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"Avery! Apri questa cazzo di porta!" esclamò Matthew Taylor bussando furioso a casa del chirurgo.
Jackson aprì la porta e il pugno di Matt lo colpì dritto in faccia, proprio sopra il labbro sinistro che cominciò immediatamente a sanguinare. Si pulì il sangue con la mano.
"Me lo sono meritato" commentò Jackson.
"Matt, fermo!" esclamò April, appena arrivata sul posto.
"Troppo tardi" commentò Jackson.
"Questa è la seconda volta, Avery! Ma sta volta non me l'hai soltanto portata via, l'hai messa incinta. È mia moglie!" esclamò Matt caricando il secondo pugno pronto a colpire.
"Lo so e mi dispiace farti questo. Sei un brav'uomo, ma non posso farci niente. La amo"
"Se l'amassi come dici, il vostro matrimonio sarebbe ancora in piedi"
"Ho sbagliato con lei. E non era mia intenzione rovinare il vostro di matrimonio, ma quando la guardo smetto di pensare razionalmente"
"Non parlare così di mia moglie!"
"Prima di essere tua moglie era mia moglie!" esclamò irritato Jackson.
"Tu l'hai lasciata, non hai nessun diritto di parlare di lei"
"Puoi minacciarmi quanto vuoi, puoi colpirmi dove vuoi, ciò che c'è tra me e lei è qualcosa che voi non avrete mai. Lei è la mia persona, non la tua!" affermò Avery.
Il pugno di Matt arrivò immediatamente, ma sta volta Jackson non rimase fermo. Reagì sferrando a sua volta un colpo violento sul viso dell'altro ed era pronto a sferrarne un altro.
Immediatamente April si precipitò da lui e lo spinse via. Poi si chinò su Matthew e gli prese il viso tra le mani. Jackson, in quel momento, capì che non sarebbe mai tornata con lui. Amava Matt e non amava più lui. Quella notte era stata sinceramente solo un errore per lei. Lo capiva da come lei lo guardava. Era corsa da suo marito nel momento del bisogno, proprio come prima correva in contro a lui. E fu mentre lei accarezzava suo marito e gli asciugava il sangue dal naso che ricordò le sue urla durante l'esplosione dell'autobus, esplosione in cui aveva creduto che fosse morto.
Entrò in casa e prese il kit di primo soccorso, lo portò ad April. Lei lo guardò terrorizzata e Jackson si sentì morire dentro. La guardò medicare suo marito e cominciò a rassegnarsi. Si passò un dito sulla ferita che continuava a sanguinare e la tamponò con la manica della sua maglietta.
Dopo aver medicato Matthew, April cercò con lo sguardo Jackson e lo trovò sull'uscio della porta che tamponava la sua ferita con la maglietta. Si diresse verso di lui e gli abbassò il braccio rivelando il taglio sul suo labbro. Si guardarono negli occhi per un attimo. Dopodiché April cominciò a medicarlo. Questo fece innervosire Matt che tornò alla ribalta.
"Corri sempre da Jackson. Cos'ha di speciale? Ti ha dato per scontata così tante volte che mi è impossibile capire perché torni sempre da lui! Io ti amo, ti amo per davvero e ti amo con tutto me stesso. Ma per te non sarà mai abbastanza, vero? Perché non sono lui" esclamò nervoso.
"Innanzitutto, non parlarle così! E poi cosa stai dicendo? Ho visto come ti guarda e ho visto come guarda me. Non mi ama, ama te. Quello che è successo tra noi, per lei è sinceramente uno sbaglio." Affermò Jackson mettendosi davanti ad April.
"Tu sei davvero innamorata di questo idiota? Pensa davvero che tu non sia più innamorata di lui. Non è in grado di capire i tuoi sentimenti e pretendi che possa amarti?" disse Matt guardando sua moglie.
"Basta! Smettetela! Sembrate due ragazzini" esclamò April irritata.
"Stasera non premurarti di tornare a casa" affermò Matt prima di andare via.

"April perdonami, davvero. È tutta colpa mia" disse Jackson seduto sul divano di casa sua mentre lei gli medicava la ferita.
"Non è colpa tua, smettila! Abbiamo deciso tutti e due di andare a letto insieme" rispose April.
"Tutto questo stress e questa agitazione non fanno bene al bambino. Perché non ti sdrai un attimo? Se mi dai uno specchio finisco io con questo taglietto e tu ti puoi rilassare"
"Ho quasi finito"
"April, sono un chirurgo plastico, so come trattare un taglietto, ti prego. Il bambino ha bisogno che tu riposi"
A quel punto la Kepner portò a Jackson uno specchio e si sdraiò sul divano. I pensieri si susseguivano veloci. E il tempo passava in fretta.
"Sto andando a prendere Harriet da scuola, aspettami qui e non ti muovere per nessuna ragione al mondo. Devi stare a riposo" si premurò lui.
"Non so stare a riposo, lo sai. Vengo con te a prendere Harriet"
"April"
"Jackson ho appena mandato a puttane il mio matrimonio per la seconda volta e sono incinta del mio ex marito. Se voglio andare a prendere mia figlia ci vado e tu non puoi impedirmelo" disse lei.
"E va bene, ma appena torniamo a casa, ti riposi"
"Vedremo"

Jackson e April arrivarono davanti a scuola di Harriet e furono subito avvicinati dalla maestra.
"Signora Taylor, Jackson, salve"
"Ciao Amanda" rispose Avery.
"Signorina Kepner, grazie" rispose la Kepner.
"Certo, mi scusi"
"Non si preoccupi. Il cambio di status è recente" scherzò lei facendo ridere la donna che però non smetteva di guardare Jackson.
Questo infastidì molto April che a quel punto sentiva il bisogno di marcare il territorio, ma non sapeva come.
Qualche istante dopo, Harriet raggiunse i suoi genitori. Saltò in braccio a Jackson e gli stampò un bacio rumoroso sulla guancia. Dopodiché cercò di passare tra le braccia di sua madre, ma il padre glielo impedì.
"Tesoro mamma non può prenderti in braccio ora che porta in grembo il tuo fratellino o la tua sorellina" disse lui.
La bambina annuì e si sporse solo per baciare la guancia della mamma.
April notò il volto dell'insegnante della piccola cambiare quando apprese la notizia. Dopo il momento iniziale, mise su la sua migliore espressione felice e parlò.
"Congratulazioni. Lei e suo marito sarete felicissimi"
"Effettivamente lo siamo" commentò Jackson lasciando Amanda molto confusa.
Non appena furono in macchina, April scoppiò a ridere e diede uno schiaffetto sul braccio al suo ex marito.
"Ahi! Non sono già stato picchiato abbastanza per oggi?" domandò lui.
"Sei un idiota! Perché hai fatto capire alla maestra che siamo tornati insieme, adesso smetterà di chiederti di uscire" affermò la donna.
"Lo so, meglio così. Era troppo insistente e poi non cerco nessuno. L'unica donna che voglio è proprio qui, vero Harriet? Chi è l'amore della mia vita?"
"Io, io!" esclamò la bambina e April rise.
Jackson si girò verso la sua ex moglie e la guardò dritto negli occhi.
"Quando ridi ti amo ancora di più" le disse e poi mise in moto.

Quella sera April non riusciva a dormire. La rottura con Matt era stata devastante nonostante non lo lasciasse trasparire. Non poteva permettere che sua figlia avvertisse il suo dolore. Non poteva permettere che Jackson si sentisse ulteriormente in colpa. Ma tutto quello stress poteva nuocere alla sua gravidanza. Era preoccupata per la salute del suo bambino. Arizona era in un altro stato e volare fino a New York diventava sempre più difficile nelle sue condizioni. Doveva cercare qualcun altro che potesse seguirla, un nuovo medico. Pensò di contattare Addison Montgomery e chiederle se fosse tornata in zona. Avrebbe voluto scegliere una persona competente, per il suo bambino voleva i migliori medici. Pensando ai suoi figli, fu assalita dal senso di colpa. Aveva lasciato Ruby. Era affezionata a Ruby. Non era biologicamente sua figlia, ma aveva imparato ad amarla giorno per giorno negli ultimi anni. E ora, non l'avrebbe più rivista. Conosceva Matthew e sapeva quanto fosse difficile per lui superare i traumi. Aveva un'attitudine a ricominciare da capo in un altro posto. Era sicura che quella sarebbe stata la sua prossima mossa. Nell'arco di un mese si sarebbe spostato altrove assieme alla piccola e lei, probabilmente, non l'avrebbe più rivista. In quel momento Jackson bussò alla porta della sua camera.
"Avanti" esclamò lei.
Jackson entrò e si sedette ai piedi del suo letto.
"Come stai?" le chiese.
"Non hai una domanda di riserva?"
"April, posso solo immaginare quanto tu stia soffrendo adesso. Volevo solo essere sicuro che sapessi che, in qualunque momento, io sono qui. Anche nel bel mezzo della notte. Sono qui. Se vuoi parlare, se vuoi sfogarti, se hai bisogno di qualunque cosa. Io ci sono per te"
"Lo so Jackson, e ti ringrazio. Ti ringrazio per avermi accolta qui dopo, beh sì, insomma, dopo che Matthew mi ha cacciata di casa"
"È il minimo che potessi fare dopo aver rovinato il tuo matrimonio" commentò.
"Te lo ripeto, non è colpa tua" rispose April.
"Posso chiederti una cosa?" domandò lui.
"Sì, certo"
"È un po' strana"
"Ok" rispose stranita April.
"Ti dispiace se parlo col bambino?" domandò.
"Sai che probabilmente non può ancora sentirti per quanto è piccolo, vero?"
"Sì, ma vorrei davvero farlo"
"Certo, è tuo figlio. E poi trovo che sia una cosa dolce"
Jackson appoggiò l'orecchio sul ventre della donna e cominciò a parlare. Gli occhi di April si inumidirono immediatamente. Forse erano gli ormoni, ma la trovava davvero una cosa dolcissima. Accarezzò la testa di Jackson e lui si irrigidì. Si girò a guardarla e i loro sguardi si incatenarono. Jackson portò una mano sulla guancia di April e l'accarezzò. Avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece. Sapeva che non era il caso, così le lasciò un dolce bacio sulla guancia e fece per andare via.
"Jackson?"
Lui si girò verso April. Una mano già sulla maniglia, pronto ad uscire.
"Puoi rimanere a dormire qui? Non voglio restare da sola stanotte" chiese.
Jackson ci pensò un attimo prima di risponderle. Lasciò la maniglia della porta e tornò da April. Si sdraiò accanto a lei e le prese la mano. Intrecciò le dita con le sue e le diede un bacio sul dorso. Aveva detto ad April che avrebbe sempre potuto contare su di lui, ma diventava sempre più doloroso starle accanto sapendo di non poterla avere. Dormire al suo fianco sapendo, però, di essere solo un amico, lo faceva soffrire. Era innamorato di quella donna da così tanto tempo ormai che avrebbe dovuto fare meno male. Avrebbe dovuto sentire di meno la voglia di starle accanto, di accarezzarla, di vedere – per prima cosa al mattino – il suo viso. E, invece, non era così. Non si sarebbe mai stancato di lei. Se c'era una cosa che aveva capito in quegli anni era che l'amore, quello vero, non passa mai. Nemmeno le tragedie che li avevano portati a separarsi, riuscivano a far affievolire quel sentimento così intenso ed ingombrante che Jackson provava per April. Aveva cercato in tutti i modi di andare avanti. Ma non ci era riuscito. E adesso tenere la mano della donna che amava, sapendo che lei non ricambiava, lo uccideva. Stringerla sapendo che non è la sua mano quella che lei avrebbe voluto stringere, lo divorava dall'interno. Quanto avrebbe voluto sentirsi dire che lo amava, quando avrebbe voluto baciare quelle labbra e unirsi di nuovo a lei.

I giorni passavano e nonostante April cercasse di farsi forza per non far capire a sua figlia quanto stesse soffrendo, aveva il cuore a pezzi. Sapeva di non amare poi così tanto Matthew. E sapeva che lasciarlo andare era la scelta migliore. Ma, quando le arrivarono le carte del divorzio fu inghiottita da una consapevolezza: i suoi due matrimoni erano falliti per colpa sua. Era sempre colpa sua. Aveva lasciato Jackson solo quando aveva più bisogno di lei. Era andata via per la seconda volta nonostante il suo ultimatum. E adesso aveva perso Matthew. Lo aveva tradito. E per di più lo aveva tradito con Jackson. Lo stesso Jackson che aveva interrotto il loro primo tentativo di matrimonio per dichiararle il suo amore. Era la cosa peggiore che avrebbe potuto fargli. Non le era importato niente. Davanti al suo ex marito era tornata debole e aveva ceduto. Era consapevole di ciò che stava facendo ed era questo a tormentarla adesso. In fondo sapeva che il suo cuore batteva inevitabilmente per Jackson. Era sempre stato così e sarebbe sempre stato così. Fino alla fine dei tempi. Fino alla fine dei loro giorni sulla terra. L'amore per quell'uomo la consumava. Aveva sofferto troppo per ricaderci. Doveva resistere. Ma era troppo difficile resistere quando lui dormiva nella stanza accanto e qualche volta, quando era troppo spaventata per dormire da sola, anche nel suo stesso letto.
Quella mattina si svegliò e, ancora frastornata, entrò in cucina. Jackson aveva preparato il caffè, stava per andare al lavoro.
"Buongiorno", disse sorridente.
April non diede una risposta vera, si limitò a fare un cenno col capo, troppo rintontita per dire qualcosa di senso compito prima di prendere il caffè. Jackson le passò la tazza.
"Ehi, April, mi chiedevo se potessi spostarti in camera mia per un po' di tempo. Webber va via per qualche giorno, ha un convegno e non voglio che mia madre stia a casa da sola, soprattutto per via dei trattamenti che fa. Quindi se tu ti spostassi in camera mia, a lei daremmo la stanza degli ospiti"
"E tu dove dormiresti?" domandò lei.
"Qui sul divano"
"Non se ne parla, è casa tua. Andrò in albergo e poi è arrivato il momento che cerchi casa e un nuovo lavoro considerato che ho intenzione di tornare al vecchio dopo ciò che ho fatto a Matt"
"No, no. April, non se ne parla proprio. Non andrai in albergo. Questa è casa mia e se voglio darti la mia camera, ti do la mia camera e dormo sul divano. E non voglio assolutamente che tu cerchi casa. Voglio che tu e Harriet rimaniate qui con me."
"Jackson l'ultima volta che abbiamo provato a convivere come amici e genitori, siamo finiti a letto insieme e ho dovuto andarmene perché non sono brava a compartimentalizzare le cose."
"E allora non facciamolo, non compartimentalizziamo nulla"
"L'unico modo in cui potremmo non farlo è se io andassi via, Jackson"
"Non è quello che intendevo"
"E cosa intendevi?"
"Ti voglio con me. Ti amo. E lo so che non mi ami" cominciò a dire lui, ma non ebbe il tempo di finire perché April intervenne.
"Jackson ti fermo subito. Non possiamo tornare insieme"
Lui si rattristò immediatamente. Aveva, ancora una volta, fatto ciò che non avrebbe dovuto fare. Le aveva promesso di esserle amico e non ci era riuscito. Aveva messo davanti i suoi bisogni, come sempre. April cercò di cambiare discorso quando vide gli occhi tristi dell'uomo.
"Quando viene tua madre?"
"Domani mattina"
"Forse è il caso che cominci a portare via le mie cose dalla stanza degli ospiti prima di svegliare Harriet per portarla all'asilo"
"No, faccio io quando torno. Non voglio che ti sforzi. Riposati e fa riposare anche mio figlio. Vado a dare un bacio ad Harriet" Jackson diede le spalle ad April ed entrò in camera di sua figlia. Si chinò sulla bambina che dormiva beata e le baciò la fronte. Dopodiché lasciò la stanza e andò al lavoro.
Al suo ritorno notò, non con grande stupore, che April non gli aveva dato retta. La trovò impegnata a spostare cose da una parte all'altra della casa. Si affrettò a raggiungerla e le tolse di mano la valigia che aveva.
"Sei completamente fuori di testa?" chiese.
"Jackson sono perfettamente capace di trasportare una valigia"
"April ti avevo detto che l'avrei fatto io"
"Lo so, ma volevo rendermi utile. Mi stai già lasciando la tua stanza, non mi sembrava giusto farti anche traslocare la mia roba"
"Ascolta, ti conosco troppo bene e so che ti stai comportando così perché non sai stare ferma. Ma, ti prego, fallo per il bambino, riposati" le chiese.
"Jackson riposarsi è noioso"
"Lo so. A proposito, hai trovato un nuovo medico che ti segua?"
"No, ma ho chiamato Bailey e mi ha detto che Owen e Teddy se ne vanno in Germania quindi presto potrò riprendere a lavorare al Grey-Sloan come primario di chirurgia d'urgenza"
"Veramente?" domandò Jackson felice
"Sì"
"Promettimi, però che non ti sforzerai"
"Te lo prometto"
"Guarda che ti controllerò"
"Fai pure, mi comporterò bene"
Jackson le sorrise. E finalmente, si sentì di nuovo felice. Puramente felice. Si stava abituando ad avere April di nuovo intorno ventiquattr'ore su ventiquattro. Avrebbe voluto fermare il tempo per assaporare e godere di ogni granello di quella felicità.
"April, ti prego di non trovare un'altra casa. Resta qui con me. Stiamo bene, vero? Stiamo bene così. Non andartene, continuiamo su questa strada, come due amici che convivono. Come facevamo prima" disse lui.
April aveva sul viso un'espressione illeggibile. Si morse il labbro inferiore e sospirò rumorosamente. Guardò Jackson.
"Jackson io ti voglio bene. Lo sai, te ne voglio tanto. Forse troppo. E ho paura di ciò che potrebbe succedere se rimanessi qua. Ma so anche di aver bisogno di te, del mio amico, del mio sostegno. So di volerti accanto per tutta la gravidanza."
"Quindi resti?" chiese lui.
"Resto" rispose lei ritrovandosi immediatamente rapita da un abbraccio di Jackson che la sollevò da terra. In quel momento Harriet uscì dalla sua cameretta e lì guardò per un istante. Erano ancora avvinghiati l'uno all'altro quando lei parlò.
"Ho fame" disse e si trascinò sul divano.
Jackson e April si guardarono per un attimo prima di scoppiare a ridere. Dopodiché l'uomo si avvicinò a sua figlia e le diede un bacio sulla fronte. Cominciarono a chiacchierare mentre April li guardava soddisfatta.

Come mi batte forte il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora