandosi la spalla.
"Ma smettila, ti ho a malapena toccato. Anzi, accarezzato azzarderei dire" rise lei.
"Ricordo le tue carezze e non hanno nulla a che vedere con questa violenza!" continuò lui fingendosi offeso.
Quella frase, però, aveva reso improvvisamente imbarazzante quella situazione. Parlare delle carezze della propria ex-moglie con lei davanti non è proprio la cosa più intelligente da dire. Calò il silenzio nella stanza. April a stento riusciva a guardare Jackson negli occhi. Non era mai stato così tra loro, essere in imbarazzo l'uno in presenza dell'altro era qualcosa di inimmaginabile. Sapevano tutto dell'altro, si conoscevano nel profondo, ma da quando April aveva smesso di lavorare al Grey-Sloan Memorial le cose erano cambiate. Si vedevano sempre meno, l'idea di avere Jackson in giro per casa a Matthew non piaceva più di tanto, e come biasimarlo! Perciò cominciarono lentamente ad allontanarsi fino a diventare quasi due perfetti sconosciuti. Due persone completamente distinte. Come se tutto ciò che c'era stato tra loro non fosse mai accaduto. Fatta eccezione, ovviamente, per Harriet. Harriet da un paio d'anni a questa parte, era diventata il loro unico collegamento.
"Forse è meglio che vada" esclamò April avviandosi verso la camera di Harriet.
In quel breve momento giocoso/flirtante che aveva condiviso con il suo ex marito, le sembrava che fosse ritornato tutto com'era prima, prima che si perdessero di vista. E quello la spaventò, la spaventò perché sapeva quanto fosse rischioso per lei riavvicinarsi a Jackson.
Dalla loro relazione aveva imparato una cosa: non erano fatti per stare assieme. Tutte le volte in cui ci avevano provato, avevano finito per ferirsi, per farsi male. Il dolore che le aveva causato quell'uomo era inspiegabile e il dolore che lei stessa aveva inflitto al padre di sua figlia era così grande da non poter essere quantificato. Non erano fatti per stare insieme. Era questa la conclusione a cui arrivò mentre cercava di prendere in braccio sua figlia per trasportarla in macchina.
Sapeva inoltre che Jackson era il suo punto debole. Le bastava pochissimo per ricadere nella sua trappola, per ricominciare ad amarlo dolorosamente, pesantemente, infinitamente. Non sapeva perché succedesse, ma era un dato di fatto: amare Jackson era la cosa più semplice che riuscisse a fare. Gli avrebbe potuto perdonare di tutto perché era completamente e ciecamente innamorata di quell'uomo da sempre e per sempre. L'espressione "per sempre" aveva un significato importante per April. Lei sapeva che era legata a Jackson per sempre. Sapeva di avergli giurato amore per sempre. Sapeva, anche, che non importava quanto lui avesse sbagliato nei suoi confronti, al primo cenno di interessamento, lei sarebbe tornata da lui, per sempre. Ma questa volta non poteva permetterselo. Doveva andare via da quella casa più in fretta possibile. Doveva evitare il contatto visivo il più possibile. Non doveva lasciarsi abbindolare dalle sue parole dolci, dai suoi modi di fare e dai suoi bellissimi occhi. Aveva sempre dato tutta sé stessa nella sua relazione con lui, ma si poteva dire che lui avesse fatto altrettanto? Jackson l'aveva mai amata almeno un quarto di quanto avesse fatto lei?
"Aspetta, ti aiuto" disse Jackson arrivando alle sue spalle.
"Non c'è bisogno, davvero" rispose April evitando il suo sguardo.
"April, ti prego" disse lui e si abbassò per guardare la sua ex moglie dritta negli occhi.
Lei gli fece di sì col capo e lui capì che avrebbe accettato il suo aiuto. Quando però, presa Harriet, aprirono la porta di casa di Jackson si ritrovarono davanti uno spettacolo meteorologico non proprio gradito. A Seattle pioveva tanto, lo sapevano tutti, ma ciò che si trovarono davanti fu peggio di quanto ci si potesse aspettare. Pioveva fortissimo. L'acqua si scagliava violenta sul suolo. Come avevano fatto a non sentire ciò che stava accadendo fuori?
Jackson chiuse immediatamente la porta di casa e riadagiò la piccola Harriet sul suo letto. Poi accese la tv. Tutti i canali parlavano dell'acquazzone più violento che Seattle avesse mai visto. A quel punto, si girò verso April che se ne stava in silenzio, pensierosa, davanti alla porta chiusa.
"Ok, non ho intenzione di farti mettere alla guida con il diluvio universale fuori. Tu e Harriet resterete qui per stanotte!" esclamò sicuro.

Come mi batte forte il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora