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L'indomani mattina, April si svegliò tra le braccia confortevoli di Jackson e si maledì all'istante. Si maledì per essere stata debole. Per aver ceduto di nuovo a quell'uomo. Al suo Jackson. Lo guardò dormire tranquillo accanto a lei. Cerco di sottrarsi alla sua presa, ma lui, ancora dormiente, la strinse di più a sé. Lei continuò a divincolarsi, costringendolo ad aprire gli occhi per capire per quale motivo lo facesse.
"Dove credi di andare?" chiese dandole un bacio casto.
April non rispose. E questo bastò per far insospettire Jackson che si mise seduto e guardò la donna al suo fianco.
"Che c'è April?"
"Non doveva succedere, è stato un errore"
Jackson la guardò deluso e confuso.
"È stato un errore?" disse incredulo.
April non rispose. Lui si scostò le coperte di dosso e si alzò lasciandola in camera da sola. Lei, a quel punto, si mise velocemente la vestaglia e lo seguì.
"Jackson ascoltami" provò a dire.
"April non voglio parlarne, so già cosa dirai e credimi, non ho voglia di sentirlo, ok? Quello che è successo la notte scorsa è stata un errore e non accadrà più" concluse lui.
"Cosa è successo la scorsa notte?" domandò Catherine entrando in cucina con un ghigno malizioso sul volto.
"Niente" risposero contemporaneamente i due.
"Dov'è Harriet?" chiese April.
"Dorme. Avete fatto sesso?" domandò diretta.
"Mamma, ti prego"
"Me ne accorgo dalla faccia di April. Tesoro praticamente è come se ti avessi aiutato io a sbocciare." Commentò la donna.
"Ok, adesso stai diventando inquietante" continuò Jackson.
"Fatemi capire, siete stati a letto insieme e state litigando. Qualcuno non ha adempito alla sua parte durante l'amplesso?" domandò guardando il figlio.
"Cosa? Non ho intenzione di parlare della mia vita sessuale con te. Non so come altro dirtelo" disse l'uomo.
"Tesoro capita a tutti, non è un problema. Certo, non è il modo migliore per riconquistare la tua ex-moglie, ma April è una donna di chiesa e la sua fede la porta a sostenere la teoria del perdono, sono sicura che troverà il modo di perdonarti. O tu il modo di farti perdonare" Catherine non voleva mollare l'osso.
"Ok, ne ho abbastanza, me ne vado" disse lui fiondandosi in bagno.
Catherine si avvicinò ad April e la guardò con occhi severi.
"Che è successo?"
"Catherine non mi va di parlarne"
"April, raccontami tutto"
"E va bene. Il tuo piano di ieri sera ha funzionato. Sì, lo amo ancora, sì sono gelosa e sì potrei spezzare il collo a chiunque dovesse avvicinarsi a lui" confessò la Kepner a bassa voce.
"E?" la incitò a parlare l'altra.
"E ho fatto un casino. Siamo stati a letto insieme e sono stata io a prendere l'iniziativa. Ed è stato stupendo, come ogni volta. Ma, stamattina, quando mi sono risvegliata accanto a lui sono andata in panico"
"Perché?"
"Perché per un attimo mi sono sentita come se fossimo ancora una coppia. Come quando eravamo sposati e sono tornati a galla tutti i pensieri autodistruttivi e i ricordi e tutti gli sbagli che abbiamo commesso. Non voglio soffrire di nuovo così, Catherine. Fa male e non voglio più farlo" disse con le lacrime agli occhi.
"Oh tesoro" rispose semplicemente la ex suocera catturandola in un abbraccio confortante. April si lasciò andare, si lasciò cullare da quella donna che era sempre più una madre per lei. La sua era troppo lontana e Catherine c'era stata per lei nei momenti peggiori, come quando perse suo figlio Samuel ed era devastata dal dolore. Il supporto che ebbe da quella donna fu prezioso.
Quando sciolsero l'abbraccio, la più anziana le asciugò le lacrime con le dita.
"Tesoro quello che è capitato a voi avrebbe messo alla prova chiunque. Non tutte le coppie sopravvivono ad un dolore tale. E voi, nonostante gli sforzi, non siete sopravvissuti. Ma le cose sono cambiate, è passato del tempo, siete cresciuti, siete maturati e vi siete accorti di essere ancora innamorati l'uno dell'altro. Probabilmente questa volta potrebbe essere diverso. Certo, non posso garantirtelo, ma posso dirti con estrema sicurezza che Jackson è completamente, perdutamente e irrimediabilmente innamorato di te. Conosco mio figlio e glielo vedo negli occhi il dolore da quando ti ha lasciata. È un uomo buono il mio Jackson"
"Lo so Catherine, lo so che è un uomo buono ed è anche per questo che mi sono innamorata di lui. Era la mia persona preferita al mondo. Quello con cui volevo parlare quando mi succedeva qualcosa, quello da cui mi rifugiavo quando ero triste o cercavo conforto, quello che ho amato al punto tale da consumarmi. Ma se non dovesse funzionare, se per l'ennesima volta dovessimo farci del male, non potrei sopportarlo. Eravamo appena tornati alla normalità, amici. Proprio come avevamo iniziato"
"Tesoro, voi non siete mai stati amici. Eravate destinati, due anime gemelle che dovevano solo aprire gli occhi. Te lo dico io che non credo in queste stupidaggini di solito. April, ti ripeto, la scelta è tua, ma non fagli del male. Io ti voglio bene, ma lui è il mio bambino"
Mentre April guardava negli occhi incredibilmente lucidi di Catherine, Jackson passò davanti a loro senza nemmeno guardarle o salutarle. Uscì sbattendo la porta.

Arrivò in ospedale deluso da quanto successo. Fu chiamato da una specializzanda, il dottor Hunt aveva bisogno di lui in pronto soccorso. Si affrettò a cambiarsi e scese nel minor tempo possibile.
"Che abbiamo?" domandò guardando il collega.
"Incidente d'auto" rispose Hunt guardandolo appena.
"Tutto bene, Avery?" chiese.
"Sì", rispose non riuscendo però a convincere il collega.
Quando il paziente arrivò, Jackson rimase senza parole. Era Matthew Taylor.
"Ma, è Matthew Taylor?" domandò Hunt.
"Sì, è lui"
"Forza ragazzi, portatelo dentro. Qualcuno chiami la moglie" esclamò Owen.

La voce si sparse in poco tempo. E, quando Jackson entrò nella stanza degli strutturati, piombò il silenzio. Bailey parlò per tutti.
"Abbiamo sentito che Matthew Taylor è stato ricoverato qui"
"Sì, incidente d'auto" commentò Jackson.
"Come sta?" domandò Miranda.
"Bene, si rimetterà"
"April come sta?" continuò la donna.
"Non lo so" rispose innervosito.
"Avery, tutto bene?" domandò la donna prendendogli il braccio preoccupata.
Lui non le rispose, si limitò a serrare la mascella. Bailey fece uscire tutti dalla stanza per potergli dare l'opportunità di parlarle e raccontarle tutto.
"Parla, Avery. Posso stare qui tutto il giorno, è il mio ospedale" disse accomodandosi.
"April e Matthew non stanno più insieme. E April è incinta. Lo sai che ha avuto delle gravidanze turbolente in passato e ho paura che questa notizia possa farla agitare e nuocere al bambino" rispose.
"Capisco, quindi April e Matthew stanno per avere un figlio. Sicuro che non sia per questo che sei giù?"
"Non è di Matthew il bambino. È per questo che non stanno più insieme. Il bambino è mio, Bailey"
"Tuo? Avery ma sei un idiota! Le hai rovinato il matrimonio con Taylor per la seconda volta!"
"Lo so, Bailey. Ma la amo, che ci posso fare?"
"Non lo so, usare il preservativo?"
"Bailey"
"Mi dispiace" disse lei ridendo.
"April non vuole tornare con me e sono piuttosto sicuro che voglia tornare con Matt. E forse, questo incidente potrebbe farli riavvicinare."
"Avery, mi dispiace per il tuo dolore, ma l'unica cosa che puoi fare per lei, in questo momento, è starle vicino. Stalle vicino, non troppo letteralmente e rispetta le sue decisioni, qualunque esse siano. Questa à la dimostrazione d'amore più grande che potresti darle. Supporta le sue decisioni anche se ti fanno male e custodisci gelosamente il ricordo di quello che avete avuto" gli disse la donna dandogli una pacca sulla spalla e lasciandolo lì, da solo con i suoi pensieri.
Bailey aveva ragione, avevano tutti ragione. Era difficile, ma ci era riuscito ad essere solo lì per lei senza doppi fini. E, quella volta, era stata April a saltargli addosso. Avrebbe dovuto rifiutare quel contatto e rinunciare a stare con lei anche se era la cosa che più desiderava al mondo.
Uscì dalla stanza degli strutturati e si recò in sala d'attesa dove vide April. Per un istante pensò di girarsi e andarsene da un'altra parte. Ma lei lo vide prima che potesse farlo e fu costretto a parlare. Mentre attraversava la sala per raggiungerla, la sua mente cominciò ad affollarsi di pensieri. Dopo quella mattina, avrebbe dovuto mettere da parte ogni malumore, vero? Avrebbe dovuto far finta che tra loro non ci fosse stato niente e che nonostante quella si fossero svegliati assieme, tutto quello non contava più. Doveva solo prendersi cura di lei facendole sapere che aveva un supporto emotivo.
"Ehi" le disse sedendosi accanto.
"Ehi" rispose lei.
"Come stai?"
"Non bene."
"Posso capirti, è tuo marito"
"Non è più mio marito, ma questo non significa che-", cominciò a dire lei.
"Non c'è bisogno che tu dica niente, lo so già. Sono stato nella tua posizione. Sei preoccupata per la persona che ami. Volevo solo farti sapere che il tuo amico Jackson c'è" disse lui riferndosi chiaramente a quando April era arrivata in pronto soccorso dopo essere stata vittima di un pericoloso incidente.
April lo guardò confusa. E notò la difficoltà con cui diceva quelle parole. Avrebbe voluto consolarlo, dirgli che non amava Matthew e che amava lui, ma non ci riuscì. Riuscì solo a prendergli la mano e a stringerla tra le sue. Quasi come fosse lei a consolare lui. E, in certo senso, era così. Sapeva che le ferite e l'incidente di Matthew non erano gravi, aveva parlato con Hunt e si era subito tranquillizzata. Non sapeva nemmeno se avesse voglia di rivedere Matthew. Ma era ancora il suo contatto di emergenza.
"Il tuo amico Jackson", quelle parole le rimbombavano nella testa, prepotenti. Non era suo amico. Catherine aveva ragione. Come faceva ad entrarle nel cervello ogni volta. Riusciva, come una pulce, a ficcarsi nel suo orecchio.
"Signora Taylor?" la chiamò una specializzanda.
"Signorina Kepner" la corresse lei.
"Mi scusi, suo marito vuole vederla" le disse.
April si alzò, lasciando così le mani di Jackson. Lui la guardò andar via, sparendo dietro nell'ascensore.

Quando arrivò in stanza, Matthew la guardò severamente. Se avesse potuto, April si sarebbe volentieri risparmiata quella discussione e quell'incontro.
"Come stai?" chiese.
"Meglio"
"Posso fare qualcosa per te?" domandò la donna.
"Sì, fammi portare un modulo per cambiare il mio contatto di emergenza dai tuoi amici" rispose lui.
"Va bene, altro?" chiese.
"Come sta Harriet?" domandò.
"Bene, Ruby?"
"Bene. Un po' le manchi"
"Anche lei mi manca" rispose la donna.
Rimasero per qualche istante senza dire nulla. La tensione era palpabile e April desiderava uscire di lì il prima possibile.
"Mi dispiace, Matt. Insomma, sì, mi dispiace per come le cose sono finite tra noi"
"No, ti prego. Non mettere il dito nella piaga. Fa già male così. Non ho bisogno delle tue scuse e non le accetto. È la seconda volta che lo fai. Mi chiedo perché tu mi abbia sposato. Mi hai davvero mai amato?" domandò Matthew.
"Certo che ti ho amato e ti ho sposato per quello. Non ti so spiegare cosa c'è tra me e Jackson. Non lo so nemmeno io perché continuiamo a finire insieme nonostante siamo tossici l'uno per l'altro"
"April per favore basta!"
"Scusa"
"Adesso devo chiederti di andartene. Non ce la faccio a non provare rabbia, delusione e rancore nei tuoi confronti. Per favore, va' via"
"Va bene. Ti capisco e non ti biasimo, salutami Ruby"

Fuori dalla stanza di Matt, Jackson osservava quanto stesse succedendo. Era troppo lontano per sentire qualunque cosa, ma questo non lo fermava di certo. Si guardò intorno cercando qualcosa da fare per non rendere la sua presenza lì sospetta. Prese un tablet e guardò qualche cartella medica. Lasciò che un'infermiera lo riempisse di domande, mentre da lontano osservava April. Voleva solo essere sicuro che tutto procedesse tranquillamente, senza temperamenti particolarmente alterati da parte di nessuno dei due. In fondo sapeva che il suo non era solo un gesto premuroso e nobile. In realtà era lì per osservarli e per studiare i loro movimenti. Insomma, era lì per vedere se sarebbero tornati assieme oppure no.
Quando April uscì dalla stanza di Matt, vide Jackson. Gli andò in contro e lui provò a far finta di essere impegnato a leggere una cartella medica.
"Interessante?" domandò la donna.
"Come?"
"Interessante il caso che stai leggendo?" domandò ancora lei.
"Sì, molto" rispose lui.
April gli prese dalle mani il tablet e glielo girò nella posizione corretta.
"Questo è il verso di lettura giusto" disse ridendo.
"Ti ringrazio" rispose lui serio.
Era freddo, incredibilmente freddo. April si chiese cosa credesse di aver visto in quella stanza. E le si spezzò il cuore al solo pensiero di saperlo sofferente. Così gli prese la mano, proprio come aveva fatto prima, e gliela strinse. I loro sguardi si incrociarono. Jackson forzò un sorriso e si liberò dalla presa della donna lasciandola lì e incamminandosi verso l'ascensore. Istintivamente April lo seguì, quasi senza una ragione. Si ficcò nell'ascensore con lui.
"Jackson dobbiamo parlare"
"Possiamo farlo quando torniamo a casa? Ovviamente sempre se tornerai a casa mia. Se avessi deciso di tornare a casa con Matthew, dovremmo organizzarci per chiacchierare, dubito che a tuo marito farebbe piacere vedermi in casa vostra"
Prima che April avesse il tempo di replicare, le porte del mezzo si aprirono e ciò che i due medici si ritrovarono davanti fu un delirio.
"Che diavolo è successo?" domandò Avery raggiungendo in fretta Hunt.
"È scoppiato il laboratorio di chimica dell'università, niente di grave, ma sono tutti spaventati. A quanto pare si tratta di una reazione chimica sbagliata" affermò l'altro.
"Corro a dare una mano" disse Jackson afferrando un camice e correndo verso l'ingresso del pronto soccorso.
"Oh, bene Kepner sei qui, prendi un camice e vieni ad aiutarmi" disse Owen in piena confusione.
"Ma non ho i privilegi qui" commentò la donna.
"Capo, garantisci alla Kepner i privilegi" esclamò l'uomo attirando l'attenzione della Bailey.
"Kepner hai i privilegi, ora mettiti al lavoro"
Senza farselo ripetere un'altra volta e presa dalla scarica di adrenalina, April indossò il camice e corse all'arrivo delle ambulanze. Jackson era lì accanto a lei. Si guardarono per un istante prima che le porte del mezzo si aprissero e i paramedici presentassero il caso.
I pazienti erano due, l'uno sopra l'altro. Dopo un attimo di straniamento iniziale, i due medici si misero al lavoro.
Stavano trattando due docenti che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lei non era cosciente, mentre lui, ancora lucido spiegava ciò che era successo provocando stupore generale. Stando alla sua ricostruzione stavano avendo un rapporto sessuale nel ripostiglio del bidello quando il laboratorio era esploso. Cadendo lei aveva urtato la testa e attutito la caduta del partner, il quale aveva poi sentito un dolore indescrivibile proprio nelle parti basse. April guardò Jackson cercando di trattenere una risata. Lui la guardò e le sorrise con gli occhi mentre cercava di mantenere un'espressione e un contegno professionale.
I pazienti furono immediatamente trasportati in sala operatoria. Dovevano separarli per poter salvare la donna, ancora incosciente e gravemente ferita alla testa. Dopo aver chiamato la Shepherd e essere corsi in sala operatoria, cominciarono l'impresa. Parecchie ore più tardi, gli interventi finirono. Era andato tutto secondo i piani. C'era solo una cosa da riparare, il pene fratturato dell'uomo. E, per farlo, avrebbero avuto bisogno di Catherine. Jackson non aveva granché voglia di avere a che fare con sua madre in quella giornata già di per sé estenuante. Con April si recò dai due sfortunati amanti e, quando entrarono in stanza ricevettero una strana accoglienza.
"Non ci credo!" esclamò la paziente che avevano appena salvato. I due medici si guardarono per un secondo.
"Come scusi?" domandò April.
"Amore, questi sono i dottori che mi hanno aggiustato la gamba quella volta che finì nel trita rifiuti di Ted" continuò la donna.
E, in quel momento, i due medici collegarono i puntini. Anni prima, quando April e Jackson erano ancora novelli sposini e nessuno era a conoscenza della loro unione, avevano avuto una paziente piuttosto particolare. Una professoressa di sociologia caduta in un trita rifiuti durante la festa organizzata dal suo fidanzato e dalla moglie. Era una persona davvero curiosa, motivo per cui quella storia era rimasta particolarmente impressa ai due dottori. Adesso era di nuovo in ospedale, per un motivo altrettanto strano, ma non così tanto come quello della volta precedente. Almeno questa, non avrebbero dovuto rimuoverle pezzetti di scampi dalla gamba.
"Mi ricordo di lei, vedo che ha trovato fino alla fine la sua anima gemella" commentò April sorridendole.
"Sì, io e Geroge stiamo insieme da un paio d'anni ormai. Ted è solo una brutta storia ormai"
"Mi fa piacere sentirlo, spero che George non sia sposato" scherzò April.
"No, non lo sono" rispose l'uomo ancora dolorante.
"Questa volta me lo sono scelto bene" rispose lei sorridendogli. Lui provò a ricambiare, ma il dolore glielo rese difficile.
"Vedo che il suo collega non ha ancora imparato ad indossare la fede. Mi creda dottore, lei è davvero troppo bello per andarsene in giro senza." Commentò la paziente guardando Jackson.
"Lisa, davvero? Sono proprio qui" esclamò George.
"Lo so tesoro e sai che ti amo, ma so apprezzare la bellezza quando la vedo. Non posso farci niente" commentò lei facendo sorridere tutti.
In quel momento, un'infermiera entrò in stanza.
"Oh, bene siete entrambi qui. Dottor Avery, dottoressa Kepner, c'è l'asilo di vostra figlia in linea, vogliono essere sicuri che sappiate che Harriet non è a scuola"
"Harriet non è a scuola?" domandò Avery guardando la Kepner.
"L'ho lasciata con tua madre perché mi avete chiamato per Matt" rispose.
"Che faccio?" domandò l'infermiera.
"Mi dia un istante, chiamo mia madre" disse Jackson.
"Va bene, dico che state operando e richiamo tra poco" disse la donna uscendo dalla stanza.
Jackson la seguì, prese il telefono e chiamò sua madre.
"Dov'è Harriet?"
"È con me al centro commerciale, stiamo facendo compere"
"Mamma, avresti dovuto avvisarci. Ci hanno chiamato da scuola dicendoci che Harriet non era lì, ci hai fatto spaventare. Sai che April non può spaventarsi, perciò ti prego, avvisaci la prossima volta"
"Va bene tesoro, te lo prometto" commentò la donna prima di chiudere la telefonata.
Jackson tornò in camera e riferì tutto alla Kepner.
"Quindi mi sembra di capire che la moglie che lo manda in giro senza fede sia lei. Che figuraccia! Mi scusi, come vede non sono cambiata poi così tanto, ho ancora la mia innata abilità di mettermi in imbarazzo"
April rise di gusto e le disse di non preoccuparsi. Jackson si domandò perché non avesse puntualizzato, come era solita fare, che non fossero più sposati.
"È per questo che ti amo" commentò George all'improvviso, facendo capire ai medici che era arrivato il momento di lasciare spazio ai due piccioncini.

"Wow! Chi l'avrebbe mai detto" commentò April una volta fuori dalla stanza guardando Jackson.
"Già!" rispose lui incupendosi nuovamente.
April lo prese per il camice e lo trascinò in uno delle stanzette lì vicino.
"Che fai?" domandò lui.
"Che hai?" controbatté lei.
"Niente"
"Niente? Davvero, vuoi che creda a questa stupidaggine?" domandò lei incrociando le braccia sotto il seno.
"Niente di cui tu debba preoccuparti, davvero. È solo il lavoro. È stressante, lo sai" rispose.
"Non usare la scusa del lavoro con me"
"April, hai reso chiaro che siamo amici, ho accettato di esserti amico. Perciò rispettami in quanto amico quando ti chiedo degli spazi. E in questo momento ti chiedo un po' di spazio. Non ho voglia di parlarne. Non credo sia il caso"
"Riguarda me, non è vero?"
"April"
"Se è per stamattina, mi dispiace. Non era mia intenzione ferirti"
"Sei tornata con lui, sei tornata con Matthew?" chiese all'improvviso Jackson accigliato.
"Cosa? No!" si affrettò a rispondere sicura April.
Jackson a quel punto rilassò i muscoli del viso. April gli si avvicinò e gli portò le mani al viso. Glielo accarezzò dolcemente.
"No, Jackson, no" sottolineò puntando i suoi occhi in quelli dell'uomo che a stento riusciva a sostenere il suo sguardo.
Presa dal momento si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò. Lo baciò dolcemente. Improvvisamente tutto tornò ad avere senso. Tutto aveva senso quando stava con Jackson. Era la sua persona. Avevano vissuto per troppo tempo separati, adesso non riuscivano più a fare finta che tra loro non ci fosse più niente. Il cuore di April batteva all'impazzata ogni qual volta vedeva il suo Jackson, quando sentiva la sua voce e quando condividevano un contatto fisico di qualunque genere. Bastava che lui le sfiorasse la mano per farle venire il batticuore. Pensava di essere l'unica a sentirsi in quel modo. Ma Jackson le provava ogni giorno di sbagliarsi. Lui l'amava profondamente. Non aveva mai amato nessuno quanto amava quella donna. Sapeva dal primo istante di aver trovato quella giusta, di aver trovato l'amore della sua vita. E sapeva di essere stato un idiota a lasciarla andare. L'amava ed era disposto ad accontentarsi di una semplice amicizia pur di starle accanto. Seppure lei gli stesse mandando messaggi contrastanti. Diceva di voler essere solo amici, ma erano stati a letto insieme solo il giorno prima. Diceva di voler essere solo amici e non correggeva chi credeva che stessero ancora insieme. Diceva di voler essere solo amici e adesso lo baciava. Era confuso, totalmente fuso.
Chiuse gli occhi e si godette quel momento. Le labbra della sua April sulle sue, le mani della sua April che gli accarezzavano il viso, il suo profumo inconfondibile che lo inebriava completamente. L'attirò a sé, stringendola come se da quello dipendesse la sua stessa vita. Si lasciarono trascinare da quella passione che sin dal primo bacio li aveva travolti.

Come mi batte forte il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora