𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝟓

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Era da quando il povero Joe era arrivato allo studio che Ben non faceva altro che fissarlo male, trattarlo da schifo e cose del genere. Persino sul set, mentre giravano era meno delicato, quando lo toccava. Era evidente che il più piccolo ce l'avesse con lui per quello che era successo il giorno prima. E, forse, non solo per il fatto che il più grande se ne fosse andato via. Ma non poteva esserne sicuro.
Appena ebbero il tempo della per il pranzo, il più grande fermó Ben, prendendolo molto timidamente per un polso.
"Ben" Disse, per attirare la sua attenzione.
"Che cosa cazzo vuoi?" Chiese l'altro, girandosi verso di lui. Lo guardava davvero male. Gli occhi verdi erano ardenti come fuoco. Joe esitó, ma si fece coraggio e affrontó l'argomento. Doveva parlargli.
"Parlare, Ben. Tu... Quello che è successo ieri..." Disse, timidamente. Il più piccolo fece una smorfia di rabbia e lo fulminó con lo sguardó. Poi respiró profondamente.
"Ieri!? Che è successo ieri? Non ricordo nulla. Di che parli?" Disse il biondo, fingendo innocenza. Non voleva parlarne, era evidente. Peccato che Joe avesse bisogno di chiarire.
"Senti, Ben, mi dispiace. Scusa. Ti ho offeso? Non era mia intenzione, offenderti, Ben, davvero" Chiese il castano, puntando gli occhi per terra, così da non vedere quelli dell'altro.
"Continuo a non capire di cosa parli" Disse, sempre con aria innocente, il più piccolo.
"Stai facendo il bambino, Ben. Di questo te ne rendi conto?" Disse il castano, alzando lo sguardo. «Si, Joe! Vai! Affrontalo! Non deve farti paura!» Urló una vocina nella sua testa.
"Non sto facendo il bambino. Tutto bene, Joe? Sembra che tu sia impazzito" Si finse preoccupato, ma sempre guardandolo con la rabbia negli occhi. Stava facendo l'idiota.
"Ben, smettila di fare l'idiota" Si arrabbió il più grande. Si comportava come un bambino.
"Joe, seriamente, stai bene? Stai dando di matto" Disse il biondino con una seconda falsa espressione preoccupata stampata sul volto. Dagli intensi, verdissimi occhi, si vedeva chiaramente che Ben era arrabbiato. E molto, anche. Joe si sentiva come bruciare dove gli occhi infuocati del più piccolo erano puntati. Era incredibile l'effetto che quegli occhi gli facevano. Era incredibile l'effetto che quel ragazzo gli faceva.
"Ok. Come vuoi, Ben" Disse Joe. Il telefono del più alto dei due squilló. E c'era sempre la solita suoneria. Sempre «I was born to love you».
Il più piccolo si allontanó, dopo avergli lanciato un'ultima occhiataccia di fuoco, per rispondere con un sorriso e un tono allegro. Come se non fosse successo proprio niente.

Ben si comportava più o meno normalmente, davanti agli altri. Ovviamente nessuno doveva sapere dell'avvenimento del pomeriggio del giorno prima. Insomma, Ben non voleva farlo sapere e neanche Joe. I due erano d'accordo su qualcosa, almeno. Più che altro, Joe non voleva pensarci. Anche se non smetteva di sentire le labbra morbide e perfette di quel biondino premute sul suo collo, la sua risata, la sua voce suadente... «Che cavolo mi sta succedendo!?» Si chiese l'attore.

Quando finirono, dopo una giornata intera di baci e sdolcinatezze varie con Ben, solo per la serie, ovviamente, Joe non vedeva l'ora di andarsene a casa sua. L'unico posto dove non c'era Ben che lo trattava male, le ragazze che lo chiamavano "Quello strano"... Si sentiva bene, a casa. E, per la fretta, il castano mise il piede male e di conseguenza inciampó, facendosi davvero molto male alla caviglia. Trasse un respiro profondo. Non gliene andava mai bene una! Era davvero sfortunato, lui!
"Tutto bene?" Chiese la voce di Ben, che era palesemente preoccupatissimo. Stavolta, peró, lo era sul serio.
"Adesso torna normale!?" Borbottó tra i denti Joe. Aveva pensato involontariamente ad alta voce. Già. Mai che una cosa gli andasse bene. Era come una calamita per la sfortuna.
"Se il tuo intento era quello di non farti sentire, Joe, hai fallito. Perché ti ho sentito eccome" Rise Ben e poi lo aiutó a rialzarsi, con estrema facilità. Era molto atletico, al contrario di Joe.
"Tutto bene, seriamente parlando?" Chiese il biondo, serio. Era davvero preoccupato per lui!
"S-sì. Tutto benissimo" Mentì. La caviglia faceva male davvero molto. Ma non era niente.
"Ok... Devo tornare a casa, ora. A domani, Ben" Il castano fece per avviarsi verso l'uscita, ma lo tradì il fatto che zoppicava e così Ben lo prese per il polso, fermandolo e fu al suo fianco in neanche un secondo.
"Ti sei fatto male alla caviglia. Ti va se ti do un passaggio? Casa tua non è proprio a due passi da qui, Joe" Fece il più piccolo, guardandolo sempre preoccupato.
"È solo mezz'ora. Arrivo a casa e metto un po' di ghiaccio" Disse il castano, provando invano a liberarsi. Ben strinse la presa, in modo che il ragazzo non si liberasse. Il ragazzo aveva un tocco delicato. Non gli stava facendo male, anche se la presa era davvero molto salda.
"Insisto. Ti do un passaggio, punto e basta" Disse il biondo.
"Se proprio devi..." Disse il più basso, con una scrollata di spalle. Erano solo tre centimetri di differenza, ma Ben era più alto e questo, come tutto il resto di lui, metteva in soggezione il povero attore dai capelli castani.
Così, i due si ritrovarono in auto insieme. Solo che c'era stato un incidente che bloccava la strada e quindi il viaggio in auto, per non rimanere fermi nel traffico, si prolungó ad un'ora. Quanto poteva ritenersi sfortunato Joe? Ma per una volta non poteva andare tutto perfettamente!? Non poteva essere felice e basta, almeno per una sola volta nella vita.
"Ben, senti, io ho una cosa da chiederti. Devi rispondermi sinceramente, peró" Disse Joe, timidamente, come al solito.
"Ok" Il ragazzo alla guida scosse le spalle, girandosi per neanche un secondo verso l'altro.
"Tu sei gay?" Chiese Joe, tutto d'un fiato.

𝖰𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗅𝖾𝖽𝖾𝗍𝗍𝖺 𝗌𝖾𝗋𝗂𝖾 «𝗛𝗮𝗿𝗱𝘇𝘇𝗲𝗹𝗹𝗼» Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora