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Qualche settimana dopo la vicenda, April era al lavoro quando ricevette una chiamata. Era la scuola di Harriet. Preoccupata rispose. La voce della maestra della piccola era calma e ferma, il che la portò a pensare che la questione non potesse essere troppo grave.
"Signora Avery potrebbe venire a scuola, c'è stato un piccolo problema tra sua figlia e un'altra compagna"
"Harriet sta bene?"
"Sì, ma deve venire a prenderla"
Immediatamente April si precipitò a scuola. Percorse velocemente il corridoio e andò in contro all'insegnante di sua figlia che le faceva cenno con la mano dall'uscio della classe.
"Grazie per essere venuta signora Avery, suo marito è già qui" disse l'insegnante e, in quel momento notò Jackson seduto davanti.
"Sono la signora Taylor, io e il signor Avery non siamo più sposati" precisò lei sedendosi accanto al suo ex marito.
La maestra sorrise in modo equivoco a Jackson e April capì immediatamente che quegli occhi azzurri avevano mietuto una nuova vittima. Roteò gli occhi e aspettò che la giovane donna cominciasse a parlare e a spiegarle per quale ragione si trovassero lì.
A quanto pare Harriet aveva tirato i capelli ad una compagna di classe, Megan e gli insegnati erano stati costretti a contattare la famiglia per informali. April cadde dalle nuvole, non era da sua figlia comportarsi in quel modo e voleva assolutamente capire perché avesse agito così.
La maestra li accompagnò dalla piccola che giocava tranquilla come se non fosse accaduto nulla. Subito le chiesero quale fosse il motivo del suo gesto e lei gli disse che Megan, la sua compagna, aveva continuato ad infastidirla dicendole cose cattive. E lei, alla fine, si era stancata e le aveva tirato i capelli.
A Jackson venne da ridere e si allontanò per non farsi vedere. Nel frattempo, April cercò di farle capire che la violenza non era mai la soluzione, anche quando qualcuno la portava allo sfinimento. E Harriet le promise che non l'avrebbe più fatto a patto che Megan avesse smesso di prenderla in giro. April lo fece presente alla maestra che la rassicurò promettendole di andare a fondo alla questione. Non completamente soddisfatta, April uscì dalla struttura assieme a sua figlia e a Jackson.
"Ti prego di non ridere quando tua figlia tira i capelli ad un'altra bambina. Potrebbe accorgersene e rifarlo solo perché pensa che ti faccia ridere"
"Lo so, ma mi ha ricordato qualcuno" rispose lui ridendo sotto i baffi.
"Sei un idiota"
"Scusami, non eri tu quella che ha preso a pugni un tizio la notte prima di un esame importantissimo?"
"Sì e abbiamo visto com'è andata a finire quella storia, non ho passato l'esame"
"Ma mi hai fatto innamorare di te" rispose Jackson strizzandole l'occhio.
"Signor Avery!" esclamò una voce alle loro spalle. Entrambi si girarono. Era la maestra di Harriet. April aveva già capito cosa la donna volesse dal suo ex marito. Lo osservò dirigersi verso di lei e notò come questa ci provasse spudoratamente. Continuava a toccargli il braccio e rideva a qualunque cosa dicesse. April fu incuriosita da quella situazione. Non riusciva ad andare via. Voleva sapere cosa stesse dicendo l'insegnante di sua figlia al suo ex marito e per farlo doveva aspettare che lui tornasse da lei. Oltre alla curiosità dovette ammettere che c'era gelosia. Avrebbe voluto prenderla a pugni solo per avergli sorriso.
Quando Jackson tornò, aveva un'espressione incredibilmente compiaciuta sul viso, espressione che April conosceva fin troppo bene. Aveva rimediato un appuntamento.
"Allora, che ti ha detto?"
"Niente di particolare"
"Jackson, conosco quell'espressione e la tipa ci stava provando spudoratamente con te"
"Gelosa?"
Gli occhi di April si fecero piccoli. Strinse i denti e sorrise.
"No, assolutamente"
"E perché hai lo stesso sguardo da pazza che avevi quando prendesti a pugni quel tipo?"
"Non è vero!"
"Non vorrai mica dare questo esempio a tua figlia? Potrebbe imitarti"
April gli diede uno schiaffetto sul braccio.
"Mi fa male, signora Taylor. E comunque, non hai mai voluto prendere il mio cognome e hai finito per prendere il suo"
"Ma smettila! April Taylor suona meglio di April Avery"
"Non sono d'accordo. April Avery suona molto meglio"
"Comunque non ho preso il suo cognome, l'ho detto solo per darti fastidio"
"Sei perfida"

April tornò a casa con Harriet. Matt era lì che cucinava. La donna si affacciò al bancone della cucina per poter avere una visuale migliore di cosa stesse preparando suo marito. Dall'odore, doveva essere buonissimo. Sorrise mentre lo guardava correre da una parte all'altra della stanza tutto indaffarato. Era buffissimo. Aveva i pantaloni sporchi di farina e la maglia bianca macchiata di pomodoro.
"Che giorno è?" domandò lui mentre controllava la data di scadenza su una scatoletta di carne essiccata.
April guardò lo schermo del telefono.
"È il ventisei" disse.
"Ah, allora è da buttare!" concluse Matt gettando via la scatoletta.
Quando alzò il viso notò che l'espressione di April era cambiata di punto in bianco.
"Tutto bene?" le chiese.
Lei si limitò ad annuire e lasciò la stanza in fretta. Entrò in bagno e ci si chiuse dentro. Cominciò a fare avanti e dietro nervosamente. Prese il telefono e cercò il nome di Arizona tra le chiamate recenti. Aspettò che l'amica rispose.
"Ehi April, tutto bene?"
"No, per niente. Ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo vederci immediatamente"
"Mi piacerebbe molto, ma come sai bene non sono più a Seattle, sono a New York e ho una clinica da dirigere" scherzò Arizona.
"Lo so, ma ho bisogno di te. Chiamo al lavoro, prendo dei giorni e vengo lì, posso?"
"Certo April, ma che succede, mi stai spaventando"
"So che probabilmente sto esagerando e non dovrei farmi tutte queste paranoie, ma ora come ora sono terrorizzata e ho bisogno della mia migliore amica"
"Che è successo, Matt ha scoperto di Jackson?"
"Peggio, ho un ritardo" disse a bassa voce April
"Cosa?"
"È raro che abbia un ritardo, il mio ciclo è sempre puntuale"
"Ma è già successo in passato che si trattasse solo di un falso allarme, dovresti aspettare un altro po' prima di trarre conclusioni affrettate" l'avvisò Arizona.
"Ho un brutto presentimento al riguardo. Sono da te domani" detto questo, senza nemmeno aspettare la risposta dell'amica, April chiuse la telefonata.
Si passò il telefono tra le mani, nervosamente. Cominciò a calcolare i giorni di ritardo, erano sette. Sette giorni di ritardo. Non le era mai successo, era terribile. Non vedeva l'ora di poter abbracciare la sua migliore amica. Chiamò al lavoro per chiedere dei giorni di ferie e le furono concessi. Dopodiché chiamò Jackson per chiedergli di occuparsi di Harriet mentre era via. Gli disse che Arizona aveva bisogno di lei e che doveva andare a New York. La stessa scusa la usò anche con Matt, giustificando così la partenza improvvisa e immediata. Prese la prima valigia che trovò e la riempì col necessario. Prenotò un volo di sola andata per l'indomani senza badare a spese. Non sapeva quanto si sarebbe trattenuta dalla sua amica.
Il giorno dopo Matt si propose di accompagnarla all'aeroporto, ma April gli proibì categoricamente di farlo. Chiamò un taxi, lasciò Harriet da Jackson e subito dopo si diresse all'aeroporto.

Quando arrivò a New York ad accoglierla all'aeroporto c'era Callie Torres e sua figlia Sophia. Le salutò abbracciandole e tirando una guancia dolcemente a Sophia, ormai quasi adolescente. Per tutto il viaggio in macchina, Callie cercò di convincere April che quello fosse un segno della provvidenza, che dio o chi per lui stesse cercando di dirle che Jackson era l'uomo della sua vita e che sarebbe dovuta tornare con lui. April, invece, era dell'opinione opposta. Secondo lei quello che le stava succedendo era il risultato dell'ira divina del suo dio che la voleva punire per la deplorevole azione commessa: il tradimento.
Quando arrivarono a casa Torres-Robbins, Arizona era ancora in ospedale. Sarebbe tornata a momenti e Callie cominciò a preparare il pranzo aiutata da una svogliata Sophia.
"Come mai non sei a scuola?" domandò April per fare conversazione e distrarre per un secondo l'attenzione dal suo problema.
"Disinfestazione" rispose la ragazzina.
"Scarafaggi?"
"No, topi"
L'espressione sulla faccia di April si trasformò. La curiosità aveva lasciato il posto al disgusto. Improvvisamente parlare della sua vita sentimentale e dei suoi errori le sembrava l'idea migliore. Stava aiutando Callie ad apparecchiare la tavola, quando il rumore delle chiavi nella serratura le fece capire che Arizona era tornata. La donna entrò e gettò con poca cura la borsa sul divano. Si tolse la giacca e corse ad abbracciare April. Nonostante la stanchezza, vedere la sua migliore amica era sempre una gioia. Diede un bacio a Sophia e poi a Callie. April sorrise guardandole. Era felicissima per la sua amica, aveva ritrovato sua moglie e rimesso assieme i pezzi del suo matrimonio. Così facendo aveva anche ridato una famiglia unita a sua figlia. Si chiese se una cosa del genere sarebbe mai potuta accadere a lei. E, nell'instante in cui si rese conto del pensiero appena fatto, diventò pallida. Stava davvero pensando all'ipotesi di rimettere in piedi la sua famiglia? Di ritornare con Jackson? Forse era solo stanca per il viaggio, forse aveva solo bisogno di dormire.
Il pranzo trascorse tranquillamente. E, in quel frangente, le tre amiche si erano raccontate cosa era successo nelle loro vite. Qualcosa di tranquillo, prima di cominciare con i discorsi seri. Poi, con un bicchiere di vino in mano si spostarono in salotto. Si sedettero sul divano e cominciarono a sorseggiarlo. Ad un certo punto, Arizona chiese ad April come mai fosse lì. April le rispose che aveva paura di essere incinta, motivo per il quale aveva rifiutato l'invitante bicchiere di vino bianco gentilmente offerto dalla Torres. Ma ad Arizona quella risposta non convinceva affatto. Avrebbe potuto fare un test di gravidanza piuttosto che volare in un altro stato per farlo con la propria migliore amica.
"Siamo sicuri che sia tutto qui?" domandò Arizona.
"Arizona"
"April ti conosco, avresti potuto semplicemente fare un test di gravidanza, ma non l'hai fatto, perché?"
"Perché tu sei il chirurgo fetale migliore del mondo e qualora fossi incinta, dati i miei precedenti con le gravidanze, vorrei che tu fossi al mio fianco e che mi seguissi passo per passo"
"Non tiriamo conclusione affrettate, April. Potrebbe benissimo trattarsi di un comunissimo falso allarme. E qualora fossi incinta lo sai che ti starei vicino fino all'ultimo giorno. Ora, messe da parte le lusinghe e gli scenari ipotetici, perché sei qui? Davvero"
"Ok, avevo bisogno di staccare un attimo. Avevo bisogno di prendermi una pausa da Matthew e Jackson. Devo fare i conti con i miei sensi di colpa e devo capire cosa voglio. Perché mi sta succedendo tutto ciò. Perché sto cominciando ad evitare Matt e ad ingelosirmi perché la maestra di Harriet ci prova con Jackson. Gli ha chiesto di uscire davanti ai miei occhi. Lo ha invitato a cena. Ma come si permette? E poi, è permesso? Un'insegnante può chiedere di uscire al padre di una sua alunna? Mi sembra estremamente poco professionale, non credi? Che faccia tosta! Glielo ha chiesto proprio davanti a me."
"April sei sposata con un altro. Non dovrebbe infastidirti questa cosa, lo sai?"
"Lo so!"
"Forse e dico forse sei ancora irrimediabilmente innamorata di Avery?" si intromise Callie.
"L'ho amato tantissimo e forse ho ancora un debole per lui, ma non è amore. Penso sia attrazione fisica"
"Solo?" domandò Torres.
"Certo. Solo!" rispose.
"Non mentirmi Kepner, Avery è un gran pezzo di gnocco ma il mondo è pieno di manzi. Se fosse solo attrazione fisica avresti potuto trovare un altro bel ragazzone. Ma, purtroppo non è così. Hai tradito tuo marito col tuo ex marito. Mi sembra piuttosto chiaro che per te Jackson sia più di una botta e via. Alla fine torni sempre da lui" continuò Callie.

Come mi batte forte il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora