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Il giorno dopo, mentre Jackson era al lavoro e Harriet a scuola, Catherine arrivò a casa del figlio. Rimase stranita quando ad aprirle andò April.
"Che ci fai tu qui?" domandò confusa.
"Ultimamente ci vivo, Jackson non ti ha detto nulla?"
"No, ma era solo questione di tempo prima che tornaste assieme" disse superandola e addentrandosi nel salotto. Lasciò la borsa sul divano assieme al cappotto e si sedette.
"In realtà non siamo tornati insieme" commentò April.
E Catherine la guardò con un sopracciglio alzato.
"E perché stai vivendo con il tuo ex marito? Dimmi" le chiese la sua ex suocera.
"Perché ho fatto un casino"
"Parla April, ti conosco da così tanto tempo che pensavo avessimo superato la fase dell'imbarazzo" la incitò Catherine.
"Ok, allora sono stata a letto con Jackson qualche mese fa. È stato solo uno sbaglio, un bellissimo e piacevole sbaglio. Solo che dopo ho avuto un ritardo e ho pensato di essere incinta. Allora ho fatto le analisi ed è venuto fuori che sono incinta. Quindi ho fatto il test del DNA perché non avevo idea di chi fosse il padre del bambino. E il padre è Jackson. Quando l'ho detto a mio marito è impazzito e ha spaccato il labbro a Jackson. Jackson gli ha spaccato il naso. Ho medicato le loro ferite, ma Matt ha dato di matto e mi ha mollata. Non avevo un posto in cui stare e Jackson ha insistito perché restassimo qui. Ora siamo amici, solo amici che vivono assieme e crescono assieme i propri figli" disse parlando a macchinetta la Kepner.
Catherine era sconcertata. Aveva la bocca spalancata. Ne aveva viste di tutti i colori nella sua vita. Aveva passato con quei due tutte le fasi della loro relazione. Gli era stata accanto durante le due gravidanze, durante il divorzio e adesso questo? Quando avrebbero smesso di fare gli idioti sarebbero finalmente tornati insieme? Non riuscivano a starsi lontani. Erano anime gemelle e dovevano fare i conti con quella consapevolezza. Non importa quanto si sarebbero feriti, alla fine avrebbero ritrovato sempre la strada per tornare l'uno dall'altro.
"Voi siete due idioti!" esclamò lei severa.
"Ma Catherine" cominciò a dire April.
"Catherine niente, April! Come fate ad essere così stupidi? Continuate a girarvi intorno come due cretini quando potreste semplicemente mettere fine a questo strazio e tornare insieme"
"Ho appena mandato in rovina il mio secondo matrimonio, intraprendere una nuova relazione sentimentale non è nei miei piani" affermò sicura e infastidita April.
"Falla finita! Raccontati le stupidaggini che vuoi, so che in fondo vorresti tornare con Jackson. Ti conosco e te lo leggo negli occhi."
"Catherine non amo più Jackson"
"Ah, è questo che ti racconti allora... Sai perché tra tutte le ragazze che ha avuto Jackson tu sei quella che preferisco?" chiese la donna.
"Perché ti ho dato i tuoi nipoti?" domandò a sua volta l'altra.
"No. Non fraintendermi, amo i miei nipoti e amerò quello in arrivo di cui non vi siete premurati di avvisarmi. Ma no, April. Tu sei la mia preferita perché non sai mentire, perché sei trasparente, perché sei buona e perché ami mio figlio quasi quanto lo amo io. Ho detto quasi" disse.
"Non lo amo più, Catherine"
"Allora guardami negli occhi, i tuoi occhi non sanno mentire. Dimmi che non lo ami più" Catherine si avvicinò a lei in modo da poterla guardare più da vicino.
E April non rispose. Non riuscì nemmeno a mantenere il contatto. Gli occhi le si riempirono di lacrime e abbassò lo sguardo. E, proprio in quel momento, la porta si spalancò. Jackson fece il suo ingresso con Harriet sulle spalle. Catherine strinse la mano ad April per darle conforto e poi si avvicinò a sua nipote. Aspettò che suo figlio la mettesse giù per poterla abbracciare e riempire di baci. Harriet adorava sua nonna. Le portava sempre nuovi giochi, le raccontava delle storie divertenti e le cucinava tutto quello che voleva.
Jackson si avvicinò ad April e sussurrò nell'orecchio qualcosa.
"Forse dovremmo dire a mia madre che sei incinta"
"Oh tesoro, lo so già" esclamò Catherine.
E per un secondo entrambi si chiesero se quella donna avesse qualche tipo di super potere. Come aveva fatto a sentire ciò che l'uomo aveva sussurrato nell'orecchio della sua ex-moglie?
"Io e Harriet abbiamo tante cose da raccontarci, Jackson ti dispiace portare la mia borsa e la valigia in camera? A proposito, dove starò? Immagino che April stia in quella degli ospiti" chiese la donna.
"No, nella camera degli ospiti ci starai tu, April dormirà nella mia stanza"
"Oh, va benissimo. Cercate solo di non fare troppo rumore" commentò sorridendo maliziosamente prima di andare a giocare con sua nipote.
"Mia madre è impossibile!" esclamò Jackson gettandosi sul divano.
"Lo so, ma ha altre qualità" rise April sedendosi accanto a lui.
"Hai ragione"
"Com'è andata oggi?" domandò.
"Bene, anche se ho la schiena a pezzi. Ho passato tutta la mattinata in sala operatoria"
"Girati, ti faccio un massaggio"
Jackson non se lo fece ripetere due volte. Si tolse la maglietta in fretta e le diede le spalle. Quando April gli disse che gli avrebbe fatto un massaggio, non aveva considerato la parte in cui lui si sarebbe tolto la maglietta, rivelando il suo fisico statuario. La temperatura della stanza si era appena alzata drasticamente. Non appena mise le mani sulle sue spalle e cominciò a massaggiargliele sentì l'impulso di chinarsi e baciargli il collo. Sarà stata la situazione, saranno stati gli ormoni e saranno stati pure i versi di piacere che Jackson emetteva, ma April trovava difficilissimo concentrarsi. Catherine aveva ragione. Lo aveva sempre saputo di essere innamorata di Jackson. Quel sentimento non era mai morto. Aveva cercato di reprimerlo in tutti i modi possibili, ma non poteva essere represso. Era vicina a cedere, stava per baciargli il collo, quando lui si sottrasse alla sua presa. Lei rimase un attimo interdetta. Poi, lo vide girarsi verso di lei e tirarle su le gambe facendola ricadere con le spalle sul divano. Le tolse le scarpe e le calze e cominciò a massaggiarle i piedi.
"Scusami, tu sei la donna incinta e io mi faccio fare i massaggi, che idiota!" esclamò ridendo.
April era troppo presa a godersi il massaggio per rispondergli, perciò si limitò ad annuire.
"Che state facendo?" domandò Catherine piombando all'improvviso nel soggiorno.
"Sto facendo un massaggio ai piedi a April" disse Jackson.
"E tu di solito fai i massaggi ai piedi senza maglietta?" domandò la donna.
"No, ma"
"Ok – lo interruppe subito lei – non so a quale gioco perverso stiate giocando. Ognuno in camera da letto fa quello che vuole. E vi ripeto, in camera da letto. Questo è il soggiorno. Non vorrete mica traumatizzare mia nipote?" domandò sconcertata.
"Catherine, non stiamo facendo nessun gioco perverso. Jackson mi sta semplicemente massaggiando i piedi. Ed è senza maglietta perché prima gli stavo massaggiando le spalle" rispose April.
"E tutto questo vi sembra perfettamente normale. È esattamente ciò che farebbero due amici. Perché siete solo amici, vero April?" domandò ironica.
"Sì, mamma, siamo solo amici" intervenne Jackson.
Catherine sorrise in modo furbamente e tornò da sua nipote.

Il giorno dopo, Jackson tornò dal lavoro e, andando in camera sua, trovò April vestita in modo elegante.
"Tesoro, non c'era bisogno che ti mettessi in tiro per me. Sai che ti trovo sempre bellissima" scherzò lui.
Ma April sembrava non essere altrettanto divertita.
"Forse è meglio che tu vada nel guardaroba" disse.
Jackson di nuovo serio andò nel suo guardaroba. Appoggiata, su uno sgabello, c'era una scatola abbastanza grande. Al suo interno c'era un elegantissimo smoking. Portò la scatola da April e la guardò con un sopracciglio alzato.
"Idea di tua madre. Mi ha fatto trovare una scatola identica e ha lasciato un biglietto. Dice che dobbiamo indossarlo perché stasera andremo a cena fuori."
In quel momento Jackson sentì di amare profondamente sua madre credendo che avesse organizzato tutto per provare a far rinnamorare April di lui. Di solito odiava quando si intrometteva nelle sue cose, ma sta volta, le era grato.
Si affrettò a farsi la doccia e ad infilarsi lo smoking. Uscì dal bagno e si fermò un attimo ad osservare la sua ex moglie che si truccava davanti allo specchio. Era bellissima. Ed era bellissima anche senza quel trucco. April non ne aveva mai avuto bisogno, ecco cosa pensava Jackson. Il trucco copriva soltanto ciò che la natura aveva già creato perfettamente.
"Sei bellissima" le disse lui porgendole il braccio.
"Anche tu" rispose lei accettandolo.
Camminarono fino in salotto e trovarono Catherine e Harriet che li aspettavano.
"State benissimo. Ora che ci penso non vi ho mai visti andare insieme ad un evento galante" commentò.
"Stiamo andando ad un evento?" domandò Jackson.
"No, meglio"
"Avevi detto che saremmo andati a cena" commentò April.
"Sì, ma non sarete soli" disse la madre di Jackson.
In quell'istante il campanello suonò e Catherine si affrettò ad aprire. Sulla porta c'era una coppia, un uomo e una donna che April e Jackson non avevano mai visto nella loro vita. Si guardarono un attimo prima di guardare l'architetto di quella situazione. Anche quei due erano vestiti eleganti.
"Che succede?" domandò Jackson
"Dal momento che siete entrambi single, ho pensato che vi avrebbe fatto bene uscire un po'. Vi ho organizzato un appuntamento doppio. Ho fatto bene, vero? Tanto siete solo amici" Rispose Catherine col suo miglior sorriso diplomatico stampato in faccia.
"Sì", si affrettò a dire April quando sentì lo sguardo dell'altra donna su di lei.
"Loro sono William e Louise. William è un imprenditore, io e i suoi siamo amici da anni. Louise invece è un avvocato. E devo dire uno dei migliori" disse Catherine introducendo la coppia a suo figlio e alla sua ex nuora. I quattro si strinsero le mani piuttosto imbarazzati. Immediatamente William porse il braccio ad April e Jackson lo copiò facendo lo stesso con Louise. Si prospettava una serata disastrosa.

Arrivarono al ristorante. Il posto era incantevole. Elegante, sofisticato, da sogno. Catherine aveva davvero pensato a tutto. William spostò la sedia ad April per farla accomodare. Lo stesso face Jackson che, però, non smetteva di osservare attentamente tutti i movimenti dell'altro uomo. Era verde di gelosia. Lo avrebbe voluto prendere a schiaffi solo per aver offerto il braccio alla sua April. Non poteva farci nulla, sentiva un primitivo istinto di possesso quando si trattava della Kepner.
William aveva uno smoking nero perfettamente stirato. Al polso luccicava un costoso Rolex dorato. Indossava delle scarpe italiane. Aveva la mascella scolpita e delle labbra sottili. Gli occhi erano azzurri e i capelli corti e curati, castani. Louise era leggermente più bassa di April, aveva un tubino nero che si sposava perfettamente con la sua pelle ambrata e faceva risaltare ancora di più i suoi occhi verde smeraldo. Le sue labbra carnose erano ravvivate dal colore rosso del rossetto. Sul seno prosperoso si adagiava una collana di perle. I capelli scuri come la pece erano raccolti in una coda alta che rivelava il collo snello.
April la guardò e sentì l'impulso di trascinarla via da Jackson. Era gelosa. Quella donna non doveva avvicinarsi, non doveva parlare e nemmeno guardare il suo Jackson. Perché quello era il suo Jackson. Catherine aveva raggiunto il suo obiettivo, farle ammettere che era ancora innamorata del suo ex marito. Non c'era più bisogno di continuare con quella pagliacciata. Sapeva cosa voleva chiaramente ed era Jackson.
Durante la cena William non faceva altro che parlare di economia, investimenti e cose super noiose. Ogni tanto faceva qualche complimento ad April e le toccava la mano o le sfiorava il braccio. E Jackson finiva per guardare altrove oppure gli avrebbe sferrato un pugno in pieno volto. Louise era l'unica sinceramente interessata agli argomenti tirati in ballo da William. Ogni qual volta qualcuno cercava di tirar fuori il suo lavoro diventava vaga affermando che per via del rapporto confidenziale tra assistito e avvocato, non poteva addentrarsi nei dettagli. Qualche volta riusciva a fare delle affermazioni divertenti. Quando vedeva Jackson ridere, gli si gettava addosso, irritando April che cominciò a muovere freneticamente la gamba sotto il tavolo e a mangiarsi l'interno della guancia.
Al momento del dolce, April si sporcò con la panna e William si affrettò a pulirglielo con fare sensuale. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Jackson si scusò da tavola e andò in bagno. Era nervoso, aveva voglia di spaccare qualcosa. Doveva calmarsi, ma non ci riusciva. Quell'uomo ci stava provando con la sua April.
April, capendo la situazione si scusò anche lei e lo raggiunse in bagno. Aprì la porta e lo trovò lì che faceva avanti e dietro nervosamente. Lui si accorse di lei e si fermò.
"Scusami, ho bisogno solo di un attimo" affermò.
April lo stava guardando in silenzio. Aveva gli occhi scuri, velati dal desiderio. Jackson lo riconobbe subito, conosceva benissimo quello sguardo. Lei gli si avvicinò pericolosamente. Lo guardò per un istante prima di fiondarsi avida sulle sue labbra.
Quel contatto lasciò Jackson senza parole. Si staccò solo per realizzare quanto fosse appena successo. La guardò e le accarezzò il viso prima di fiondarsi ancora sulle labbra della donna che desiderava ardentemente. April gli circondò il collo con le braccia e Jackson la tirò su con un braccio. L'appoggiò al muro. Lei si aggrappò con le gambe alla sua vita.
"April, April, April" disse Jackson staccandosi da lei.
"Cosa c'è? Ho fatto qualcosa di sbagliato"
"No, no! Assolutamente no, ma dobbiamo andare via di qui immediatamente" disse lui, lei lo guardò maliziosamente.
"Perché?" chiese.
"Perché sennò finisco per strapparti i vestiti di dosso" commentò lui.
"Sarebbe eccitante se lo facessi, ma non vorrei fossimo denunciati per atti osceni in luogo pubblico. Andiamo via dal retro" disse lei.
Jackson non se lo fece ripetere due volte. Le prese la mano e la trascinò via da quel posto.

Come mi batte forte il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora